Abati 58 Eastport pensa alla grande

Categorie: I Nostri Test
20 Dicembre 2014
Abati 58 Eastport pensa alla grande

Un progetto ambizioso per una barca che mantiene tutto quello che promette, l’Abati 58 Eastport conferma la volontà del cantiere di puntare sempre al massimo.

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Non è un caso che il primo esemplare dell’Abati 58 Eastport è stato voluto da un cliente che aveva in precedenza un 55 dello stesso cantiere. Più mi aggiro per le cabine del nuovo Abati e più capisco come si possa essere stati catturati da questo sapiente connubio fra tradizione e tecnologia, dove le linee retrò si fondono con uno scafo moderno nelle soluzioni tecniche e nell’impiantistica. Il mogano profuso a piene mani un po’ dappertutto (forse troppo, ma è stato un preciso volere dell’armatore e non ci sentiamo di dargli torto) richiama barche del passato, e poi basta dare un’occhiata alla sala macchine per capire quanto il 58 Eastport sia all’avanguardia e, soprattutto, studiato in ogni piccolo dettaglio.

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I tre piedi in più rispetto al fortunato 55 non devono far pensare al classico allungamento di prassi. L’Abati 58 Eastport ha una carena studiata per questa dimensione e anche per il suo dislocamento. Si può inoltre notare come il cantiere toscano, tra i pionieri nel lanciare la “moda” dei lobster ispirati alle linee delle barche da pesca americane degli anni passati, abbia voluto superare questo stereotipo con un’opera morta aggraziata e un fly ben dissimulato nel profilo complessivo dello scafo. I pattini che caratterizzano l’attacco dell’opera viva sottolineano la volontà di avere una barca poco sensibile al rollio ma anche molto “asciutta”, con una V prodiera importante per evitare il rischio di ingavonamento e garantire un’ottima tenuta con mare mosso e un’uscita di poppa di 13° pensata per migliorare le prestazioni in planata. L’angolo della V da prua decresce verso poppa e si apre per avere un’accelerazione angolare ed evitare che la barca si alzi troppo di prua, le eliche sono leggermente intubate e i flap sono a sbalzo (anziché inseriti nella carena come sul 55) per avere una maggiore efficienza.
La costruzione è nel solco della tradizione:vetroresina con madieri e ordinate per lo scafo, il ricorso al sandwich è stato scelto solo per la zona della cabina del marinaio per problemi di spazio così come per la coperta, in sandwich di pvc espanso e termanto con qualche madiere. Nella stratificazione è stato usato del vinilestere per i primi strati e il coremat nella parte superiore per non avere la rimarcatura delle trame a vista.

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La coperta

Il pozzetto del Abati 58 Eastport è caratterizzato dai due prendisole che si alungano sopra alle voluminose tughe indispensabili per dare abitabilità alle due cabine ospiti. Per essere dei prendisole sono un po’ troppo sormontati dalla propaggine del fly e tolgono un po’ di abitabilità a tutto il pozzetto, dove i divanetti ai lati devono anche fare i conti con i gradini di accesso ai due passavanti. Questi ultimi sono invece ben dimensionati e protetti da una battagliola con tanto di passamano di legno che mette tranquillità anche ai meno “marini”. Per l’abbronzatura è quindi da preferire la zona prodiera dove al grande solarium suddiviso su due cuscini fa contrasto la ferramenta inox dell’osteriggio della cabina di prua e il verricello dell’ancora.

Molto grande e ben raccordata con il resto dello scafo la plancetta poppiera, mentre la scala di salita al fly è un po’ angusta e forse avrebbe meritato uno studio un po’ più accurato. Infatti l’area sopraelevata dell’Abati 58 Eastport è quanto di più godibile si possa immaginare: davvero ben curata come layout e come dotazioni che comprendono anche un angolo cucina che fa pensare a un uso piuttosto intenso, visto che la dinette è accogliente e c’è anche un piccolo solarium.

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Gli interni

Non sappiamo se apprezzare di più la lavorazione dei legni, davvero pregevole, oppure la disposizione degli ambienti che punta, con successo, a massimizzare la privacy con, a mio parere, l’unica perplessità legata alla disposizione della cucina in un ambiente troppo chiuso per poter dare libero sfogo alla passione per i fornelli. Il quadrato dell’Abati 58 Eastport è caratterizzato dalla grande dinette con divano tondo; a poppavia le scale di discesa alle due cabine ospiti, ognuna dotata di bagno e di accesso esclusivo. Da notare che una è arredata con due letti singoli e una con un matrimoniale, mentre la chiusura eseguita direttamente con un tambucio in quadrato fa si che le scale di discesa, molto comode, contribuiscano a dare ancora più agio ai due ambienti. In ogni caso l’altezza utile è davvero notevole, come del resto in tutta la barca.
Bella la plancia che sa radunare con un buon connubio gli strumenti analogici e quelli digitali e consente di avere tutto sotto controllo grazie all’ampia vetrata. Un po’ meno generosa è l’aerazione ma c’è sempre la porta laterale e poi l’impianto dell’aria condizionata è ben dimensionato.

La zona prodiera del sottocoperta potrebbe essere una sorta di appartamento dell’armatore, se non fosse per la cucina che vanta una dotazione davvero completa con tanto di piccolo locale di servizio dove c’è la lavatrice, mentre la lavastoviglie è a vista così come il capiente frigorifero. Di fronte un’accogliente dinette introduce alla cabina dell’armatore con il classico letto centrale, il locale toilette a sinistra e il box doccia a dritta. A poppa estrema, con accesso dal pozzetto, c’è anche la cabina del marinaio che mi aspettavo un po’ meno sacrificata.

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Il test

Non c’è un gran mare, solo leggermente mosso e ne sono francamente dispiaciuto perché l’Abati 58 Eastport si mostra subito desideroso di mettere in bella mostra i suoi muscoli. Ci dobbiamo accontentare delle nostre onde che incrociamo ripetutamente anche durante il servizio fotografico, troppo poco per pensare di metterlo in difficoltà, il passaggio è sempre deciso e non c’è il minimo accenno a colpi violenti. Quanto alle prestazioni velocistiche restano di tutto rispetto con consumi discretamente contenuti. La planata richiede l’ausilio dei flap al 50% (consideriamo però che al 100% avrebbero un’inclinazione solo di 13°) che si possono alleggerire più ci si avvicina alla velocità di punta, che ci porta a sfiorare i 32 nodi sotto la spinta dei due MAN R6 80 da 800 cv l’uno. Il raggio di virata è nella media di una barca a linea d’asse e con una discreta sensibilità al timone che apprezzo quando per esigenze fotografiche ci dobbiamo avvicinare molto alla barca d’appoggio. La verifica con il fonometro conferma la sensazione di grande coibentazione degli ambienti, basta chiudere la porta del pozzetto e si lasciano fuori subito una decina di decibel e si può dialogare senza mai alzare la voce.
La planata, pur con l’ausilio dei flap, è rapida e in meno di nove secondi la barca è in assetto a un regime di rotazione di 1400 giri/min, mentre poco sopra, circa a 1800 giri/min, si naviga a circa 21 nodi con un consumo di 150 litri/ora che possiamo considerare la velocità economica, un dato sicuramente ottimo considerando che il dislocamento dell’ Abati 58 Eastport non è certamente tra i più leggeri.

Caratteristiche tecniche
Lunghezza ft ……….............……… m 17,92
Larghezza ………..................……… m 5,32
Pescaggio …………...................…… m 1,20
Dislocamento a secco ……………… kg 22000
Dislocamento a pieno carico …..…… kg 27500
Motorizzazione max …………..…… cv 800x2
Serbatoi carburante ………....……… l 3132
Serbatoi acqua ………............……… l 978
Posti letto ……………...................… 6+2+1
Portata persone .................................. 16
Cantiere …………….....................… Abati Yachts, Rosignano Solvay (Li)

Prestazioni
1000 giri ……… 6,6 nodi ……… - l/h ……......… 65 db
1500 giri ……… 15,6 nodi ……… 110 l/h ……… 70 db
2000 giri ……… 25,0 nodi ……… 186 l/h ……… 72 db
2400 giri ……… 32,0 nodi ……… 300 l/h ……… 74 db

Autonomia teorica in ore (con riserva 10%)
1500 giri ……… 25 ore 25’
2000 giri ……… 15 ore 00’
3400 giri ……… 9 ore 20’

Condizioni del test
Mare calmo, temperatura 20°C, carburante l 700, equipaggio 5 persone, carena pulita

Visita il sito Abati Yachts

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Alberto Mondinelli

Alberto Mondinelli, 40 anni di nautica dalle regate di 420 alle gare offshore di Classe 1, e poi addetto stampa dei più importanti team negli anni Novanta e della Spes di Mauro Ravenna nel momento di massimo fulgore della motonautica d’altura. Come giornalista, direttore responsabile di Offshore International e, più recentemente, tester di Barche a Motore.
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