Provati in anteprima in Dubai anche i nuovi Mercury Verado 400 R, ben quattro su un monocarena Victory 57 per volare a 61 nodi.

La differenza sostanziale tra i due nuovi Mercury Verado 400R e gli altrettanto nuovi Verado 350 è data, oltre dai 50 cv di potenza e il fatto che non sono omologati per il diporto (almeno qui da noi), dal regine di rotazione che ha la linea rossa a 5800-6400 rpm per il Verado 350 e arriva fino a 7000 rpm per il Mercury Verado 400R. Identico il peso, diversa la grafica che offre, oltre alla due colorazioni bianca o nera, anche la possibilità di personalizzare i fregi con una serie di adesivi di diversi colori (per la cronaca: rosso, arancio, giallo, verde, viola, blu, nero e fibra di carbonio), ma come la penso l’ho già detto.
Il piede Sport Master è stato sviluppato appositamente per i Mercury Verado 400R con un rapporto di trasmissione di 1,75:1 (identico a quello del 350) e realizzato con componenti speciali per sopportare la maggiore potenza. Tre le misure del gambo, disponibile in 508, 635 e 762 millimetri di lunghezza come il Verado 350, ma qui è offerta la possibilità di tre skeg per avere sempre la soluzione ideale. Non potevano mancare due eliche specifiche a quattro pale, la Bravo I FS e la ProMax, quest’ultima pensata soprattutto per le applicazioni monomotore. Le manette DTS elettroniche separano la selezione delle posizioni neutro-fast-retro dagli acceleratori propriamente detti (come sempre sulle barche da competizione). Per il resto il monoblocco è in comune con i Mercury Verado 350 per il diporto, cioè un sei cilindri in linea di 2,6 litri e 24 valvole con compressore volumetrico che grazie alla cilindrata contenuta pesa solo 303 kg.

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