Il fascino vintage di una linea senza tempo che negli anni Settanta ha avuto nel cantiere Ilver uno dei massimi interpreti: lo splendido Ilver 30 Day by Nautica Carlo.

Quasi 40 anni e non sentirli. È infatti del 1979 questo Ilver 30 Day by Nautica Carlo (9,50 metri di lunghezza per 3,10 m di larghezza), dove la citazione del cantiere che lo ha rimesso a nuovo è più che mai da sottolineare tanto il lavoro è stato eseguito con cura, riuscendo in alcuni casi anche a migliorare l’originale. Perché, se non nelle linee, davvero senza tempo, nella tecnologia molto è cambiato, e in meglio.

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Ilver 30 Day by Nautica Carlo, motori nuovi

Soprattutto in campo motoristico si sono fatti passi da gigante in termini di affidabilità, ma anche di contenimento dei consumi. Ecco quindi che Ilver 30 Day by Nautica Carlo riserva proprio qui la prima importante sorpresa: i vecchi motori dell’epoca sono stati sostituiti da due fiammanti MerCruiser 5.0L MPI a benzina da 260 cv l’uno con piedi poppieri altrettanto nuovi; quanto di meglio si possa desiderare sia sotto l’aspetto delle prestazioni velocistiche, sia sotto quello delle economie di esercizio. Motori nuovi (con le garanzie ancora da emettere) e tutta la driveline aggiornata garantiscono sull’affidabilità della barca, anche perché la carena era una delle più apprezzate all’epoca e non ha certo perso negli anni le sue doti marine.

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La linea è bellissima, slanciata come si usava all’epoca, e ancora in grado di far girare la testa a tanti appassionati. Ci troviamo certamente di fronte a uno degli scafi più classici della prima generazione di daycruiser in vetroresina, che in quegli anni avevano progressivamente sostituito quelli di legno. Un design che risentiva, come del resto quello automobilistico, del mito della velocità e delle prestazioni, con le linee slanciate, soprattutto a prua, ma anche un profilo molto ben bilanciato e fluido, di un’eleganza davvero rara anche per l’epoca. Nonostante questo l’abitabilità è eccellente, con un pozzetto caratterizzato dal solarium poppiero a tutto baglio sulla sala motori, seguito a pruavia da un divano e dalle due sedute. Bella la plancia, che sfrutta il rifacimento di tutta l’impiantistica per guadagnare strumenti rigorosamente analogici ma più moderni (e precisi), mentre a prua la coperta di teak è stata sostituita nel refitting con una di materiale antisdrucciolo, sempre del piacevole colore panna che caratterizza tutto lo scafo e comunque nascosta dai cuscini del prendisole prodiero. Ovviamente l’intervento di restauro ha riguardato anche la cuscineria e gli interni, che sanno sorprendere per l’ampiezza, con una dinette facilmente trasformabile in letto matrimoniale e wc in locale separato.

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Manchette-Articolo-Mercury

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