Il Clubman 24 è un modello centrale della gamma di Joker Boat, e lo si può arricchire con molti accessori, tra cui il piano di calpestio in teak, ma già di serie offre molte cose che normalmente sono extra.

Abbiamo provato il Joker Boat Clubman 24 con la massima motorizzazione installabile, che è di 300 cv, nel nostro caso un F300 Yamaha.

La gamma Clubman di Joker Boat offre soluzioni ideali un po' per tutti e il Clubman 24 continua a essere uno dei punti di forza di questa famiglia. La sua misura, di 7,46 metri fuoritutto lo rende ideale per una grande varietà di necessità e la larghezza ha misure tali che da sgonfio permettono di trasportarlo tranquillamente su carrello, l'ideale per chi ama la navigazione itinerante, ma anche per una maggiore facilità di rimessaggio in aree private.

Il Clubman 24 è un modello "storico" di Joker Boat, perché rappresenta la giusta misura per un nucleo familiare che voglia trascorrere una giornata in mare, raggiungendo baie e insenature in tempi brevi e con un buon comfort.

Un gommone versatile e ben gestibile

La motorizzazione massima consentita su questo battello è di 300 cavalli e unicamente in soluzione monomotore, mentre quella minima consigliata per non perdere le qualità corsaiole del battello è di 200 cavalli. L'unità che ho provato a Genova aveva imbullonato sullo specchio di poppa uno Yamaha F300 con elica di passo 21".

Con questo abbinamento e un carico di 2 persone, dotazioni di bordo e il pieno di carburante (300 litri), sono entrato in planata in appena 2,2 secondi, con un assetto mantenuto a una velocità di 9 nodi e il motore a erogare 2.000 giri, consumando 14,9 litri/ora.


Leggi anche la prova del Clubman 28


Un'andatura tranquilla può essere considerata a 24 nodi a 3.500 giri, un connubio che consente di godersi la passeggiata o il trasferimento e garantisce consumi accettabili, pari a una quarantina di litri/ora. Con il trim in assetto neutro si raggiunge la velocità massima di 31 nodi a 4.500 giri, consumando 78 litri/ora.

Per salire ancora di valori bisogna obbligatoriamente lavorare sul trim: portandolo in una prima fase al 50% della sua corsa guadagniamo prima 500 giri toccando la vetta di 42 nodi e poi, portandolo all'estremo della corsa (90%) si arrivano a toccare addirittura 45 nodi.

Questo assetto un po' esasperato mi fa pensare a un montaggio forse un po' basso sullo specchio di poppa (complice con buona probabilità la tempistica stretta di preparazione per presentarlo puntualmente al Salone di Genova), il che fa presupporre che con un'altezza corretta d'installazione si possa anche rendere più agevole da raggiungere la velocità di punta, se pur già di per se stessa abbondante.

L'opera viva propone linee fluide, interrotte sui piani di scivolamento da pattini longitudinali, e culmina a prua con un cavallino di media profondità.

Stabile e sicuro il comportamento in acqua, buona la reattività in virata stretta a giri sostenuti, ma altrettanto reattivo è il comportamento del battello quando, usciti dalla virata, si va a riprendere la traiettoria iniziale

Morbido anche l'impatto con l'onda di prua, pure in presenza di brezza frontale senza che arrivino schizzi a bordo. Insomma, un modello versatile e azzeccato per una poliedricità d'impieghi.

Omologato per 16 persone, ma 8 è il numero perfetto per apprezzarlo al meglio


Il Clubman 24 è un battello studiato per la famiglia o da usare con gli amici, e l'impiego è naturalmente solo diurno. La portata massima è di 16 persone, ma la predisposizione degli spazi a bordo punta a prediligere il comfort per un gruppo di 6/8 persone.

Sono previste a bordo due aree da adibire a prendisole. Quella di prua è all'80% permanente, nel senso che è ricavata sopra il gavone principale adibito a stiva per le dotazioni di bordo. Aggiungendo dei pianetti supplementari la cuscineria si estende sino alla console e fa registrare una misura di 2 metri di profondità per 1,58 metri di larghezza nel punto più ampio e di 1,10 metri in alto.

La seconda area è a poppa e la si ottiene inserendo il tavolo al centro del grande divano a U e aggiungendo il cuscino. Quest'area così attrezzata crea un solarium di 1,40 metri di lunghezza e di 1,80 di larghezza. In alternativa ovviamente questo ambiente può essere sfruttato sia come dinette che come semplice salotto con o senza tavolo al centro.

Sul lato di sinistra fronte marcia è disponibile un passaggio per l'ingresso a bordo dalle plancette o viceversa verso i motori. Le plancette di poppa sono strutturali e una, oltre alla scaletta bagno, è dotata di corrimano in acciaio.


Leggi anche la prova del Clubman 30


Ampie le possibilità di stivaggio, con i capienti gavoni poppieri, i cui coperchi si aprono a L, dentro i quali c'è anche parte degli impianti di bordo (pompa di sentina, batteria, tubazione doccia con autoclave ed il deviabatterie).

Gli altri gavoni sono a prua, di cui quello principale precedentemente descritto e uno anteriore per il verricello elettrico e catena. Ultimi vani disponibili sono dentro il mobile di seduta, predisposto per l'eventuale installazione del frigorifero opzionale, e davanti alla console di guida, dove si sistemano i cuscini e il tavolo in piedi quando non è utilizzato. I coperchi dei gavoni sono tutti dotati di pistoni a gas, di chiusure, mentre gli ombrinali in pozzetto sono a filo pagliolo, in modo da smaltire totalmente l'acqua che si dovesse accumulare.

Di serie anche la timoneria idraulica e il parasole; il roll bard è invece optional. Il pilota ha a sua disposizione una seduta con schienale avvolgente e cuscino che può facilmente trasformarsi in supporto lombare per la guida in piedi, mentre la console è ampia e ha un cruscotto che consente l'installazione di due display con palpebra antiriflesso superiore.

La console di comando è anche dotata di un maniglione per il passeggero a dritta, il poggiapiedi, e il parabrezza in acrilato con corrimano semi-perimetrale anteriore. Ribaltando in avanti la seduta si apre un vano sottostante con vasca predisposta a diventare un lavello e un piano laterale/tagliere per eventuali fuochi.


I numeri del Joker Boat Clubman 24

Scheda tecnica

Lunghezza f.t.
7,46 m

Lunghezza omologazione
7,46 m

Larghezza
2,99 m

Larghezza interna
1,70 m

Diametro tubolari
0,62 m

Compartimenti stagni
6

Dislocamento senza motori
850 kg

Motorizzazione
fuoribordo
max 1x300 cv - min. consigliata 1x200 hp

Gambo
XXL

Portata persone
16

Serbatoio carburante
300 l

Serbatoio acqua
70 l

Omologazione Ce
B

Progetto
Cantiere


Prestazioni

600 giri
2 nodi ........................................ 2,6 l/h consumo

1.000 giri
5 nodi ........................................ 5,2l/h consumo

1.500 giri
6 nodi ........................................ 8,8 l/h consumo

2.000 giri
(planata)
9 nodi ........................................ 14,9 l/h consumo

2.500 giri
15 nodi ........................................ 21,5 l/h

3.000 giri
20 nodi ........................................ 28,6 l/h

3.500 giri
24 nodi ........................................ 40,3 l/h

4.000 giri
29 nodi ........................................ 55 l/h

4.500 giri
31 nodi ........................................ 78 l/h

5.000 giri
con trim al 50%
42 nodi ........................................ 91 l/h

5.200 giri
con trim al 50%
43 nodi ........................................ 91 l/h

5.500 giri
con trim al 90%
45 nodi ........................................ 95 l/h


Condizioni della prova

Mare con onda di 30 cm, carena pulita, carburante 300 l, equipaggio 2, motore 1 x 300 cv F300 Yamaha con elica 21"


Prezzo

Versione base (solo scafo senza motori)
51.000 euro, Iva esclusa


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Chiamare i rocket portacanne forse è riduttivo, anche se in effetti lo sono, o meglio, sono un’evoluzione in formato multiplo di questo indispensabile accessorio da montare sulle imbarcazioni da pesca.

Oltre ai portacanne tradizionali a incasso, a staffa, a staffa regolabili, il mercato da un po’ di anni a questa parte propone anche una versione multipla dell’accessorio, che è stato battezzato rocket.

Il segreto del rocket è quello di supportare contemporaneamente più canne (due, tre o quattro generalmente) le quali, muovendosi su un unico asse (in questo caso si tratta di una lunga base comandata da un’unica staffa centrale nella parte inferiore, che viene normalmente infilata dentro uno dei portacanne fissi dell’imbarcazione o in un supporto a incasso all’uopo creato), consente a tutte le canne di roteare insieme, garantendo un’azione di pesca perfettamente coordinata, con le lenze in linea anche nei casi in cui si debba combattere con mare contrario.

Ciò permette, tra le altre cose, di avere sempre le lenze perfettamente sulla scia della pastura e di ottimizzare quindi la pescata.

Un altro vantaggio dei rocket è che si rileva principalmente a bordo di scafi non grandissimi, sui quali non sarebbe possibile per questioni di spazio mettere contemporaneamente in pesca quattro canne per esempio sulla stessa scia. In questo caso invece, si ottimizzano gli spazi e si raddoppia il numero di canne in pesca.

Ovviamente un rocket che si rispetti deve essere studiato in modo da mantenere una determinata distanza tra un portacanne e l’altro e in particolare, i singoli supporti devono essere basculanti, per consentirne l’utilizzo sia che si usino canne dal manico dritto, che curvo.

È un tipo di accessorio molto richiesto negli ultimi anni in particolare per la tecnica di pesca a drifting e se ne trovano in commercio modelli costruiti sia in acciaio che in alluminio, ma anche eleganti in legno. Nel caso dell’acciaio la durata è praticamente illimitata, per l’alluminio invece dipende molto dalla bontà della lavorazione dei materiali.

Per motivi di longevità in alcuni casi questi vengono fresati dal pieno per mantenere al massimo la loro solidità sotto sforzo e vengono rifiniti con processi di verniciatura a fuoco in grado di evitare che sole e salsedine alla lunga intacchino la loro struttura in modo determinante, garantendo anche un ottimo aspetto.

È iniziata la stagione fredda. Una buona scusa per non andare a pesca? Neanche per sogno, perché l’inverno ha l’amo in bocca…

Il mare offre sempre delle buonissime chance di tornare a casa con il carniere pieno anche in inverno. Certo, il numero di giornate in cui si può uscire sicuri con la propria imbarcazione si riducono, ma questo non significa che non ci si possa divertire, a patto che si sia ben attrezzati (sia per quanto concerne l’imbarcazione che per se stessi) e ci si aggiorni sulle eventuali evoluzioni del meteo e soprattutto del mare, per evitare di uscire con mare calmo e poi trovarsi tra i marosi.

Cominciamo allora a fornire qualche indicazione su quali possono essere le prede ambite che poi sono quelle che ci inducono a uscire in mare anche con temperature più rigide.

Calamaro

Si tratta di una specie (cefalopode) anch’essa molto presente nei nostri mari. Nel periodo che va da settembre a gennaio tende ad avvicinarsi a terra per la riproduzione. Non c’è una batimetrica precisa su cui trovarlo, ma d’inverno ama fondali sabbiosi o rocciosi che non superano i 50 metri. Si pesca anche a traina.

Palamita

Pesce molto presente nei nostri mari è un predatore vorace insidiabile con diverse tecniche di pesca. Nel periodo più freddo, in particolare, tende a frequentare molto le imboccature dei porti e pertanto viene cercato “a traina”. Non è raro catturarla mentre si cercano le lampughe, pesce con cui viaggia spesso. Proprio nel periodo invernale è più facile catturare prede “importanti”.

Seppia

È una delle prede più divertenti e cercate proprio nel periodo in cui iniziano i primi freddi, perché come i calamari e i totani, va in riproduzione. Le catture si possono susseguire perché arrivano in massa lungo le coste e sono reperibili anche su fondali bassi. Tra le tecniche di ultima generazione impiegate per la pesca alla seppia c’è l’eging, ossia quella che prevede l’uso di gamberoni finti con alla base totanare.

Spigola

È il pesce ideale da insidiare in questo periodo con lo spinning o da terra, non per nulla è chiamata “la regina dell’inverno”. Si pesca lungocosta perché è lì che va in cerca di prede, ed è preferibile cercarla all’alba, al tramonto o durante la notte. Come esche sono ideali i minnow o quelli siliconici per lo spinning, cefaletti o vermi da terra.

Lampuga

Pesce bellissimo nella colorazione che varia in base alla luce e dalla conformazione particolare, con il muso molto evidente e tondeggiante e la pinna dorsale lunga. È un pesce di branco molto presente nei nostri mari. La si pesca a drifting o a traina, sia con il vivo che con artificiali.

Sgombro o Maccarello

È un pesce non molto pregiato, anche se è molto gustoso e quindi non ha il riconoscimento che meriterebbe. Nel periodo invernale si sposta più in profondità mentre d’estate si avvicina alla costa. Lo si pesca a light drifting, a bolentino, a vertical jigging e come esche si usano i sabiki o i pezzi di sardina o alici.

Pagello fragolino

È una delle prede invernali più comuni, da cercare con la tecnica del bolentino. In questo periodo si raggruppano e, trovato uno, non è difficile portare a casa un bel carniere. Si possono insidiare, a seconda dei luoghi, a profondità di -50 e -70 metri, dove ci siano formazioni rocciose, avvallamenti, posidonie. In principale modo s’innescano vermi e gamberi.

Ricciola

È una delle prede da sogno di ogni pescatore, viste le sue dimensioni che possono raggiungere metrature molto singolari. Fino a dicembre è una preda reperibile anche a profondità non eccessive, dipende molto dal clima e temperature di quel periodo. La si insidia principalmente con la traina con il vivo, in vertical e con lo spinning.

Pesce San Pietro

Fa parte della famiglia Zeidae, e vive su fondali compresi tra i -50 ed i -200 metri, compreso il nostro Mediterraneo. In inverno è in riproduzione e non è da considerarsi una “preda facile” da trovare e poi da catturare, anche se lo si può cercare con la pesca a bolentino. Si nutre di piccoli pesci, cefalopodi e crostacei.

Polpo

L’inverno è un periodo molto favorevole per la cattura di questo cefalopode. Il mare però è meglio se non è mosso. Si pesca su fondali in media tra i 2 e 10 metri e fino a -50 metri utilizzando una lenza calata in verticale e montata con una polpara. Attenzione in fase di recupero per evitare la slamatura visto che solitamente lo si aggancia per i tentacoli.

Sarago

Appartiene alla famiglia degli Sparidi e ne esistono ben 15 specie e 8 sottospecie. Vive sottocosta su fondali duri, sabbiosi, con posidonie e scogliere di esse rivestite. S’insidia principalmente a bolentino ma, con alcune accortezze, anche a spinning.

Leccia Amia

È un carangide che si trova sottocosta ma fra poco, quando le temperature si abbasseranno ulteriormente, si allontanerà verso il mare aperto. Meglio cercarle in una giornata soleggiata, non troppo fredda. S’insidiano a traina con il vivo ed a spinning, e non è da considerarsi, vista la furbizia, una preda facile.


Le boette per la pesca si usano in particolare nel drifting o nel big game e sostituiscono, con una vista più gradevole, sia le bottigliette di plastica sia i palloncini.

A chi pesca, in particolare con la tecnica del drifting o nel big game, sono ovviamente note, ma visto che ci indirizziamo anche a un pubblico ancora poco esperto, vogliamo parlarvi delle boette per la pesca, un accessorio che negli ultimi anni ha sostituito componenti molto meno eleganti ma spesso usati, come le bottigliette di plastica o i palloncini, o il polistirolo legati al filo da pesca.

Qual è l'utilità di avere un galleggiante e perché si monta sulla lenza?

Intanto una delle ragioni principali è perché quando si hanno tante canne (e di conseguenza lenze in pesca), diventa difficile capire, con le lenze filate a 30/50 metri dalla poppa dell’imbarcazione e in corrente, dove si trovino esattamente.

Quindi montando qualcosa di galleggiante si avrà sempre il controllo visivo delle singole attrezzature, in particolare quando si verifica l’allamata, con il pesce attaccato all’amo, che ovviamente nel suo tentativo di fuga si tira e si porta appresso la lenza.

In questo caso specifico il galleggiante, di qualsiasi foggia sia, fornisce una chiara visibilità della direzione della preda in fuga, consentendo di gestire al meglio la situazione e il recupero della stessa nella miglior condizione possibile. Inoltre, durante l’azione di pesca, servono a mantenere l’esca in scia anche quando c’è del vento.

Le boette per la pesca da usare al posto dei rimedi "casalinghi". Ecco perché

In tempi più recenti sul mercato sono arrivate delle attrezzature più specifiche, ossia delle boette realizzate in ABS che, intanto sono più belle a vedersi con i loro innumerevoli colori, e poi possono essere riutilizzate più volte, perché dopo l’uso si possono recuperare ed essere impiegate in un’altra pescata.

Le boette per la pesca sono anche ecologiche, perché evitano l'abbandono (accidentale o meno) della plastica in mare

Le boette per la pesca favoriscono anche il rispetto ambientale, perché i sistemi di fissaggio e la possibilità di riutilizzarle fanno sì che il rilascio (volontario o involontario) diventi praticamente nullo, al contrario di come potrebbe accadere con un palloncino che si slega o scoppia dopo la partenza del pesce o con il polistirolo o la bottiglietta di una qualsiasi bevanda, che andrebbero inevitabilmente ad inquinare ulteriormente il mare.

Come sono fatte le boette per la pesca e come si usano

Le boette per la pesca hanno forme diverse (a sfera, a pera, cilindrica), costano pochissimo, nell'ordine dei due/tre/cinque euro, e ognuna ha caratteristiche di resistenza a un certo tipo di grammatura, per adattarsi al meglio al tipo di pesca praticata.

Questi segnalatori galleggianti si posizionano in modo semplice e veloce sulla lenza madre grazie a dei sistemi di sgancio rapido che si attivano nel momento in cui il pesce abbocca, consentendo alla boetta di scorrere sul filo mantenendo ben visibile la sua posizione durante tutte le fasi del combattimento.

Una pinzetta di rilascio.

Alcuni modelli sono studiati con colori fluorescenti ben visibili anche con scarsa luce e alcuni supportano al centro anche una barretta fosforescente, in modo da risultare ben “controllabili” anche di notte. Sono particolarmente robuste e resistono pertanto agli urti con le imbarcazioni.

Sesto appuntamento per la Leccia Cup, una gara di traina con il vivo svoltasi sul litorale romano a metà ottobre, che non ha registrato catture ma ha permesso di raccogliere fondi per i bambini malati.

19 ottobre 2019, una data come tante altre verrebbe da dire a molti, ma per altri non lo è. In questo caso gli altri sono i pescasportivi che vivono a Roma, Ostia, Fiumicino e zone limitrofe, che a questa data danno un significato diverso: è la data della Leccia Cup.

Ne avevamo già parlato lo scorso anno e avevamo già avuto modo di dire quanto questo evento avesse scopi in primis benefici, scopi che vanno oltre il puro divertimento di una pescata tra amici, di una gara con in palio dei premi.

Nel caso della Leccia Cup i premi ci sono, e pure importanti se vogliamo, ma il premio più rilevante è la raccolta fondi che si fa per i meno fortunati, per i bambini malati del reparto oncologico dell'ospedale Bambin Gesù di Roma.

Molti iscritti, buona raccolta fondi per scopi benefici

Nel caso specifico i soldi raccolti da PescaMadein Italy di Mario Giorgetti e Gianluca Giusti (organizzatori) vengono impiegati per la realizzazione di strutture di accoglienza per i genitori di quei bambini, che non sono residenti a Roma, ma che nella Capitale si devono trasferire per periodi più o meno lunghi per seguire dei protocolli terapici.

Ebbene, anche quest’anno sotto questo profilo l’evento ha avuto successo e le 25 imbarcazioni iscritte con relativo equipaggio hanno garantito un buon introito, in parte appunto devoluto per questo nobile scopo. Ma non solo.

Altro evento collegato alla raccolta fondi è quello del memorial Silvano Marioli, del Centro Pesca Cormorano, prematuramente scomparso poco tempo fa, e molto amico di gran parte dei partecipanti oltre che degli organizzatori.

Un modo per ricordarlo “alla sua maniera”, verrebbe da dire, con una gara di pesca che lui amava tanto.

Le uniche ad aver dato buca, sono state le leccie

Chi è mancato all’appuntamento invece sono state le protagoniste tanto attese di questa gara, ovvero le leccie Amia, una specie che in questo periodo è molto presente lungo le coste romane, ma che stranamente ha disertato proprio il 19 ottobre.

Forse non era stato detto loro che tanto si trattava di una gara di catch & release… Eh si, perché anche qualora le catture ci fossero state, le leccie sarebbero solo state fotografate e subito rigettate in acqua nel totale rispetto del regolamento, che ha in primo piano la tutela di questa specie e dell’ambiente. Va beh, il prossimo anno magari verranno avvisate per tempo….

A parte queste ludiche considerazioni, la Leccia Cup ha visto una corposa partecipazione di sportivi come dicevamo, raccoltisi venerdì 28 all’interno del Porto di Roma a Ostia per il briefing, la stessa location usata poi il sabato pomeriggio, post rientro dalla gara, per le premiazioni a sorteggio, non essendoci state catture.

In questo caso il Porto di Roma è uno dei tanti importanti partner che sponsorizzano l’evento, insieme a Raymarine che ha messo in palio un apparato Element da 7”, Mercury con una ghiacciaia, Alutecnos con un mulinello, IMC di Italo Busi insieme a Rainshadow e BatsonEnterprises con una canna customizzata, un’altra canna da Marlyn Pesca, più tantissimi altri accessori, attrezzi e buoni spesa che gli altri partner hanno messo in palio e distribuito subito dopo la salsicciata a terra che ha sancito il fine competizione.

Il tempo di quattro chiacchiere tra amici di sempre, qualche foto con i premi e poi tutti a casa. E’ già ora di pensare all’edizione 2020, invitando ovviamente anche le leccie!

I partner della Leccia Cup 2019: Raymarine – Alutecnos – Mercury - Porto turistico di Roma – Todis – Pescamaniak – Todaro Sport – ElectroWave - Marlyn Pesca – Linea Effe – Nautica Pieffe – SportingFish – Pesca Planet – Rainshadow e BatsonEnterprises – RasiXFishing - Nauticolor.

La Shimano Speedmaster Dendou Maru 1000 nasce come abbinamento ideale al mulinello elettrico che porta lo stesso nome. Si addice al bolentino, il Tenya ecc. ed è costruita con carbonio e biofibre, ma il costo rimane alla portata di tutti: 150 euro (Iva inclusa).

Per la pratica di alcune discipline di pesca di profondità, tra cui il bolentino, l’Inchiku, il Tenya, la pesca ai cefalopodi e via dicendo, occorre una canna con caratteristiche particolari anche se, spesso, chi pratica tali discipline tende a dare priorità più al mulinello che non alla canna stessa.

Non è che sia sbagliato, intendiamoci, ma neppure del tutto corretto. Costruire una buona canna, con caratteristiche di leggerezza e di reattività, significa spesso impiegare materiali molto costosi che, alla fine, possono posizionare il prodotto finito in una fascia di mercato non da tutti raggiungibile.

Ecco allora che Shimano ha deciso di produrre una canna che contenga il prezzo, ma nel contempo mantenga quasi del tutto inalterate le caratteristiche basilari per questo tipo di disciplina di pesca dalla barca.

Il risultato si chiama Shimano Speedmaster Dendou Maru 1000, ed è una canna che trova il suo connubio ideale con i mulinelli elettrici della stessa casa e serie (DendouMaru).

La costruzione di questa canna, che è una “smontabile” in due pezzi e quindi anche facile da riporre a bordo o da trasportare, avviene attraverso l’impiego del carbonio con la tecnologia HPC (High Pressure Carbon) 100, che consente una miglior distribuzione del materiale e biofibre, al fine di ottenere un attrezzo molto robusto.

Per contenere un po’ i costi e il prezzo finale della Shimano Speedmaster Dendou Maru 1000, vengono adottati anelli Shimano in acciaio con pietra in Carburo di Silicio al posto degli anelli Fuji SIC ed è leggermente più corta, essendo disponibile in misure che vanno dai 2,29 ai 2,59 metri.

L’uso degli anelli Shimano Stainless Steel SiC, tra l’altro, risulta ideale per l’impiego di multifibra ed è molto usato in questo tipo di pesca. La crociera in alluminio è rinforzata ed è una canna da 20/30 libbre che presenta casting da un chilogrammo fino a 1,200 kg di piombo, quindi indicata per lavorare su alti fondali e per insidiare anche pesci di taglia importante (anche fino ai 200 Kg).

La canna pesa complessivamente, senza mulinello, tra i 640 ed i 680 grammi. Il portamulinello infine è un Pacific Bay, robusto e con ghiere di fissaggio che consentono il blocco dello stesso sulla canna in modo sicuro e stabile.

Costa 150 euro circa, Iva inclusa.

Quando si parla di fili da pesca c’è il rischio di generalizzare troppo. Quali sono i tipi più gettonati e le differenze? È subito spiegato.

È uno degli elementi più importanti in qualsiasi fase di pesca. Non il solo ovviamente, ma uno dei più importanti. Da lui, infatti, dipende spesso il portare o meno a termine una cattura. È il filo da pesca, quello che con tanta cura imbobiniamo nel mulinello e che scegliamo in diametri e colori differenti a seconda delle prede che desideriamo insidiare.

Ma quali sono i tipi di fili principalmente usati e quali sono le loro caratteristiche salienti? Diciamo che tra i più conosciuti ci sono il classico filo di nylon, il fluorocarbon ed il trecciato.

Filo da pesca in nylon, il polivalente ed elastico

Per quanto riguarda il nylon è considerato un filo “polivalente” in quanto si adatta abbastanza bene a tutti gli impieghi, ed è storicamente il più “anziano” oltre che il più usato da chi si avvicina alla pesca.

Il filo da pesca in nylon è dotato di un buon grado di elasticità che a sua volta, durante uno strike, è in grado di “far sentire la preda”, garantendo un certo tipo di divertimento al pescatore. Ne esistono in commercio di diverse misure e colorazioni (tra cui anche colorazioni fluorescenti che migliorano l’avvistamento del filo in pesca) con conseguente facilità di seguire meglio anche l’andamento del pesce allamato.

Filo da pesca in fluorocarbon, l'invisibile

Il fluorocarbon è invece un tipo di filo che ha caratteristiche d’invisibilità totale. Ha origini in Giappone e viene quasi sempre usato per la creazione di terminali in quanto in pesca non è visibile ai pesci e pertanto favorisce il loro avvicinamento alle esche naturali o artificiali che siano.

Ha inoltre buona resistenza alle abrasioni e all’usura in genere. Il filo da pesca fluorocarbon può dare qualche problema però con i nodi, quindi occorre maggiore attenzione nella preparazione dei terminali.

Filo da pesca trecciato, il resistente

Infine il trecciato che, come lascia chiaramente intendere il nome, è composto da una treccia di fili il cui numero può variare da tipo a tipo. Maggiore sarà il numero di fili che lo compongono e maggiore sarà la sua resistenza. Ed è per questo che quando si usa un filo da pesca trecciato si può impiegare un filo anche di diametro inferiore rispetto a quello che sarebbe stato usato con un filo di altra tipologia.

La sua durata è maggiore rispetto al nylon e difficilmente tende ad attorcigliarsi (fare parrucche in gergo). La sua quasi totale assenza di elasticità però lo rende difficile da unire con i nodi ad altri fili o accessori e richiede una corretta gestione della preda per evitare di perderla.

Attenzione al carico di rottura del filo da pesca.
Anche il colore fa la differenza

Un elemento che accomuna tutti i fili è poi il carico di rottura. È espresso in chilogrammi ed è regolarmente indicato sulle varie bobine insieme ai valori di diametro e metratura di filo in bobina. Per evitare problematiche, il carico è stabilito da un’organizzazione esterna a livello internazionale.

È bene sapere che i fili colorati sono meno resistenti al carico rispetto a quelli trasparenti naturali, e questo a causa dei pigmenti usati per la colorazione.

Per tutti i fili esistono poi delle cosiddette regole di base al fine di mantenerne inalterate le caratteristiche. In particolare occorre evitare che il filo si deteriori a seguito di sfregamenti con rocce e fondali in genere. Qualora si notasse un deterioramento diventa importante tagliare ed eliminare la parte di filo che non è in perfette condizioni. Se si riempiono di alghe o fango vanno puliti accuratamente prima di riavvolgerli.

Inoltre i fili andrebbero come regola sostituiti almeno una volta l’anno, in particolare se lavorano molto e stanno molto a contatto con salsedine, sole e umidità in genere. Ricordate, un filo sfibrato o rovinato può essere la causa di una perdita importante nel momento meno desiderato.

In un luogo fantastico, come l'Isola del Giglio, e in un'atmosfera distesa nonostante 59 equipaggi "agguerriti" fra loro e con dentici e ricciole, si è tenuta il 4 e 5 ottobre la trentacinquesima edizione della Ricciola Cup 2019, la gara di traina più vecchia d'Italia. Diciassette chili la ricciola più grande pescata.

La gara prevede la pesca di qualsiasi specie, ma la predilezione è per ricciole e dentici di almeno tre chili. Una tre giorni (includendo anche l'arrivo il giovedì) di full immersion nel mare all'insegna del divertimento, ma con regole ben precise.

Oltre al peso minimo di 3 chili per dentici e ricciole, c'è l'obbligo assoluto di rilascio nel caso di cattura di tonni rossi e pesci spada. Questo perché, come abbiamo sottolineato tante volte, chi pesca oggi deve pensare anche a chi pescherà domani e lo può fare solo rispettando la fauna marina e l'ambiente in generale.

Un'occhio particolare anche all'ambiente

A tal proposito quest'anno è stata anche lanciata un'interessante iniziativa ecologica che punta al rispetto ambientale. In collaborazione con il progetto Clean Sea Life infatti, oltre a sensibilizzare i partecipanti al rispetto del mare con una campagna "no plastica", è stato anche indetto un premio per chi avrebbe recuperato e portato a terra il maggior numero di detriti di plastica, pericolosi per le specie ittiche ma anche per il nostro futuro.

Un premio che si è aggiudicato l'equipaggio Colmic/Suzuki Team Mondo Pesca di Lorenzo Musu, uno dei cinque equipaggi Suzuki Fishing Team presenti alla competizion.

Un aspetto interessante da notare è quanto le case motoristiche stiano prendendo molto sul serio il mondo della pesca sportiva.

Il Main Sponsor della Ricciola Cup 2019, infatti, è stato Mercury, insieme a Lowrance e Colmic, mentre Suzuki, dal canto suo, ha partecipato con una presenza massiccia di esponenti del Suzuki Fishing Team

Il meteo, come avviene spesso in queste occasioni, ha tenuto in sospeso il tutto sino a qualche giorno prima, poi ha dato il suo benestare consentendo il regolare svolgimento della Ricciola Cup 2019 e alla fine c'è stato gran divertimento.

Non tantissime catture alla fine, a causa anche del mare in scaduta degli ultimi giorni, ma comunque di buona taglia, con un paio di ricciole da 17 e 15 chilogrammi ognuna e dentici da 5 a 7 chilogrammi, insomma niente di cui lamentarsi.

Raddoppiato, invece, rispetto allo scorso anno il numero degli iscritti, a testimonianza che questo evento funziona; su 64 attesi se ne sono presentati all'appello ben 59, davvero non male.

Come sempre eterogenea la sfilata di tipologie d'imbarcazioni. Si andava dai blasonati fishing boat di ogni misura, marca e foggia ai gommoni, ormai player consolidati di questi eventi, ma anche gozzi tipici delle zone dell'Argentario.

La classifica della Ricciola Cup 2019

Alla fine della seconda prova una classifica netta, che non ammetteva repliche.

Primo assoluto si è classificato infatti l'equipaggio Prototype su EdgeWater con a bordo Lorenzo e Mattia Pietroni (padre e figlio), quest'ultimo con i suoi 15 anni anche vincitore del premio come più giovane partecipante alla competizione. Sulla bilancia per loro ben 3 dentici (4, 5 e 6 kg) e una ricciola da quasi 17 kg.

Secondo posizionato, con "solo" una ricciola di quasi 15 chilogrammi il team, il cui nome è tutto un programma: "E anche oggi prendiamo domani".

Infine, terzo classificato, l'equipaggio Dedo 4.0 con due dentici.

Il premio per tutti e tre gli apparati Lowrance (HDS Live ed Elite Ti) messi in palio da Navico titolare del marchio Lowrance, canne da pesca e attrezzature varie Colmic, oltre al trofeo.

Buon piazzamento anche per due degli equipaggi Suzuki Fishing Team. Idefix Suzuki si è piazzato al 5° posto, mentre Team Mondo Pesca Colmic/Suzuki si è piazzato sesto.

Infine premi per la ricciola e il dentice più grandi, per l'equipaggio proveniente da più lontano, per il pescatore più esperto e per quello più giovane, ma anche per l'equipaggio Fishing Review (con maggior numero di partecipazioni all'evento).

Insomma, come in tutte le feste l'importante è divertirsi e da quanto ho capito, anche in questo caso si sono divertiti tutti, e alla grande!

La Ricciola Cup 2019 è stata organizzata da Chicco Vismare, Fabio Fascianelli e Massimo Baroni, mentre gli sponsor sono stati Mercury, Lowrance, Colmic, Clean Sea Life, Captain Hook, Maccari Pesca, Casa della Pesca, MareGiglio, Toremar, Profondo Blu e tanti altri.

Dopo aver visto cosa è permesso fare a pesca e cosa, soprattutto, non si può fare, veniamo al capitolo conclusivo, che riguarda le sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole.

Come in tutte le cose il mancato rispetto di una norma comporta una sanzione, che certifica l’aver commesso un reato più o meno grave e lo punisce con un’ammenda amministrativa o, nel peggiore dei casi, con sanzioni penali che lasciano degli strascichi nella vita del sanzionato. Ma quali sono tali sanzioni nell'ambito della pesca dalla barca? A quanto ammontano e quando vengono comminate? Andiamo a vedere il tutto qui di seguito. 

Le sanzioni amministrative: ammenda più confisca delle attrezzature e del pescato

Cominciamo quindi dalle sanzioni meno gravi, ovvero quelle Amministrative, che comunque sono molto onerose. Sono sanzionate amministrativamente con ammende da 2.000 a 12.000 euro, oltre alla confisca del pescato e delle attrezzature, queste infrazioni:

Il palangaro per la pesca al pesce spada
  • L’esercizio della pesca in aree vietate alla pesca ed in periodi vietati, o anche solo il detenere il prodotto di tale pesca;
  • L’uso o detenzione a bordo di attrezzi e strumenti non consentiti per la pesca (per esempio il palangaro per la pesca del pesce spada);
  • La pesca di quantità superiore al consentito di pesce autorizzato dalla normativa comunitaria e nazionale (per esempio tonno rosso).

Sono invece punite con la sanzione amministrativa da 1.000 a 3.000 euro, oltre alla confisca del pescato e delle attrezzature non conformi alla normativa, tutte le infrazioni contenute nel D.P.R. 1639/68 relative all’esercizio della pesca sportiva e dilettantistica.

Le sanzioni penali: arresto più ammenda e confisca delle attrezzature e del pescato

E passiamo ora alle sanzioni più gravi, quelle penali. Nel caso specifico tali sanzioni penali si estrinsecano attraverso l’arresto da due mesi a due anni o con l’ammenda che va da 2.000 a 12.000 euro, oltre alla confisca del pescato e delle attrezzature quando:

  • Si usano esplosivi, energia elettrica o sostanze tossiche;
  • Si raccolgono pesci o altri organismi acquatici che siano stati oggetto di trattamento con esplosivi, energia elettrica o sostanze tossiche;
  • Si detengano o sbarchino specie protette anche se involontariamente catturate;
  • Si detengano o sbarchino pesci sottomisura.
Pesca con elettrostorditore

Sono invece punite con l’arresto da un mese a un anno o con l’ammenda da 1.000 a 6.000 euro, oltre alla confisca del pescato e delle attrezzature le seguenti infrazioni:

  • Furto del pescato altrui;
  • La pesca in aree sottratte al libero uso e riservate agli allevamenti di pesca.

Bastano questi deterrenti a porre maggiore attenzione verso ciò che si fa? Penso proprio di si, per il resto, buona pesca a tutti!

Giunta alla sua quinta edizione Tuna Cup Anzio 2019 ha confermato la grande alchimia con cui è nato, una miscellanea di divertimento e sana competizione.

Cominciamo subito dai risultati, stravolgendo un po’ un palinsesto che potrebbe altrimenti sembrare troppo scontato. Primo classificato l’equipaggio Sporting Fish, con a bordo Umberto Rossi, Alessio Pandini, Alessandro Cipolla, Rinaldo Catalano e Davide Colanera su Tuccoli Malù. Secondo classificato Team Tsunami con Francesco Caporale, Giulio Simeone, Flavio Garbaglia e Fabio Cesarini su Faeton Moraga. Terzo classificato Net Tuna Team su Mingolla 22 Brava con a bordo Ruggiero e Cesare D’Andolfi, Walter Fattori, Salvatore e Carlo Del Bene.

Scopri i retroscena dell’organizzazione della Tuna Cup Anzio 2019

Tuna Cup Anzio 2019 catch & relaese

Il totale di tonni che ha portato a questa classifica definitiva ammonta a 11 e la differenza l’hanno fatta solo le dimensioni delle prede perché, ricordiamo, si tratta di una gara a drifting con la tecnica del catch & release, ossia con rilascio post-misurazione che avviene nel pieno rispetto delle prede direttamente in acqua. I tonni vengono poi slamati, riossigenati e lasciati liberi di tornare a cacciare nei loro territori. Complessivamente, in questa quinta edizione dell’evento, sono stati pescati e rilasciati oltre 25 esemplari, di taglia media, oltre a qualche pesce spada ed anche un pesce luna. Numerosi però i combattimenti non portati a termine.

Numeri che non tornano se pensiamo che sino a due anni fa, negli stessi periodi e nello stesso mare le catture e rilasci ammontavano a quasi quattro volte tanto. La temperatura dell’acqua più calda, o chissà quali altri problemi, resta il fatto che da due anni a questa parte non si hanno gli stessi risultati. Poco importa però, perché lo spirito che unisce ed ha unito anche in quest’occasione i 50 equipaggi iscritti, di cui 47 regolarmente al via, è quello dell’aggregazione, quello, come molti hanno sottolineato prima della gara, di stare insieme due giorni, divertirsi, ridere, scherzare ed ovviamente pescare, ma senza patemi d’animo.

Questa è l’arma vincente della Tuna Cup Anzio 2019 che da cinque anni a questa parte si ripete in quest’area geografica del Tirreno, a sud di Roma. Si chiama così perché la sede dell’ASD Fishing Club che l’organizza è Anzio, capitanata dal Presidente Massimiliano Marigliani  che con il suo staff riesce sempre a creare qualche cosa di unico. La base operativa vera e propria della gara però è il porto Marina di Nettuno, una struttura moderna ed ospitale, in grado di dare alloggio per tre giorni a tutte le imbarcazioni e, se serve, anche per più tempo. Per esempio quest’anno le barche sono dovute rimanere in porto per quasi una settimana post evento causa una perturbazione che ha impedito loro di riprendere il mare dopo la prova della domenica. Ma non c’è stato problema.

La quinta edizione del Tuna Cup Anzio 2019 verrà ricordata anche per Suzuki Marine, il nuovo sponsor che ha supportato la kermesse, che ha portato al Tuna Village una rappresentanza di tutti i suoi prodotti (auto, moto e ovviamente fuoribordo) e in acqua cinque dei suoi prestigiosi Suzuki Fishing Team, due dei quali provenienti dall’Adriatico (uno da Vieste e uno da Pesaro). La loro presenza ha rappresentato uno stimolo in più per gli equipaggi, che abituati a confrontarsi solo con il Garmin Fishing Team, anche quest’anno presente ma per scelta fuori gara (sesti quest’anno ma hanno rinunciato al premio a favore di altri equipaggi), si sono trovati a competere con un bel po’ di blasonati nomi in più.

A fianco di Suzuki Marine, main sponsor, l’immancabile Garmin, il brand che si è legato all’evento dalla seconda edizione e che imperterrito continua a supportarlo. Anche quest’anno ha messo in palio premi molto importanti, tra cui un GPSMAP 722XS completo di trasduttore ipertecnologico Panoptix (consegnato al primo classificato), un apparato portatile Striker 4 e una action camera Virb Ultra 30. Da segnalare anche la prima volta del marchio AB1 per il settore pesca, presente in loco con un suo stand con tutte le novità tecnologiche 100% Made in Italy. Ma i premi erano veramente tanti, compresi quelli in denaro per un totale di 5 mila euro distribuiti sul podio. Gli altri erano premi molto importanti, tra cui canne da pesca di grande prestigio (Artico personalizzate da Deprado Custom Rods, Italcanna, Everol/Paolo Sciascia, Tica, Mast Fish, mulinelli Alutecnos, portacanne Maretecnico, Nautica Allegra, zattera 6 posti dell’Arimar by Gruppo Med, Boca Grip by Pratiko e tante bottiglie di pregiati vini di Casale del Giglio, anch’esso partner dell’evento sin dal suo inizio.

La Tuna Cup Anzio 2019 si è svolta su due giorni come da programma, sfatando un po’ le pessime previsioni meteo che sembravano dover pregiudicare il tutto. Il primo giorno condizionato un po’ da onda lunga e sole e il secondo con mare più calmo fino alle 14 quando, una perturbazione monitorata di continuo e in arrivo, ha costretto l’Organizzazione ad anticipare di mezz’ora il rientro in porto. Poco male, la sicurezza innanzitutto. Gli strike si sono verificati a blocchi. In certi momenti due/tre in contemporanea, poi il silenzio radio assoluto, per poi riprendere nuovamente con pluricatture.

Ma la gara, oltre che in mare, ha sempre avuto il suo seguito a terra. Il venerdì, post briefing con la cena di gala, il sabato, post gara, con un rinfresco offerto da Suzuki Marine, un AB1 Time e un incontro con Antonello Salvi del Garmin Fishing Team. Infine la domenica con un’esibizione di Show Cooking dello chef Fabio Scali, un rinfresco sontuoso organizzato da Zero Miglia, Gusto di Buccolini, Il Maritozzaro, Gelateria Fornai e i vini de Il Casale del Giglio. In palio anche un Trofeo Suzuki, voluto dallo staff di Suzuki Italia in palio tra gli equipaggi che montavano motorizzazioni Suzuki. Se lo è aggiudicato l’equipaggio Net Tuna Team. A consegnarlo nelle mani dei vincitori Paolo Ilariuzzi, general manager di Suzuki Marine Italia.

Un altra caratteristica del Tuna Cup Anzio 2019 è che alla fine anche l’ultimo equipaggio viene premiato con una targa ricordo, ma anche con premi estratti a sorte e può capitare (e capita) che l’ultimo si aggiudichi un premio di grande valore. L’importante è che tutti portino a casa qualche cosa, bambini compresi, grazie al lancio di gadget Suzuki, Garmin e AB1 effettuato durante le fasi della premiazione. Premio speciale, in denaro, anche quello messo in palio dal porto Marina di Nettuno insieme a Francesca e Cristina Nicolai, ossia il 3° Memorial Pierino Nicolai, vinto dall’equipaggio Team Macchianera.

Oltre 250 le persone presenti nel parterre durante la premiazione, un bel colpo d’occhio, un applauso per chiunque salisse sul palco a ricevere o premiare, come nel caso del Maresciallo di Circomare Anzio Raffaele Paone, del Presidente del porto Marina di Nettuno Ugo Lori, dell’Amministratore Delegato del porto Marina di Nettuno Ugo Nuzzi. Massiccia anche la presenza dei media, con i migliori magazine attualmente sul mercato (edicola e web), tra cui anche noi di BoatMag. Infine, un plauso anche a tutti gli sponsor e partner che hanno reso possibile la Tuna Cup Anzio 2019: Suzuki Marine, Garmin, Ab1, Deprado Custom Rods, Artico, Alutecnos, Tica, Lineaeffe, Top Game, Pratiko, Maretecnico, Italcanna, Mastfish, Zambo Fishing, Everol, Paolo Sciascia, Marlyn Pesca, Tomasi, Verde&Pesca, Nautica Allegra, Arimar, Rimessaggio Anzio, La Taverna Del Pesce, Starfishingtv, Radio Omega, Il Nostro, Fraschetta Del Mare, Ristorante Zero Miglia, Casale Del Giglio, Il Maritozzaro, Gelateria Fornai, Fabio Scali Personal Chef.

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