Articolo di Luca Frigerio - Test di Philip Greenberg

Ecosostenibilità e sportività sono due concetti contrastanti ma, in una comunità sempre più attenta alla salute del nostro pianeta, è diventato necessario trovare un modo per offrire prestazioni a minor impatto ambientale.

Nuovo Azimut S7 visto dall'esterno.

È proprio in questa direzione che Azimut Yachts ha lavorato per sviluppare una nuova generazione di barche, che passa anche attraverso il restyling di barche già presenti in gamma, e il primo modello a rinnovarsi è il nuovo Azimut S7 con i suoi 21,68 metri.

Questo yacht rivela infatti una natura "eco-sportiva", che promette consumi più contenuti a fronte di una velocità massima di oltre 35 nodi.

Come naviga l'Azimut S7: ecco il nostro test

Possiamo subito dire che al timone l’Azimut S7 offre una visione chiara verso l’orizzonte e le zone circostanti la barca.

Abbiamo navigato su un mare che ci contrapponeva onde di circa 30 centimetri, quindi un mare sostanzialmente calmo, su cui è certamente facile parlare di pieno controllo della barca in navigazione, però questo tipo di condizioni offre anche l’occasione di osare un po’ di più nelle accostate e nei repentini cambi di direzione, per mettere a vera prova la reattività della carena.

Una prova che su uno yacht come l’Azimut S7, che è dotato di una propulsione a triplo pod Ips di Volvo Penta e che, oltre a un baricentro più basso a favore di una maggiore stabilità ha anche tutta la sovrastruttura in carbonio per alleggerire il peso e aumentare la reattività ai comandi, si è dimostrata positiva e anche divertente.

Nuovo Azimut S7 in navigaizone.

La barca ha infatti reagito bene e in modo fluido alle accostate a tutta inclinazione e anche nei passaggi veloci da un bordo all’altro il movimento è molto rapido, ma decisamente morbido.

E mentre ci si diverte al timone, sempre grazie ai motori Ips, si apprezzano anche i bassissimi livelli di rumorosità e di vibrazioni, che diventano quasi impercettibili con la porta del salone chiusa.

I 2400 cv nominali del trittico Volvo Penta D13, ma potenziati a 3150 dal sistema Ips1050, portano in planata questo quasi 22 metri in 12,5 secondi e lo spingono a ben 37 nodi di velocità massima a 2300 giri/minuto, che da zero si raggiungono in 29 secondi.

A questo regime il consumo è di 463 litri/ora, non tantissimo se si considera che i motori da alimentare sono tre, ma comunque un consumo di cui tener ben conto nel caso in cui si volesse programmare di navigare a lungo alla velocità massima.

Nuovo Azimut S7 in navigazione.

Ma alla fine su nessun mezzo a motore si viaggia mai costantemente alla massima potenza, e nel nostro caso al di sotto della soglia massima i consumi si abbattono decisamente.

Se si desidera ugualmente andare spediti alla meta, basta infatti scendere di appena 200 giri, lasciando sul piatto sei nodi soltanto, per risparmiare ben 121 litri/ora navigando a 31 nodi, che è comunque una velocità ragguardevole in proporzione ai 22 metri di lunghezza e ai 46.000 kg di dislocamento a pieno.

I regimi di crociera è bene andare a cercarli nel range fra i 1.500 e i 1.900 giri/minuto, che equivalgono a velocità comprese fra 19 e 26 nodi, con consumi che vanno da 171 a 269 litri/ora (nella tabella in fondo c’è tutto il dettaglio dei dati).

Un'evoluzione di design, tecnologia e performance

La nuova versione dell'Azimut S7 ha fatto il suo debutto ufficiale a gennaio 2023 al Salone di Düsseldorf, una fiera che evidentemente ha un legame particolare con questa barca, perché, curiosità, anche il primo S7 aveva esordito a Düsseldorf nel 2018.

Le forme e le proporzioni sportiveggianti riprendono quelle del modello passato ma, grazie al progettista Alberto Mancini, il design degli esterni è stato rinfrescato per offrire un prodotto più moderno e attraente.

Le vetrate sullo scafo, che danno luce al lowerdeck, sono ora molto più ampie e composte da un’unica superficie, che rende l’aspetto più curato e filante.

La stessa soluzione estetica è stata ottimizzata anche per la tuga, che ora è caratterizzata da linee più sinuose ed eleganti.

Rilassarsi in ogni dove negli spazi esterni dell'Azimut S7

Che sia a prua o a poppa del ponte principale oppure sul sundeck (dove è anche presente la seconda postazione di comando), gli ospiti possono sfruttare ampie zone con divani e prendisole per rilassarsi all’aperto.

Già in pozzetto si trova tutto, poiché quest'area è divisa in due zone: quella più a poppa con il suo prendisole en plein air, e un'area comunicante con il salone grazie alla porta a vetri a scomparsa, che è allestita con una dinette ad angolo protetta dalla propaggine dell'hardtop.

La dinette in pozzetto e il salone del nuovo Azimut S7.

Il salone, pur quando si decide di tenerlo chiuso, rimane comunque un ambiente proiettato verso l'esterno, perché è contornato da vetrate, che si estendono su tutto il perimetro senza soluzione di continuità.

L'arredo si compone di una dinette poppiera sul lato di sinistra, a cui segue la cucina circoscritta in un area semi indipendente a prua, e da un mobile di stivaggio a dritta integrato dietro la postazione di comando. Lo stile crea un'atmosfera molto fresca e pulita, grazie alle tonalità chiare dei legni e tessuti.

Il Salone del nuovo Azimut S7.
La plancia di comando del nuovo Azimut S7

L'Azimut S7 si configura nella categoria dei cruiser hardtop, ma è molto più vicina a una barca flybridge, perché sebbene sopra il tettuccio si sviluppi un'area completamente allestita a living, come ci si aspetta da un 22 metri anche di impostazione sportiva, non c'è la sezione apribile, e questa è l'unica barca della gamma S a non averla.

Lo sportfly del nuovo Azimut S7.

Un altro living all'aperto, infine, si trova nella classica posizione prodiera, allestita con un esteso prendisole e un divano a tutto baglio, fatti salvi i due passavanti laterali, servito da un tavolino quadrato.

Il prendisole di prua del nuovo Azimut S7.

Più spazio sottocoperta grazie anche ai motori Volvo Penta Ips

I motori Volvo Penta Ips portano benefici non solo in termini di prestazioni, ma anche di ottimizzazione delle volumetrie interne, perché oltre a essere più compatti, vengono anche montati in posizione più arretrata rispetto alle linee d'asse, a tutto vantaggio di una maggiore disponibilità di volume da sfruttare per la zona abitativa.

Sul ponte sottocoperta l'Azimut S7 può dunque disporre di quattro cabine e tre bagni, più una cabina doppia per l’equipaggio e un garage posizionato a poppa in grado di ospitare fino a due water toys.

Azimut S7 - Layout sottocoperta.

La suite armatoriale è a centro scafo e si estende per tutti i 5,15 metri di larghezza. Il letto è posto per baglio a ridosso della murata di sinistra, così da sfruttare quella di dritta per lo sviluppo di un divano lineare. Lungo la murata poppiera, invece, si estende il grande bagno e la cabina armadio.


Scopri anche l'ammiraglia della serie S di Azimut Yachts, il Grande S10


La cabina armatoriale del nuovo Azimut S7.

Quando la potenza va di pari passo con l'efficienza

Come anticipato, i progettisti sono riusciti a sfruttare al massimo i volumi dello scafo e ad ampliare gli spazi abitativi del nuovo Azimut S7.

Questo grazie anche alla collaborazione con Volvo Penta, che ha fornito una tripla propulsione Ips più compatta.

Come ormai si sa, questa soluzione è caratterizzata da pod posizionati sotto la poppa con l’elica rivolta verso prua che, ruotando sul proprio asse, ha funzione sia di governo che propulsiva.

Vista subacquea dello scafo di una barca con tre pod Ips Volvo Penta.

Tutto ciò ha permesso di ottimizzare il dimensionamento e il posizionamento della sala macchine, che è più verso poppa, lasciando così più spazio per l'area abitativa a proravia.

In sala macchine ci sono tre motori D13 da 800 cv Ips1050, che consentono di raggiungere una velocità massima calcolata dal cantiere di oltre 35 nodi e una di crociera di circa 27 nodi.

Motore Volvo Penta D13 da 1000 cavalli con il pod Ips1250.
Il motore Volvo Penta D13 da 800 cavalli con il pod Ips.

Le prestazioni, quindi, come abbiamo visto non mancano su questo yacht eco-sportivo, che si fa distinguere anche per altre qualità.

Infatti, la sovrastruttura dell’Azimut S7 è in fibra di carbonio: questo materiale, a differenza di altri compositi, ha permesso di abbassare l’ago della bilancia rispetto alla passata generazione e di abbassare l’effetto di rollio di circa il 15%.

Tecnologia di ultima generazione per il nuovo Azimut S7

Il nuovo Azimut S7 non delude neanche sul fronte tecnologico, dove prevede sistemi di ultima generazione a supporto del driver.

Il nuovo Azimut S7 in navigazione.

Tra le funzionalità principali c’è l’Active Trim Control per stabilizzare al meglio l’assetto durante la navigazione.

Poi c'è il sistema di monitoraggio e controllo sviluppato da Garmin per tenere sott’occhio lo stato dell’imbarcazione anche a distanza, e l’Advance Joystick Control per facilitare il controllo della barca in manovra.

Azimut S7, la scheda tecnica

Lunghezza f.t.21,68 m
Larghezza5,15 m
Immersione sotto le eliche a pieno carico1,69 m
Dislocamento a pieno carico46.000 kg
Serbatoio carburante3.800 l
Serbatoio acqua dolce1.000 l
Cabine4 + 1 equipaggio
Motori3x800 cv Ips1050
Velocità massima35 nodi
Velocità di crociera veloce27 nodi

Il nuovo Azimut S7 in navigazione.

Azimut S7, i dati del test

Giri/MinutoConsumi (l/h)Velocità (Nodi)
600166.9
800327.2
10006010.5
130012014.2
150017119.2
170018520.7
190026926.1
210034231.2
230046337.1

Condizioni della prova

Mare con onde di 30 cm - Carena pulita - Persone a bordo: 6 - Carburante imbarcato: 1.260 litri (33%) - Acqua: 500 litri (50%) - Stabilizzatore Seakeeper acceso.


Clicca e guarda tutta la serie S sul sito ufficiale di Azimut Yachts


Saper guardare oltre il convenzionale, vivere il mare da un punto di vista totalmente opposto. Così nasce Amethyste, il concept sviluppato da Elena Nappi, progettista a Fincantieri di Trieste, che stupisce sotto ogni punto di vista.

È il progetto di un megayacht di 53 metri unico nel suo genere, che può rivoluzionare la nautica di lusso con una prospettiva “sotto-sopra”.

Il mare è bello fuori, con le onde, il contrasto con la terra e l’orizzonte lontano. Ma la magia e l’anima del profondo blu si trovano anche sotto la linea d’acqua, dove c’è la vita marina; e questo yacht a "effetto sottomarino" dà inizio a nuovo modo di navigare in crociera, portando alla scoperta del mare pure nelle sue parti nascoste.

Il bello di scoprire i panorami sott’acqua

Non capita spesso di vedere una barca che nasconde sotto la linea di galleggiamento gran parte delle sue forme. Per raggiungere questo obiettivo, la progettista italiana ha sviluppato una carena totalmente innovativa, sia dal punto di vista tecnico sia estetico.

Infatti, oltre ad un’accuratissima progettazione dell’opera viva (la parte di scafo immersa in acqua), c’è stato un intenso lavoro sulle forme e sulle linee dell’imbarcazione, per trasmettere ed esprimere la spigolosità della pietra, elemento naturale a stretto contatto con l'ambiente sottomarino.

In superficie sembra una normalissima barca, con i suoi ponti sopra il livello dell’acqua, ma in realtà questo yacht presenta un layout innovativo.

Anzitutto la carena, molto profonda e affusolata e di tipo dislocante, consente di ricavare spazi immersi sotto la superficie dell’acqua, che sono pensati per offrire viste sottomarine mozzafiato e ambienti di puro relax.

Amethyste, il megayacht di 52 metri che ha la carena con vista mare

Upper Deck e Main Deck si sviluppano ovviamente nella parte emersa di Amethyste ma, oltre alla cabina di comando e agli spazi prevalentemente armatoriali, a differenza di come siamo abituati, in queste zone superiori sono state posizionate anche le aree dedicate all’equipaggio.

È infatti il lower deck il vero cuore del concept di questo megayacht di 52 metri, nonché uno degli spazi più interessanti, perché se da un lato si articola la zona notte come avviene su tutte le altre barche (qui sono previste cinque cabine), dall'altro lato sviluppa anche tutte le aree dedicate al relax e alla vita giornaliera, con vista sottomarina.

Il progetto firmato dalla progettista italiana affascina per le soluzioni strutturali tese a offrire una nuova concezione di “vita di mare”, ma c’è stato anche un accurato lavoro sul design e sui materiali per integrare questo megayacht di 52 metri con l’ambiente sopra e sotto l'acqua.

Prima di tutto, il teak sintetico di colore viola rompe completamente gli schemi; poi lo scafo è composto da due blocchi differenti, uno superiore (opaco) e uno inferiore (vetrato).

Questo risultato è stato reso possibile grazie a delle speciali pellicole adesive elettriche Lcd oscuranti che, poste sui vetri, sono in grado di essere accese e spente trasformando la trasparenza per garantire privacy quando l’imbarcazione è ferma.

Lunghezza da megayacht, navigazione a bassa velocità

Le dimensioni effettive di questo concept sono solo state stimane, infatti, per ora il progetto ha preso forma solo in digitale.

La lunghezza fuoritutto di 52 metri conferma che l’idea nasce da un’analisi comparativa e funzionale fra imbarcazioni di queste dimensioni e semi-sommergibili, barche a scopo turistico utilizzate sempre più spesso in zone turistiche balneari.

Fatte le prime stime in termini di lunghezza e dislocamento, la progettista Elena Nappi ha potuto immaginarsi anche una possibile propulsione che, come l’affascinante design sommerso, tiene conto dello stretto legame tra nautica e ambiente.

Motore ibrido pulito al 100% con il biocarburante Matrol-Bi

L’idea è di equipaggiare il prototipo Amethyste con un powertrain Hydropack Hybrid Diesel, composto dalla sinergia di un motore a gasolio da circa 180 cv (132 kW) e un elettrico da 43 cv (32 kW) .

Valori piuttosto bassi per la categoria: la velocità massima è stimata intorno agli 8 nodi, ma per uno yacht di 800 tonnellate o si ha una carena davvero super efficiente o è improbabile riuscire a muovere questa stazza con così poca potenza.

In ogni caso, dal punto di vista concettuale, a seconda delle condizioni del mare e della richiesta di potenza, questo sistema permette di sfruttare la spinta e la velocità del propulsore diesel e, al tempo stesso, la silenziosità e l’impatto zero dell’elettrico.

Infatti, l’imbarcazione può passare da una modalità all’altra mentre è in movimento, così da navigare attraverso aree marine protette senza impatto sull’ambiente.

In più, il motore endotermico sarà anche in grado di sfruttare come alimentazione un combustibile di origine vegetale, il Matrol-Bi, che in caso di dispersione accidentale nell'ambiente si biodegrada in pochi giorni non lasciando tracce.

I primi dati tecnici di Amethyste

Lunghezza f.t.53 m
Larghezza8,40 m
Immersione5,30 m
Dislocamento800.000 kg
Motori1x180 cv diesel + 1x43 cv elettrico
Velocità massima8 nodi
Persone imbarcabili18
Cabine5

Guarda anche il concept di un altro yacht sottomarino, sempre ad opera di Elena Nappi


Yamaha apre il 2023 con una nuova generazione di motori fuoribordo di alta potenza: si tratta dei nuovi Yamaha V8 XTO da 400 e 450 cv, nella gamma Premium, e dei fuoribordo da 150 e 200 cv, nella gamma High Power.

Quando si parla di performance, la casa dei tre diapason non si tira indietro e per il 2023 rafforza la gamma con due nuovi fuoribordo dedicati a chi cerca cavallerie importanti.

Dopo il debutto nel 2018 dello Yamaha V8 XTO da 425 Cv, il marchio giapponese ha sviluppato ancora il progetto delle alte potenze, che punta ancora più in alto e raggiunge quota 450 cv.

Yamaha V8 XTO da 450 cv.

Il top della famiglia, ovvero la gamma Premium, introduce nuove tecnologie per migliorare l’efficienza su tutto l’arco di utilizzo e sarà affiancato anche da una versione da 400 cv, che ne condividerà la tecnologia.

A queste novità si aggiungono anche quelle nel segmento High-Power, che vede l'introduzione di un nuovo Yamaha da 150 cv e uno da 200 cv.

Tutte novità che saranno disponibili a partire dal terzo trimestre del 2023, quindi entreranno a far parte della gamma della stagione 2024.

Yamaha V8 XTO: più potenza e maggior efficienza per le due belve di Iwata

Caratterizzati ora da linee più snelle e moderne, i nuovi Yamaha V8 XTO garantiscono un rapporto peso/potenza ottimale che, grazie a una coppia maggiore, sono indicati per imbarcazioni di più grosse dimensioni rispetto alla passata versione da 425 cv.

Yamaha V8 XTO da 400 cv.

I tecnici di Iwata hanno però fatto un lavoro a tutto tondo per migliorare le prestazioni e la praticità di utilizzo e manutenzione, a partire da un nuovo alternatore a potenza elevata, che consente alle batterie a bordo di ricaricare più rapidamente e quindi all’armatore di utilizzare più dispositivi contemporaneamente.

Per contenere gli ingombri, il Digital Electric Steering è stato inglobato nel blocco: questa tecnologia di timoneria senza cavo, bensì elettrica, oltre a promettere una grande precisione sul timone e a ridurre i tempi di spurgo, offre ancora più spazio nello specchio di poppa, a tutto beneficio del comfort e dell’estetica.

Yamaha V8 XTO da 450 cv.

Sul fronte della manutenzione, invece, i nuovi Yamaha V8 XTO consentono di cambiare l’olio in acqua, scelta tecnica per semplificare l’operazione e per evitare di dover alare l’imbarcazione.


Leggi anche la nostra prova del Lomac GranTurismo 14.0 con tre Yamaha V8 XTO da 425 cv


Potenze intermedie con la tecnologia da top di gamma: ecco i nuovi fuoribordo da 150 e 200 cv

Come anticipato, si è rafforzata anche la gamma degli High-Power con l’arrivo di due nuovi fuoribordo da 200 cv e 150 cv, entrambi basati su un blocco quattro cilindri in linea 2.8 litri.

Lo stile della calandra si ispira a quello dei più maturi V6, ma gli aggiornamenti più grandi sono quelli che non si vedono.

Nuovi Yamaha 2023 da 200 cv

Prima di tutto, queste due novità supportano la più recente tecnologia di sterzo elettroidraulico (EHS) che promette una migliore esperienza di guida e una minor sensazione di peso sul timone.

Entrambi possono anche essere equipaggiati con il più classico cilindro idraulico integrato, così che le nuove unità si adattino a un maggior numero di imbarcazioni.

Per gli amanti della pesca e dei sistemi di assistenza alla navigazione, il collegamento con le funzionalità di controllo Helm Master EX è stato semplificato e, di serie, è presente il TotalTilt, che consente di alzare o abbassare automaticamente i fuoribordo senza dover per forza tenere premuto il pulsante per tutto il movimento.


Leggi anche: Yamaha migliora il sistema Helm Master EX per una navigazione ancora più facile


Nuovi Yamaha 2023 da 150 cv

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La strategia di crescita di Suzuki entro il 2030 parte nell'immediato dalla micro nautica con un primo fuoribordo full electric per piccole barche previsto nel 2024, per proseguire con cinque nuovi fuoribordo alimentati con carburanti più puliti, fino a liberarsi totalmente del carbonio, ma questo entro il 2050 in Europa e il 2070 in India.

Suzuki è uno dei grandi costruttori che negli ultimi anni si è più impegnato nella riduzione dell'inquinamento.

Ne sono un esempio l'abbattimento delle emissioni e dei consumi negli attuali fuoribordo e al debutto del semplice ma efficace sistema Micro Plastic Collector, per raccogliere le microplastiche sospese nell'acqua durante la navigazione.

Piccoli e concreti passi verso un utilizzo più pulito dei motori, ma ora è arrivato il momento di fare un bel salto in avanti e lanciarsi a pie' pari nell’era dell’elettrificazione con un nuovo motore fuoribordo a zero emissioni.

Arriverà nel 2024, ma l'obiettivo del piano di crescita di Suzuki entro il 2030 è quello di arrivare ad avere una diffusione di almeno il 5% di motori elettrici nel suo parco circolante mondiale.

Tutto parte dalla micro nautica, dove il full electric ha un futuro più concreto

La rivoluzione dell’elettrico è iniziata anche nel mondo della nautica e si vedono già sul mercato diversi modelli equipaggiati con motori full electric, ma con grosse batterie al litio che, se non inquinano nell'immediato, possono comunque rappresentare un grosso problema quando arriva il momento del loro smaltimento a fine vita.

La transizione verso una navigazione più efficiente, quindi, non è del tutto semplice e di certo non può partire dai grandi yacht, almeno finché l'immagazzinamento dell'energia elettrica dipenderà dall'attuale tecnologia degli accumulatori con la loro limitata autonomia.

Una situazione evidentemente ben chiara a Suzuki, che ha diviso la sua transizione verso il green in due strade: l'elettricità per i piccoli fuoribordo, i carburanti più puliti per i motori di grande potenza.

Se sul fronte dei motori entrobordo la soluzione più concreta sembra quella dell’ibrido, la propulsione 100% elettrica trova sicuramente più spazio nella micro nautica, cioè quella che naviga su laghi e fiumi, dove bastano piccoli motori fuoribordo.

Honda, Mercury e Yamaha hanno già presentato un proprio fuoribordo elettrico per soddisfare questo tipo di esigenze, ma Suzuki non si sta facendo attendere e si prepara al debutto nel segmento dei fuoribordo elettrici con una novità prevista per il 2024 e altre in arrivo entro il 2030.

La casa di Hamamatsu ha rilasciato pochissime informazioni in merito al nuovo fuoribordo elettrico che sta sviluppando, ma possiamo già fare qualche considerazione in merito a quanto è stato dichiarato dal costruttore stesso.

Non è ancora previsto in quale periodo del 2024 sarà presentato il motore, ma nel frattempo non è escluso che nei prossimi saloni nautici si possa incappare in qualche anticipazione, dove magari si potrà cominciare a vedere il prototipo.

Di certo si parla di un piccolo motore fuoribordo elettrico da utilizzare in acque dolci, quindi dove sono necessarie potenze tra i 3-4 cv e i 40 cv.

Lunga vita ai grandi fuoribordo con i carburanti a zero emissioni

La strategia sostenibile nei piani di Suzuki entro il 2030 non riguarda solamente i piccoli fuoribordo elettrici: per i motori di grandi dimensioni gli ingegneri stano valutando la possibilità di sfruttare carburanti, sì, a zero emissioni, ma solo di quelle inquinanti, come il co2, cioè l'anidride carbonica.

Una soluzione molto appetibile già adottata da grandi costruttori di quattro ruote come Porsche, che ha da poco avviato la produzione di carburante sintetico nel proprio stabilimento in Cile, oppure Eni con il gasolio ecologico HVOlution.

Quest’ultima novità è già disponibile in molti distributori sulle nostre strade e nasce dalla lavorazione di materie prime rinnovabili e da scarti e residui vegetali.

E sulla stessa scia si sta muovendo Suzuki che, puntando al biogas, intende rendere i propri motori fuoribordo totalmente svincolati dalle emissioni di carbonio entro il 2050 in tutto il mercato giapponese ed europeo ed entro il 2070 in India.

Il carburante pulito è la strada da affiancare ai motori full electric

Come abbiamo visto, il motore full electric nella grande nautica non è, almeno per il momento, la soluzione più efficace per azzerare l'inquinamento durante la navigazione, ma le strade per abbattere totalmente almeno le emissioni inquinanti ci sono e quella che intende percorrere Suzuki è quella del biogas.

La casa di Hamamatsu ha infatti messo il piede nel business del biogas derivato dai rifiuti organici, che si producono negli allevamenti rurali del settore lattiero-caseario, estremamente diffusi per esempio in India.

A differenza del Gpl (che deriva dal petrolio) questo tipo di gas è infatti naturale ed è perfettamente adattabile ai motori già esistenti con tecnologia CNG (Compressed Natural Gas), cioè quelli che funzionano a metano.

Suzuki già li produce, e addirittura rappresentano circa il 70% del mercato delle auto a metano in India, così ha firmato un accordo con l'agenzia governativa indiana National Dairy Development Board e Banas Dairy, il più grande produttore di latticini in Asia, per la verifica del biogas.

Stessa iniziativa Suzuki l'ha avviata in Giappone, dove ha investito nella Fujisan Asagiri Biomass LLC, che il biogas lo produce dagli allevamenti di bovini.

I limiti dell’elettrico sulle grosse imbarcazioni

Nella nautica da diporto non ci sono ancora leggi restrittive che impongono limiti in termini di emissioni di CO2, ma molti cantieri si sono o si stanno comunque impegnando per offrire alternative ai motori endotermici, alimentati a benzina o a gasolio.

Le grandi barche con motori completamente elettrici possono essere una scelta interessante per chi le utilizza per brevi tragitti e ha la possibilità di ormeggiarla vicino a un punto di ricarica, ma ci sono ancora grossi limiti che stanno frenando l’ascesa di questi powertrain.

Infatti, i tempi e i costi di ricarica di un’imbarcazione elettrica, tenendo anche conto della scarsa autonomia in confronto a un modello tradizionale, rendono questi sistemi ancora poco attraenti per molti armatori e costruttori.

Pensate che, con la presa domestica, la batteria da circa 10 kWh di un'auto ibrida plug-in impiega circa 9 ore per ricaricarsi, mentre quella di un'auto elettrica da 64 kWh richiede anche due giorni interni.

Ovviamente, per rendere più efficiente questa modalità di ricarica sono necessarie torrette dedicate da oltre 150 kW, che ridurrebbero i tempi di attesa a meno di un'ora.

La rete però è ancora molto limitata nelle strade, figuriamoci nei porti dove uno yacht dovrebbe immagazzinare energia nell'ordine delle 50 volte superiore a quelle di un'automobile... Tradotto, significa attendere comunque quasi due giorni in modalità di ricarica rapida.


Leggi di più nel nostro articolo sul Suzuki Micro Plastic Collector, il motore che pulisce l’acqua


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Quella "R" che fa la differenza: dieci cilindri a V, 5.7 litri di cilindrata e 400 cv per l’ultimo mostruoso Mercury Racing V10 400R, che celebra il cinquantesimo anniversario del reparto ad alte prestazioni più famoso della nautica, quello di Mercury Racing.

F1 H2O, off-shore o catamarani. Quando si parla di motorsport nautico, Mercury è in prima linea. Il marchio americano specializzato in propulsori fuori e entrobordo festeggia quest’anno il 50esimo anniversario della divisione Racing.

Un traguardo importantissimo che l’azienda ha deciso di festeggiare con una novità da 400 cv e con un evento estivo aperto a tutti gli appassionati per immergersi nella storia e nella passione a stelle e strisce.

Migliorie a tutto tondo per il nuovo Mercury Racing V10 400R

Il cuore pulsante del nuovo fuoribordo Mercury Racing è un blocco da 10 cilindri a V, che prende il posto del vecchio 6 in linea.

Il frazionamento più elevato, abbinato a una cubatura di ben 5.7 litri, offre diversi vantaggi, tra cui una maggior coppia ai massi e medi regimi e un allungo (6.000-6.600 giri/min) ancora più grintoso per planare sull’acqua a velocità superiori agli 85 nodi.

Grazie alle tecnologie più recenti, i tecnici del brand americano sono riusciti a garantire il massimo range di potenza anche con benzine di scarsa qualità: il risultato sono quindi 400 cv alimentati con un minimo di 87 ottani.

Ogni dettaglio tecnico è stato sviluppato per ottenere il top delle performance, come ad esempio il corpo farfallato da 92 mm che respira grazie a una cassa filtro dedicata e studiata per ottimizzare i flussi dell’aria in tutte le condizioni.

A conferma di un prodotto fruibile e pronto a esaltare le caratteristiche di ogni imbarcazione sportiva, il nuovo Mercury Racing V10 400R può essere equipaggiato con due differenti varianti di piede che, anche se hanno la scatola del cambio con lo stesso ratio (1.60:1), offrono un diverso comportamento dinamico.

La 5.44HD è stata pensata per barche multimotore più pesanti, che richiedono un’elica più sommersa e beneficiare di un maggiore sollevamento di poppa. La Sport Master, invece, si fa notare per una forma tagliente, come quella dei motoscafi da corsa, e per questo è destinata a barche in grado di superare gli 85 nodi.

Offerta in due varianti di colore, bianco o nero, questa novità sarà disponibile in quattro lunghezze: 20”, 25”, 30” e 35”.


Guarda anche nel nostro articolo come sono fatti i nuovi Mercury V10 per il diporto


Tre giorni a contatto con i mostri della velocità nella Mercury Racing Midwest Challenge

Se siete appassionati di nautica e, causalmente, quest’estate vi trovate in vacanza sul continente americano, allora non potete perdervi la Mercury Racing Midwest Challenge. Questo festival all’insegna delle prestazioni su acqua si terrà dal 11 al 13 agosto a Sheboygan, in Wisconsin.

Durante i tre giorni dei festeggiamenti per il cinquantesimo compleanno del reparto Racing di Mercury Marine, i partecipanti potranno vivere il passato e il presente del brand ammirando da vicino e in azione le più veloci imbarcazioni sul pianeta motorizzate Mercury come i motoscafi della UIM Class 1 World Championship, gli F1 Powerboat Championship e molti offshore che spesso gareggiano sulle acque del lago Michigan.

Un’occasione imperdibile per vivere a 360° la propria passione e il legame con il costruttore americano. Maggiori dettagli verranno forniti nel corso della primavera.

Le cinque decadi di successi di Mercury Racing

Tutto ebbe inizio nel 1947, quando un motoscafo spinto dal nuovo fuoribordo Kiekhaefer Mercury Lightning vinse la gara di categoria durante la dura maratona di 130 miglia da Albany a New York. Questo successo fece capire a Carl Kiekhaefer il potenziale di marketing offerto dalle corse e nel giro di qualche anno la voglia di primeggiare su avversari come Evinrude e Johnson divenne una vera e propria ossessione.

Ufficialmente, il reparto Mercury Racing nacque nel 1973 con il nome di Mercury Marine Hi-Performance Products Department. Qui veniva data assistenza tecnica sia ad amatori che a professionisti e venne sviluppato un V6 2.4 litri ad alte prestazioni.

Negli anni ’80 ci si lancia nell’era dei Superboats e anche il marchio americano intraprende un progetto dedicato agli off-shore: nel 1987 uno Scarab Wellcraft da 43 piedi spinto da due motori Lamborghini V12 8.9 litri MerCruiser Hi-Performance da 630 CV vince la Budweiser Challenge Cup, una sfida di 1.039 miglia lungo il fiume Mississippi da New Orleans a St. Louis.

La grande novità dell’ultimo decennio del XX secolo è il debutto del MerCruiser Hi-Performance 525SC, il primo motore marino sovralimentato e garantito prodotto in serie, ma nel 1999 non bisogna dimenticarsi che il Mercury Hi-Performance si è trasformato ufficialmente in Mercury Racing.

Nei primi anni 2000 si inizia a parlare anche di emissioni e Mercury risponde con l’OptiMax 200 XS, un V6 2.5 litri a due tempi che sfruttava una nuova tecnologia a basse emissioni con hardware collaudato in gara.

Una vera novità per il segmento, seguita poi dalle nuove eliche a 5 pale prodotte a controllo numerico per una massima precisione e dal primo fuoribordo a quattro tempi ad alte prestazioni.

Si tratta del Mercury Racing Verado 350 Sci, sei cilindri in linea 2.6 litri sovralimentato per un totale di 350 CV e supportato dal servosterzo e comandi digitali SmartCraft.

Le tecnologie avanzano in fretta, così come le prestazioni, e il costruttore americano tiene il passo con prodotti sempre più esagerati: nel 2010 arriva un nuovo entrofuoribordo dotato del Quad Cam Four Valve (QC4), un V8 turbocompresso da 9.0 litri e 1.350 CV, e nel 2015 il Verado 400R alza l’asticella dei fuoribordo quattro tempi.

Dopo soli quattro anni il 450R V8 sovralimentato da 4.6 litri porta le prestazioni dei fuoribordo ad un livello mai visto prima.

Anche nelle corse si inizia a pensare al basso impatto ambientale, ma senza compromettere le prestazioni.

Nasce così nel 2020 il progetto 360 APX, basato su un potente V8 a quattro tempi progettato specificamente per le barche che gareggiano nel campionato mondiale UIM F1H2O.

L’ultima pietra miliare risale invece all’anno scorso con Mercury Racing che entra a far parte dell'E1 World Championship come Official Propulsion and Propeller Partner, scelta che dà inizio allo sviluppo di un fuoribordo da competizione elettrico da circa 200 cv per una nuova serie di gare su circuito.


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Costruito interamente in alluminio dal cantiere italiano, il nuovo Wider WiLder 60 si presenta come un performance cruiser per divertirsi su un 18 metri (18,6 per l'esattezza) senza rinunciare all'agiatezza da superyacht. La prima unità sarà varata nel corso dell’estate 2023.

La nautica può essere ricerca del design, prestazioni per gli amanti della velocità o puro comfort per chi vuole godersi il mare in relax.

La fantasia dei cantieri e le tecnologie più avanzate hanno permesso anche di fondere questi tre concetti per dar vita a imbarcazioni “tutto fare”, di ogni genere e dimensioni, che sappiano soddisfare l’armatore in ogni contesto.

Il perfetto esempio di questa fusione è l’ultima creatura di Wider, il cantiere marchigiano che ha creato il WiLder 60: una vera e propria performance cruiser di 18,6 metri realizzata in alluminio e in grado di raggiungere i 40 nodi di velocità massima.

Cattiva fuori e cattiva dentro

La tinta grigio metallizzato non rende meno appariscente la presenza in mare di questa novità, anzi. La scelta della colorazione enfatizza il materiale con cui è stato realizzato l’intero scafo.

Render Wider WiLder 60.

La prua verticale rende molto elegante l’aspetto dell’imbarcazione, ma basta spostare lo sguardo verso poppa per assaporare la sportività estetica nascosta nei geni della nuova Wider WiLder 60. Le linee convergono sinuosamente e su quasi tutta la fiancata si estende una grossa presa d’aria in stile supercar, dettaglio aggressivo e seducente per gli amanti del genere.

Sportività e comfort a braccetto in nome della vita di mare

Gli elementi estetici taglienti e spigolosi vengono ripresi anche nella parte esterna abitabile: dalla lunga prua con il suo prendisole prende forma un parabrezza ben definito, un po’ primi anni ’90, da cui si estende un hard top con duplice funzione.

Prima di tutto, slancia ancora di più l’aspetto generale, ma al tempo stesso garantisce riparo nelle ore più calde.

Render Wider WiLder 60.

Riparata dal tetto rigido sorretto da una struttura di sostegno centrale c’è la postazione di comando e un salotto che funge anche da area pranzo.

Gli spazi sono stati studiati in nome dello stile, ma anche della praticità: grazie al camminamento laterale su entrambe le fiancate si può accedere tranquillamente anche a pura, mentre chi ama stare ancora più a contatto con il mare è stato posizionato un ampio letto prendisole a poppa, esattamente sopraelevato alla spiaggetta.

La nuova WiLder 60 si fa riconoscere anche al buio

Vista da dietro, soprattutto nelle ore notture, la WiLder 60 crea un effetto luminoso a contrasto con le scalinate molto moderno, stimolante e accogliente.

Render Wider WiLder 60.

E non potevano mancare le scuba lights per valorizzare lo spettacolo anche con i giochi di luce in acqua.

Il cantiere al momento non ha ancora diffuso foto della coperta e dettagli tecnici riguardo alle potenzialità prestazionali di questa novità, ma ci aspettiamo che in prossimità della data di varo avremo l’occasione di raccontarvi ancora di più sul nuovo WiLder 60.


Con il Widercat 92 si apre il mondo dei multiscafi ibridi di Wider


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Progettare e costruire uno yacht o una barca a vela richiede competenze e linee di produzione completamente differenti, motivo per cui molti costruttori sono specializzati su uno o sull’altro segmento.

Non è raro, però, vedere aziende lanciarsi in un nuovo progetto, lontano dai propri orizzonti e dal proprio know how, ma non per questo meno sorprendente e affascinante. È il caso del cantiere Italia Yachts, storico produttore di imbarcazioni a vela, che ora si lancia nella nautica a motore.

Render Italia Yacht IY 43 Veloce.

Nasce così il nuovo IY 43 Veloce, il primo modello a motore di Italia Yachts, che sa strizzare l’occhio anche gli amanti del vento e delle vele spiegate. Stile ricercato, spazio a bordo e prestazioni si fondono così in un’open di 14 metri equipaggiato con e 960 cv di potenza massima.

Italia Yachts IY 43 Veloce: stile ispirato alla barca a vela con la dinamicità dello yacht a motore

Su questo open stiloso di nuova generazione, il team design di Italia Yachts ha voluto mantenere un forte legame con il mondo della vela.

Lo scafo ha forme pulite e affusolate ed è realizzato per infusione, tecnica che garantisce il miglior rapporto peso/resistenza meccanica mediante l’impiego di fibre di vetro a modulo intermedio, resine poliestere e vinilestere con anima di Pvc ad alta e media intensità.

Render Italia Yacht IY 43 Veloce.

La prua alta del nuovo IY43 Veloce è enfatizzata da una doppia nervatura che si estende fino a poppa, disegnando una linea ben definita a tutta lunghezza.

Coperta walkaround con la possibilità di estendere il pozzetto

Se le forme dello scafo attirano le attenzioni per stile ed eleganza, l’hard top nero a contrasto con la tinta bianca richiama lo spirito di velocità e sportività del IY 43 Veloce.

Render del layout di coperta dell'Italia Yacht IY 43 Veloce.

Il parabrezza estremamente inclinato si integra il tetto rigido seguendo una linea sinuosa del profilo, come fosse disegnato dal vento.

In questa zona centrale protetta si sviluppa la postazione di comando, con guida a sinistra servita da due poltroncine, dietro cui si estende per baglio una ampio mobile bar/cucina.

Render della postazione di comando dell'Italia Yacht IY 43 Veloce.

Da poppa a prua il passaggio appare comodo attraverso tutto il camminamento perimetrale, che si mostra di buona larghezza.

E a proposito di larghezza, le murate abbattibili a poppa possono ampliare notevolmente il calpestio del pozzetto, oltre a offrire due belle piattaforme esposte all'acqua per un tuffo o per il semplice relax.

Render Italia Yacht IY 43 Veloce.

Una finezza nella disposizione degli arredi in pozzetto la si può notare dal fatto che la dinette è formata da due divani contrapposti e il tavolo centrale per poter essere spaziosa per 6-8 persone, ma al tempo stesso compatta per poterla mantenere comodamente sotto la protezione del tettuccio, mentre il prendisole si affaccia totalmente sulla piattaforma estensibile del pozzetto.

Sottocoperta due cabine e un bagno con diverse scelte di layout

Nel ponte inferiore non ci sono punti luce naturale, a esclusione del passauomo nella cabina prodiera. Con il supporto dello Studio Arbore & Partners per il concept degli interni, però, sono stati scelti dei materiali molto luminosi.

Render del ponte sottocoperta dell'Italia Yacht IY 43 Veloce.

Il layout prevede due cabine e un bagno, ma in diverse opzioni di scelta: armatoriale a prua e cabina doppia a poppa, oppure due matrimoniali con la possibilità per l'armatore di scegliere quale delle due tenersi per sé, visto che entrambe sono molto ampie.

In alternativa, si può anche scegliere il layout con una sola cabina a poppa e una zona living a prua, con la possibilità di trasformare la dinette in letto a due posti.

Render della cabina armatoriale dell'Italia Yacht IY 43 Veloce.
La cabina armatoriale a prua.

A tutta manetta con tre fuoribordo o due entrobordo

Stile e comfort non sono messi in discussione sul nuovo Italia Yachts IY 43 Veloce, che però deve farsi valere anche sul fronte delle prestazioni.

Per questo primo progetto “ad alta velocità”, gli ingegneri del cantiere hanno optato per una doppia configurazione: per gli appassionati del fuoribordo, la zona poppiera può essere equipaggiata con tre motori da 300 cv, ma a listino ci sono anche due entrobordo e due entrofuoribordo.

L’offerta di base dell'entrobordo si apre con un’accoppiata di motori Ips Volvo da 440 cv, ma c’è anche la possibilità di alzare il livello e salire a quota 480 cv. In alternativa ci sono anche due entrofuoribordo, sempre Volvo Penta, da 370 cv Il risultato è un 43 piedi che può navigare in un range di velocità tra i 35 ai 40 nodi.

Italia Yachts IY 43 Veloce, la scheda tecnica

Lunghezza f.t.14,00 m
Lunghezza scafo12,50 m
Larghezza4,15 m
Immersione0,80 m
Immersione max con i fuoribordo1,25 m
Dislocamento a vuoto10.500 kg
Serbatoio carburante1250 l
Serbatoio acqua160 l
Motori entrofuoribordo2x370 cv
Motori entrobordo2x440 o 480 cv
Motori fuoribordo3x300 cv
Portata persone12
Cabine2
Bagni1
Omologazione CeB

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Si prospetta come un'ottima alternativa al motore ibrido ed elettrico ed è di Volvo Penta che, in collaborazione con l'azienda inglese Cmb.Tech, sta sviluppando un kit di conversione dei motori per supportarli nell'alimentazione bifuel a idrogeno e diesel.

Già da molto tempo Volvo Penta sta guardando al futuro in un'evoluzione totalmente green, ma questa volta non si parla di elettrificazione.

Infatti, se da un lato la propulsione ibrida e la full electric rimangono ancora nei suoi obiettivi come il primo solido step verso una mobilità più pulita, dall’altro parlare di elettrico puro è al momento ancora troppo presto a causa dei problemi legati ai costi, all’autonomia e, soprattutto, alle reti di ricarica portuali.

Il costruttore svedese ha quindi avviato una collaborazione con l’azienda specializzata Cmb.Tech, per imboccare una strada completamente diversa ma altrettanto concreta: la doppia alimentazione per trasformare i motori in bifuel a idrogeno e diesel.


Leggi anche: Volvo Penta svela il suo primo powertrain ibrido (era il 2018)


Leggi anche: Volvo Penta sviluppa un’interfaccia per motori elettrici con oltre 100 esperti


Bifuel a idrogeno, una transizione che vuole correre più velocemente dell'elettrico

Le due società lavorano a stretto contatto già dal 2017 sempre con l’obiettivo di sviluppare un kit di conversione a doppia alimentazione e a basse emissioni di anidride carbonio.

La nuova partnership tra Volvo Penta e Cmb.Tech, infatti, tende ora ad accelerare lo sviluppo di tali soluzioni, sia per applicazioni terrestri sia per quelle marittime, dai progetti pilota fino all'industrializzazione su piccola scala.

Motore bifuel a idrogeno e diesel di Volvo Penta e Cmb.Tech.

Roy Campe, Chief Technology Officer di Cmb.Tech, ha affermato che: "Dai progetti iniziali di tecnologia dual-fuel abbiamo assistito a riduzioni delle emissioni di CO2 fino all'80%. È chiaro che la transizione energetica è una sfida importante per molti tipi di applicazioni”.

Continua Heléne Mellquist, Presidente di Volvo Penta: “Lo sviluppo in quest'area si sta muovendo rapidamente e con questa partnership vediamo una grande opportunità per esplorare ulteriormente e incentivare l'aumento dell'uso e della disponibilità delle soluzioni a idrogeno”.

Doppia alimentazione per spostamenti sostenibili e sempre sicuri

Esattamente come un’auto a Gpl o a metano, questo tipo di propulsione a doppia alimentazione permetterà di spostarsi o a idrogeno o a gasolio.

Motori diesel Volvo Penta D4 e D6.

Sarà quindi possibile navigare principalmente a emissioni pulite ma, nel caso ci fossero problemi di rifornimento, si potrà comunque contare sul buon vecchio diesel per proseguire nella navigazione.

Il nuovo sistema di iniezione dell’idrogeno verrà progettato e sviluppato presso il Technology and Development Center di Cmb.Tech a Brentwood, nel Regno Unito.

Volvo Penta, dal canto suo, fornirà i motori e contribuirà a ottimizzare il progetto per raggiungere la massima affidabilità e risparmio di emissioni.


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Vantaggi e svantaggi dell'idrogeno: cosa sappiamo

L’idrogeno è una soluzione poco diffusa, ma comunque molto interessante dal punto di vista dell’impatto ambientale.

Questo tipo di sostanza, altamente infiammabile, può essere sfruttata direttamente come combustibile (quindi iniettato in camera di scoppio con un principio simile a quello della benzina o del gasolio) oppure come elemento per produrre energia elettrica - e acqua come elemento di scarto -  attraverso le celle combustibili.

Il grande vantaggio è che, a differenza delle batterie, la ricarica dei serbatoi a idrogeno avviene come per il Gpl o il metano, quindi nel giro di pochi minuti presso punti dedicati.

Di contro, l’unico vero limite per ora sono le stazioni di ricarica, poco diffuse in Italia a causa dell’elevata pressione dell’impianto che richiede quindi un posizionamento strategico ai fini della sicurezza.

In ogni caso, è molto interessante vedere come, sia nel mondo auto (con la soluzione di celle a combustile, ad esempio la Toyota Mirai) sia nel mondo moto (con Kawasaki che ha mostrato a Eicma 2022 il primo prototipo di motore a iniezione diretta di idrogeno), questo tipo di alimentazione stia prendendo sempre più il largo e l’annuncio nella nautica del progetto firmato Volvo Penta è solo una conferma di come l’elettrico e la batteria non siano l’unica risposta per una mobilità più pulita.


Suzuki ha sfondato la soglia dei quattro milioni di motori fuoribordo prodotti dal 1965 a oggi. Ecco i punti salienti della storia della casa di Hamamatsu.

Suzuki è tra i principali produttori di motori fuoribordo oggi presenti sul mercato. La gamma del costruttore giapponese, infatti, è composta da varianti di potenza per un vasto range di dimensioni di barche, e si basa su un intenso sviluppo tecnologico per migliorare le performance, ridurre i consumi e, ora più che mai, per rispettare l’ambiente.

Una storia di quasi sessant'anni che proprio quest'anno, nel mese di ottobre, segna una tappa con numeri da record: dal 1965 Suzuki ha infatti prodotto ben quattro milioni unità, di cui due milioni solo negli ultimi 18 anni.

Una storia iniziata negli Anni ’60 con un piccolo fuoribordo da 5,5 cv

La casa di Hamamatsu ha due stabilimenti produttivi, uno in Giappone e uno in Thailandia, dove vengono assemblati i fuoribordo più piccoli, dai 2,5 ai 30 cv.

L’inizio dell’attività di Suzuki Marine, però, ha origini nel quartier generale di Takatsuka, dove 57 anni fa è iniziata la produzione del D55, il primo piccolo propulsore da 98 cc e 5,5 cv, che sorprende ancora per il design ricercato e le dimensioni compatte.

Nel 1979 l’attività produttiva si sposta a a Toyokawa (prefettura di Aichi) e nel giro di 10 anni la compagnia celebra la milionesima unità prodotta.

Questa forte crescita spinge l’azienda a espandersi e, a distanza di un altro decennio, viene inaugurata la sede su territorio thailandese a supporto dell’head quarter nipponico, operazione indispensabile per intensificare la produzione.

Quattro milioni di motori prodotti da Suzuki, sempre con grande attenzione all’ambiente

Nel 2008 viene tagliato il nastro al Marine Technical Center di Kosai, Shizuoka, città giapponese dove nel 2018 si sposta per la terza e ultima volta la catena di assemblaggio principale.

È proprio qui che vengono prodotti i fuoribordo di media e alta potenza, tra cui il top di gamma di Suzuki, il DF350A lanciato a giugno del 2017.

L’espansione del brand, però, non si è fermata e due anni fa è arrivato il Suzuki Marine Technical Center USA in Florida, mercato dove la nautica ad alte prestazioni ha un grande peso.

Oggi Suzuki è arrivata ai 4 milioni di fuoribordo prodotti e, anche se l’obiettivo principale è quello di trovare il bilanciamento tra performance e consumi, la casa di Hamamatsu ha concentrato gli sforzi anche verso una nautica più pulita e rispettosa della natura. Il sistema Suzuki Micro Plastic Collector è solo uno degli ultimi esempi.

suzuki fipsas partnership pesca

Leggi di più nel nostro articolo sul Suzuki Micro Plastic Collector, il motore che pulisce l'acqua mentre naviga


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Con la sua nuova ammiraglia, il cantiere americano membro del Gruppo Beneteau, si lancia in una nuova sfida: dare forma a una barca da crociera di 11 metri, in grado di offrire alte velocità, ma al tempo stesso una grande versatilità in termini di comfort e abitabilità.

Dall’esperienza accumulata in 60 anni di storia nel campo degli offshore nasce così il nuovo Wellcraft 355, caratterizzato da una linea "adventure" in puro stile Usa e da scelte tecniche per affrontare il mare in ogni condizione.

Spirito avventuriero, esaltato da una carena ad alte prestazioni

Wellcraft 355 in navigazione

Il look è molto aggressivo e si rifà a quello stile un po' nordico, che sta prendendo piede negli ultimi tempi, ovvero uno scafo piuttosto tirato e una tuga proiettata in avanti con il parabrezza inverso, quasi a voler mostrare un "assetto d'attacco".

Ispirandosi quindi ad un segmento sempre più amato dagli armatori, il cantiere ha lavorato accuratamente anche allo studio della carena, che ha affidato all’architetto navale Michael Peters.

Il risultato è un'opera viva che, oltre a elevate prestazioni in termini di velocità (quasi 50 nodi), promette stabilità e controllo anche con il mare formato, ma questo lo verificheremo presto quando andremo a provare il nuovo Wellcraft 355.

Wellcraft 355 in navigazione.

Spazio, comfort e praticità per una barca da crociera di 11 metri

All’esterno gli ospiti possono rilassarsi a prua, dove è presente un divano nel triangolo di prua e un prendisole con tre sdraio e relative imbottiture poggiatesta, che possono fare anche da schienale per un utilizzo come chaise-longue.

Il pozzetto, invece, prevede diverse opportunità: si può averlo tutto libero da ingombri, oppure con un divano a tre posti lungo lo specchio di poppa o, al suo posto, un mobile cucina completo.

La stessa versatilità la si ha anche all'interno del Wellcraft 355, dove la configurazione degli ambienti è personalizzabile a seconda delle esigenze.

La tuga offre infatti una bella area open space, con una dinette ad angolo, che può essere arricchita di sedute, estraendo gli strapuntini a scomparsa nella paratia di dritta e nell'apposito alloggiamento sotto i sedili del pilota e copilota. Un'altra seduta è ricavata sul lato di sinistra, dietro alla quale c'è il mobile cucina.

Tutto il perimetro della tuga è completamente vetrato, cosa che crea un forte legame degli interni con gli esterni.

Wellcraft 355, vista del salone da poppa.
Wellcraft 355, vista del salone da prua.

Un ambiente di classe e di ampio respiro sottocoperta

Il ponte inferiore sfrutta quasi metà lunghezza dell’imbarcazione verso prua, per ricavare una zona tutta dedicata alla notte.

Wellcraft 355, layout sottocoperta.
Wellcraft 355, cabina con letto matrimoniale a prua.

La cabina prevede infatti un letto matrimoniale e un "signor" bagno con doccia separata. In più, grazie alla possibilità di personalizzazione, il Wellcraft 355 può offrire altri due posti letto in più.

Tutti gli ambienti interni appaiono ben curati non solo nello stile dei mobili, ma anche nella ricerca di atmosfere accoglienti, come si può notare per esempio dalle luci a diffusione indiretta che sono state incastonate anche nei mobili.

Wellcraft 355, sezione di poppa della cabina.

Prestazioni ispirate al mondo degli offshore per il nuovo Wellcraft 355RESTAZIONI ISPIRATE AL MONDO DEGLI OFFSHORE

Gran parte dello specchio di poppa è occupato da tre possenti motori fuoribordo, ma ai lati del pozzetto restano comunque disponibili due aperture per agevolare il transito da e per il pozzetto.

Wellcraft 355 in navigazione.

Come già anticipato, questa novità del cantiere americano punta tanto alle performance e per questo gli ingegneri hanno equipaggiato il Wellcraft 355 con una tripla motorizzazione fuoribordo, che può essere Mercury o Yamaha, per un totale di 1050 cv (3x350 cv), che permette a questo cruiser hardtop di 11 metri di volare sull’acqua a una velocità massima di 50 nodi.

Wellcraft 355, la scheda tecnica

Lunghezza f.t.10,90 m
Lunghezza scafo10,70 m
Larghezza3,30 m
Dislocamento5278 kg
Serbatoio carburante999 l
Serbatoio acqua159 l
Motori3x300 o 350 cv
Wellcraft 355 all'ancora.

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Scopri tutta la gamma di barche Wellcraft sul sito ufficiale del cantiere (in inglese)


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