Controlli in mare, un progetto di legge dà il comando alla Guardia Costiera

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28 Ottobre 2014
Controlli in mare, un progetto di legge dà il comando alla Guardia Costiera

L’estate è passata, ma in proiezione futura, proprio in questo periodo il tema torna di grande attualità negli ambienti parlamentari ed è quello dei controlli in mare. In Commissione Difesa del Senato, infatti, è in discussione il progetto di legge che unisce tutti i corpi di polizia che operano in mare in un unico nucleo operativo sotto l’egida della Guardia Costiera.

Iniziative in questo senso ne erano già state prese, basti ricordare la direttiva firmata la scorsa primavera dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi (leggi qui), ma se in quel caso si parlava di coordinamento dei vari corpi di polizia autorizzati, questa volta invece si tratta di dare l’autorità di comando solo all’unica istituzione titolata a operare in mare, ovvero il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera, una branca della Marina Militare abilitata a svolgere compiti funzionali all’attività in mare per uso civile, attraverso 11.000 persone circa. Oggi in mare agiscono, con finalità che spesso si sovrappongono, anche Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, enti locali, Polizia Penitenziaria.

Guardia di Finanza

Lo schema operativo previsto è simile a quello della Coast Guard degli Stati Uniti e di molte altre nazioni con ampie zone costiere e prevede una convergenza di tutti i mezzi e del personale (su base volontaria) degli altri corpi che operano in mare sotto un unico comando e con una unica struttura, ma proprio in quanto corpo militare, pare però che la Marina Militare abbia posto delle opposizioni.

Massimo Perotti, presidente dell’Ucina si è detto stupito per il fatto che: “… nell’ultima audizione presso la Commissione Difesa del Senato la Marina Militare si sia dichiarata contraria, con l’intervento del Sottocapo di Stato maggiore, che ha ricordato come attualmente il corpo delle Capitanerie di Porto dipenda dalla Marina Militare. Ci auguriamo che il progetto di legge riesca ad avere un corso completo – conclude Massimo Perotti – e che per una volta si operi nella giusta direzione. Siamo convinti che il nostro settore ne avrebbe un giovamento diretto, che stabilirebbe un rapporto più trasparente tra chi va per mare in vacanza e chi controlla il mare”.

Certo, tutto ciò è orientato prevalentemente alla necessità di riduzione della spesa pubblica, però va detto che se a Palazzo agiscono perlopiù per spendig review, l’Ucina Confidunstria Nautica si fa sempre parte diligente per sensibilizzare i legislatori su quello che sono le problematiche dei diportisti, in modo da mirare leggi e decreti anche alla qualità della vita di chi va per mare per puro divertimento.

L’ultima notizia in questo è senso è che proprio in questi giorni l’Ucina ha fermato sul nascere una nuova tassa che, indirettamente, avrebbe colpito anche i diportisti. Nell’ambito della legge di “Semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca”, è stato presentato in Senato un emendamento che prevedeva un tributo di 200 euro pro capite all’anno per chi esercita l’attività di pesca da bordo di uno scafo a motore, quindi con il coinvolgimento di chi lo fa anche per sport.

Uomini che pescano

L’emendamento è stato poi ritirato grazie a una pronta attività dell’Ucina, che ha sensibilizzato il firmatario, il presidente della Commissione Ambiente del Senato - Marinello (NCD), e le istituzioni coinvolte sugli impatti per la filiera del diporto e della pesca sportiva.

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