Il Prestige 550 è il modello centrale nella gamma Flybridge del marchio francese. Una barca di successo, con numeri di vendita importanti. Quindi, se per il 2016 un aggiornamento c’è stato, è davvero di dettaglio.
Prestige 550, ovvero circa 18 metri, flybridge, dal marchio di lusso del gruppo Jeanneau. L'ammiraglia? Non proprio, visto che lo stesso brand offre modelli fino a 22,5 metri. Ma indubbiamente è uno dei modelli più importanti, che ha dato grande soddisfazione al cantiere in termini di vendita e apprezzamento generale. E mentre il marchio prosegue la propria espansione presidiando nuovi mercati e introducendo nuovi modelli (da poco è stato presentato il modello 680), vediamo cosa è cambiato, ma soprattutto cosa non è cambiato nel Model Year 2016 del Prestige 550.
Quando si parla di uno yacht da 18 metri, con un prezzo che gravita intorno al milione di euro, non si è abituati a parlare di grandi volumi di vendita. Ebbene, il Prestige 550 che stiamo provando è l'esemplare numero 108. Insieme alla versione S, ovvero quella hardtop, il 550 è arrivato a totalizzare circa 150 unità vendute. Sono davvero numeri di successo, non stupisce quindi che la sola novità per quest’anno sia l'introduzione delle (belle) finiture in rovere grigio già viste sul più grande 750. Dal punto di vista tecnico, i propulsori Cummins sono abbinati al joystick SmartCraft che comanda le trasmissioni Zeus, ovvero dei pods che possono ruotare in modo indipendente.
Il pozzetto del Prestige 550 è completamente riparato dal “cappello” del fly, quindi nessun prendisole sostituisce il grande divano di poppa. Una scala comoda e sicura porta al flybridge, tutto dedicato invece al sole: un solarium che definire grande è limitativo affianca la console nella parte di prua, mentre a poppa la grande dinette a L è completata da un frigorifero a pozzetto e dal mobile dietro i sedili di guida che ospita grill e lavabo.
Entrando in salone attraverso la doppia porta a specchio si incontra subito la cucina, sul lato di sinistra. Elegante nel nuovo rivestimento in grey oak, è anche decisamente completa, e offre un ampio frigorifero a colonna, piastre di cottura a induzione e forno. Ci spiegano che la soluzione di spostare verso il pozzetto l’intera cambusa è stata particolarmente apprezzata negli USA, che hanno un approccio molto conviviale alla navigazione. Un mercato, quello statunitense, che ha finalmente imparato ad apprezzare lo stile più raffinato delle barche europee e sta dando ottimi riscontri in termini commerciali.
Salendo un gradino si trova un divano a murata sul lato di dritta e la dinette a sinistra; la tv è a scomparsa in un vano sotto al parabrezza. La console di guida interna, gemella di quella del ponte superiore, è sul lato di dritta e presenta comandi ergonomici e una strumentazione completa.
Ci spostiamo sottocoperta scendendo una scala luminosa e ampia, degna di yacht più grandi, che conduce al corridoio della zona notte riservata agli ospiti (l’armatore ha un accesso dedicato alla propria suite). La terza cabina è sul lato di sinistra e offre due letti singoli, un armadio verticale e una buona altezza interna. Quella vip è a prua e oltre a un letto per due presenta due armadi laterali e soprattutto un vanity corner, fruibile sedendosi sul letto stesso: una soluzione sempre apprezzata dal pubblico femminile. Una porta interna conduce al secondo bagno, con box doccia separato e carabottino in teak. Lo stesso bagno è accessibile anche dal corridoio per servire la terza cabina.
Risaliamo, e apprezziamo la sicurezza data da un tientibene verticale imbottito in pelle. Come detto, la suite armatoriale ha un ingresso separato, da una scala di fronte alla cucina nel salone. Si entra in un ambiente raffinato, illuminato da due grandi vetrate ai lati: sulla murata di sinistra un “tea for two” diventa zona trucco sollevando uno specchio dal tavolino, mentre di fronte al grande matrimoniale si trova uno spazio a tutta larghezza che isola dalle altre cabine. Due porte laterali danno accesso rispettivamente alla cabina armadi e al locale bagno, mentre al centro si trova il box della doccia con ingresso da entrambe le parti.
Ci piace in generale la grande versatilità dell'ambiente notte, perché oltre a separare l'appartamento dell'armatore dalle cabine ospiti, permette di gestire al meglio gli spazi grazie ai letti delle due stanze di prua che si possono unire o separare a seconda delle esigenze.
Resta lo spazio a poppa dell'armatoriale: i motori sono stati spostati avanti di un metro rispetto all'uscita delle trasmissioni tramite due alberetti. In questo modo dietro ai propulsori c'è spazio per la cabina marinaio, completa di lavabo e WC, mentre i piedi e le eliche sono opportunamente posizionati verso l'estremità posteriore e i pesi sono più equilibrati. A prua dei motori, a separarli dalla cabina padronale, un vano tecnico ospita il generatore e l'eventuale stabilizzatore giroscopico.
Usciamo dall'ormeggio manovrando dal pozzetto di poppa, grazie al joystick SmartCraft che agisce sui motori fino a un regime di 1800 giri. Quando è il momento, ci spostiamo nella timoneria interna e con la pressione di un tasto portiamo i comandi alle manette davanti a noi. Il vento è sostenuto e rinforza, al momento siamo a 20 nodi con raffiche di 25 ma l'onda è ancora ridotta (circa un metro). La gestione automatica dei trim permette al Prestige 550 di non alzare la prua mentre si cerca la planata, a vantaggio della visibilità sull'orizzonte. La progressione è buona mentre ci infastidisce un po' il sibilo delle turbine. Con questo vento di prua, è normale che alcune onde ci portino gli spruzzi fino al parabrezza, ma ciò che conta è l'ingresso della carena sempre morbido e lineare. Anche di poppa l’andatura è stabile e sicura, mentre con onda al traverso abbiamo sentito qualche impatto un po' secco sulle murate.
Ci apprestiamo a virare, cercando i limiti di uno yacht che disloca pur sempre 20 tonnellate in condizioni di navigazione standard. E infatti, nonostante l'angolo di deadrise della carena di 16 gradi (ovvero abbastanza accentuato per il tipo di barca), il cambiamento di direzione è piuttosto lento. Sono scelte (leggi: tarature elettroniche) motivate dall'uso prettamente familiare e turistico del 550, quindi se si vuole stringere il raggio di curvatura è opportuno aiutarsi differenziando il carico sui due motori. I pod Zeus possono oltretutto muoversi in modo indipendente, quindi il “problema” non si presenta affatto in manovra dove anzi il montaggio verticale dei piedi stessi permette ancora più libertà di intervento.
Leggi su BoatMag.it anche le prove del Prestige 420 e la dettagliata presentazione del Prestige 750.
*Autonomia teorica (20% riserva)
Mare mosso, temperatura 18°C, carena pulita, gasolio 2200 l, acqua 800 l, 3 persone.
SunDeck o SpaceDeck, il Beneteau Flyer 8.8 è pronto ad accontentare la voglia di crociera di una svariata tipologia di diportisti.
Il Beneteau Flyer 8.8 risponde a una semplice domanda. Quella di navigare senza troppi problemi, senza stress di ormeggi, con spostamenti rapidi, ma anche con lo spazio per crogiolarsi al sole, fare un bagno trovando poi ristoro a bordo e, soprattutto nel caso del SunDeck, poter passare qualche notte con un discreto comfort.
I due modelli uno di fianco all’altro evidenziano le differenze della coperta, mentre comune a tutti (anche al modello SportDeck, il terzo dell’offerta) è la carena AirStep brevettata che, grazie al suo particolare disegno, dovrebbe assicurare una maggiore aerazione alla zona poppiera con un incremento delle prestazioni. Lo verificherò in navigazione.
Al momento mi interessa di più la coperta del Beneteau Flyer 8.8, che esteticamente si caratterizza come tutta la gamma Flyer per l’inserto a metà dell’opera morta che si raccorda con la parte di scafo verniciata scura. Tipica anche la prua piuttosto larga per dare più agio in questa zona, un’attenzione sempre apprezzata. Il SunDeck ha la pontatura prodiera accentuata per il volume della sottostante cabina e attrezzata con due cuscini prendisole; invece lo SpaceDeck propone un bowrider molto accogliente e spazioso, con dinette che può comunque trasformarsi in un altrettanto ampio prendisole. Da ricordare che anche il modello SportDeck ha sempre il bowrider prodiero, ma la plancia a tutta larghezza: ne consegue che lo SpaceDeck con il suo layout walkaround sarà apprezzato anche dagli appassionati di pesca, mentre invece il SunDeck sarà preferito da chi vuole poter programmare anche crociere di qualche giorno. Per tutti la motorizzazione è fuoribordo.
Detto delle differenze sostanziali, mi dedico alla plancia dei due Beneteau Flyer 8.8 che presenta sostanziali differenze. Infatti, quella del SunDeck si può allargare quasi a tutto baglio lasciando un passaggio a sinistra per accedere al solarium prodiero e, nonostante il tambuccio, riesce a occupare uno spazio maggiore di quella dello SpaceDeck che invece lascia due ampi passavanti ai lati. Spazio che è recuperato con un design più verticale, così le strumentazioni trovano comodo spazio su entrambe. La SpaceDeck è completata da un hardtop di tubo e tela che ne accentua lo spirito “fishing”, confermato anche dalla conformazione del pozzetto che offre la vasca del vivo e, grazie alle panchette ribaltabili nelle murate, si può sgombrare completamente per la gioia dei pescatori. Divanetto doppio per il driver, mobile grill ad angolo con il tambuccio e un altro divanetto a tutta larghezza a poppa caratterizzano invece il SunDeck. Comune a entrambi il passaggio verso poppa a sinistra che fa accedere alle due plancette che si allungano ai lati della coppia di fuoribordo Suzuki.
Che la cabina del Beneteau Flyer 8.8 SunDeck sia ben agibile non sorprende, semmai si apprezza la possibilità di poterci dormire in quattro con la cuccetta prodiera che si trasforma rapidamente in dinette e quella a centro barca che invece resta sempre pronta all’uso. Ampio anche il locale toilette e c’è pure spazio per un piano che potrebbe essere allestito come cucina coperta, sempre che se ne senta la necessità.
A sorprendere è invece la cabina del Beneteau Flyer 8.8 SpaceDeck che offre comunque quattro posti letto, anche se quello prodiero è decisamente più angusto ma comunque fruibile, così come il locale toilette; simile invece la cuccetta a centro barca.
Le finiture generali sono di buon livello con un generoso impiego di essenze o comunque di laminati che rendono bene il calore del legno.
Per il test opto per la versione SpaceDeck del Beneteau Flyer 8.8 che è dotata di una coppia di fuoribordo Suzuki da 200 cv l’uno con due eliche a tre pale 16x20. Il mare fuori dal porto di Palma di Maiorca è decisamente agitato, complice un forte vento che precede una perturbazione e quindi le rilevazioni ne risentono inevitabilmente. Nonostante questo arriviamo a sfiorare i 38 nodi di velocità massima, solo uno in meno rispetto ai dati del cantiere con mare più calmo (e circa cinque in meno dell SunDeck con due Suzuki da 250 cv). Chiara dimostrazione che la carena “tiene” molto bene anche alle alte velocità e non si fa impressionare dalle onde che affronta senza violenti impatti; anche con il mare al traverso si possono azzardare manovre un po’ repentine senza conseguenze particolari, pure quando un collega dell’Est europeo si lascia andare a qualche esuberanza di troppo. Una considerazione che vale anche come promozione piena per la carena AirStep.
La planata minima è tenuta a 2600 giri a circa 10 nodi consumando una ventina di litri totali all’ora, non c’è di che lamentarsi perché anche alla velocità di crociera di circa 25 nodi non si superano i 50 l/h complessivi. La risposta dei due Suzuki DF200AP è ottima, tanto da far ritenere questa la potenza ottimale per il Beneteau Flyer 8.8. Per la cronaca il cantiere ha effettuato test anche con un monomotore Suzuki DF300 e un bimotore Suzuki DF150 fermando gli strumenti a 35 nodi e circa 100 litri di consumi, quindi prestazioni abbastanza allineate.
Leggete anche i test di BoatMag del Beneteau Flyer 7.7 SunDeck e del Beneteau Flyer 5.5 SunDeck
Mare mosso, temperatura 18°C, carena pulita, carburante 200 l, acqua vuoto, 4 persone.