Per quanto una barca possa essere bella o frutto di un progetto di successo, arriva sempre il momento dei cambiamenti e di apportare quelle migliorie per donarle nuovo splendore. Nel caso del Cranchi T53 Eco Trawler non si tratta di uno "svecchiamento", ma di un nuovo orientamento stilistico preso da Cranchi attraverso il suo designer Christian Grande.
Ma partiamo subito dal test in mare di questa imbarcazione semiplanante - l’antesignana della nuova generazione dei trawler del cantiere italiano - che di classico mantiene tutta l'essenza progettuale e di filosofia di navigazione, ma che per il resto è un concentrato di modernità sia tecnica sia, appunto, estetica.
Cranchi T53 Eco Trawler 53, il test
La giornata è grigia e il mare una tavola, peccato perché una barca come il Cranchi Eco Trawler 53 Long Distance si esalta in condizioni più difficili, ma anche così offre un perfetto assaggio ci cosa vuol dire navigare in dislocamento a 10 nodi o poco più consumando 34 l/h. Onore al merito e all’efficienza dei due Volvo Penta IPS 600, ma anche alla scelta filosofica del trawler, che consiglia un modo diverso di vivere il mare, certamente più rilassante, economico ed ecologico. Consiglia ma non impone, perché se si ha fretta basta spingere un po’ sulle manette ed eccoci navigare a 22 nodi (22,6 per la precisione) anche se i consumi crescono di un bel po’, allineandosi a quelli di un qualsiasi altro motoryacht delle stesse dimensioni. Si può allora optare per il giusto compromesso, attestarsi al limite della planata a 12 nodi, 2450 giri e un consumo di 60 l/h, ovviamente con tutte le opzioni intermedie che si desiderano.
È proprio questo il bello del Cranchi Eco Trawler 53 Long Distance: la versatilità. Scegliere se si vuole navigare tranquilli o stringere i tempi, poterlo fare con qualsiasi tipo di mare e in tutto l’arco dell’anno, perché i suoi spazi aperti sono generosi d’estate così come gli ambienti chiusi sono accoglienti d’inverno. Quanto poi alla carena, nel precedente test il mare (leggi qui) era mosso e si era comportata benissimo, adesso la lancio sulle onde create dalla nostra scia, se vogliamo anche più insidiose perché più corte e secche, e la sensazione è la stessa: un passaggio sicuro, senza colpi e scricchiolii della struttura, ma non ne sono sorpreso. Come dicevo prima, con un Cranchi è la norma.
Cranchi T53 Eco Trawler, the new generation
Se questa versione segnerà lo sviluppo di tutta la gamma degli Eco Trawler, a giudicare dal primo impatto, c’è da stare tranquilli. Chi, come me, aveva apprezzato l’opera prima, qui ritrova gli stessi concetti confermati e ulteriormente sviluppati. È sempre difficile migliorare un prodotto di successo e spesso si cade nell’errore di cambiare pochissimo per non sbagliare. Christian Grande ha invece rivisto molti particolari, pur rispettando la personalità del Cranchi Eco Trawler 53 Long Distance che ne aveva decretato il successo. In linea più generale subentra anche il concetto di offrire diverse soluzioni di accostamento fra legni e tessuti, per dare a ogni armatore la possibilità di scegliere quello di proprio gradimento mantenendo una coerenza decorativa in tutta la barca.
I tanti
cambiamenti non stravolgono
il progetto
della barca,
ma sono comunque
interventi
incisivi
che ne
accrescono
il fascino
Tanti piccoli ma fondamentali accorgimenti, come il profilo di teak sulla battagliola o le nuove tende che sostituiscono le veneziane precedenti, (ma potrei citare anche il bimini a prua, la passerella a scomparsa, la plancetta basculante) che denotano una cura del particolare ulteriormente sviluppata, ma soprattutto la volontà di continuare a sviluppare con una chiave di lettura personale il concetto di trawler. Quindi mobili interni laccati e tinte chiare a dare di più luce e “solarità” agli interni (messi a dura prova da una giornata piuttosto grigia), rifuggendo quindi le ambientazioni cupe e con essenze scure a cui ci hanno abituato i trawler più tradizionali.
Barche “ognitempo” ma con tanto spazio all’aperto, questo è il segreto dei nuovi trawler e il Cranchi T53 Eco Trawler non fa eccezione, anzi ne è stato uno degli antesignani. Infilo quindi la scala (comoda) di salita al fly per vedere quello che promette essere il ponte principale nelle giornate estive. Il mobile cucina ha una nuova posizione a dritta subito di fronte alla scala, in posizione più defilata e con una bella ribaltina color legno, oltre alla classica dotazione. La dinette è quasi di fronte mentre, a poppavia della colonnina centrale dalla struttura tubolare, il fly è tutto sgombro, le due sedie sdraio lasciano intuire una possibilità di utilizzo, ma anche il tender troverebbe facile collocazione. Certamente per il solarium basta quello a pruavia della plancia, con quest’ultima particolarmente ben accessoriata, ma sulle barche demo si sa che sugli optional non si lesina. I pannelli solari inseriti nella propaggine prodiera li trovo ancora al loro posto, la sigla Eco è rispettata.
Ridiscendo sul ponte principale, per considerare che tutto sommato è molto accogliente anche la dinette in pozzetto, oltretutto servita dalla cucina baricentrica con il quadrato e aperta grazie alla porta in più elementi scorrevoli e basculabili. Della plancetta che si immerge abbiamo già detto e quindi dal comodo passavanti, identico a sinistra come a dritta, raggiungo la zona prodiera. Non c’è il bimini che la correda (del resto la giornata non lo richiede) ma intuisco che sarà un accessorio molto gettonato nelle giornate estive, perché l’articolazione della zona con divanetto e solarium, luci e hifi, promettono di offrire un’ospitalità molto apprezzabile. Da qui anche l’accesso alla cabina del marinaio, utile anche per un amico dell’ultimo momento.
Poche le modifiche nel layout, ma tante quelle nelle soluzioni d’arredo, con nuovi materiali e colori più chiari per contribuire a dare ancora più luminosità agli interni. Obiettivo centrato a giudicare da quanto posso verificare in una giornata che più uggiosa non potrebbe essere, eppure anche con questo meteo la luce in quadrato è tanta anche senza bisogno di ricorrere a quella artificiale, che è ovviamente a led. Potrà lasciare perplessi la porta laterale non corrispondente alla plancia di comando, ma a sinistra e a metà quadrato. Una scelta che mi sento di condividere: con il joystick in pozzetto per le manovre, viene infatti a perdere la sua funzione operativa e così è più fruibile da tutti gli ospiti. Per il driver invece la seduta è singola e “comodosa” in maniera persino eccessiva, mentre la plancia è fin troppo semplice nel design ma razionale nella collocazione degli strumenti.
Sottocoperta il modello in prova è dotato di tre cabine con due bagni, ma volendo a quella con le due cuccette singole può essere sostituito un living sulla cui utilità nutro qualche dubbio. Meglio due posti letto in più, con un unico bagno con box doccia separato da dividere con la cabina vip di prua, incredibilmente spaziosa e luminosa grazie alle due ampie finestre ricavate sull’opera morta. Ma il bello deve ancora venire con la cabina armatoriale a centro barca, dove l’impiego delle Volvo IPS ha permesso di garantire una volumetria che definire generosa è ancora essere riduttivi. Il letto matrimoniale è addossato a dritta, con i locali di servizio (bagno e cabina armadio) a creare una separazione con il vano motori, anche se conoscendo il cantiere siamo certi che la coibentazione sarà già più che efficiente.
La tonalità dei nuovi materiali è più scura rispetto a quella del ponte superiore, ma questo non diminuisce la sensazione di luminosità già apprezzata in precedenza, sicuramente merito della curata illuminazione di ogni ambiente e della generosa dotazione di aperture sulle fiancate. Quanto alla qualità dei materiali e della loro lavorazione è doveroso citare per l’ennesima volta l’alto livello raggiunto dal cantiere Cranchi, a costo di sembrare ripetitivi.