Pensavo che...la motonautica

Categorie: Sport
16 Aprile 2014
Pensavo che...la motonautica

Quanti luoghi comuni hanno accompagnato lo sport del motore sull’acqua, dall’inquinamento ai supposti budget miliardari la confusione regna sovrana.

In cinque punti cerchiamo di mettere un po’ di ordine con Raffaele Chiulli, Presidente dell’Uim (Union Internazionale Motonautique) il massimo organo mondiale

Chi è Raffaele Chiulli

Raffaele Chiulli vanta una consolidata esperienza internazionale nella gestione di organizzazioni sportive e di imprese. Ricopre ed ha ricoperto posizioni di rilievo nel settore Energia e Oil & Gas ed è stato Amministratore Delegato e Consigliere d’Amministrazione di diverse società energetiche multinazionali. Ha insegnato presso le Università di Roma e di Pisa tenendo corsi sugli aspetti strategici e gestionali relativi alla ricerca, produzione e gestione delle risorse energetiche. Dal 2007 è Presidente della Federazione Internazionale di Motonautica (UIM, Union Internationale Motonautique), organo di governo delle attività motonautiche a livello mondiale; sotto la sua presidenza la UIM è stata riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

Pensavo che la motonautica fosse uno sport solo per sceicchi…

Certamente la classe 1 offshore ha contribuito in modo determinante alla popolarità della motonautica e questo ha contribuito a identificarla come l’unica specialità e darne un’immagine di sport per pochi e con budget smisurati. Niente di più sbagliato, perché la motonautica è anche, ma direi soprattutto, una disciplina estremamente diversificata con un gran numero di classi (anzi, per alcuni sono anche troppe!) e offre la possibilità di avvicinarsi a questa disciplina anche con disponibilità economiche limitate. Del resto tutti gli sport del motore non sono particolarmente a buon mercato, ma quando c’è la passione tante difficoltà si superano.

A questo si deve aggiungere che stiamo vivendo una crisi economico-finanziaria senza precedenti, con ricadute evidenti su tutti i comparti sportivi e industriali, motonautica e nautica inclusi. Ritengo che una volta superato questo momento difficile, le aziende e gli sponsor torneranno a investire come in passato, ottenendo valore aggiunto ai loro investimenti. Per far fronte alla crisi abbiamo cercato di unire le forze migliori intensificando la collaborazione tra la motonautica, la nautica da diporto e i centri di ricerca.

Abbiamo cercato di trasformare la minaccia della riduzione dei budget delle nostre Federazioni nazionali, dei promoter, dei club, dei team in una grande opportunità, rivedendo i formati e le regole delle nostre manifestazioni sportive al fine di allargare la base competitiva, ma nello stesso tempo assicurare un’equa competizione a costi contenuti e nel pieno rispetto della sicurezza e dell’ambiente.

Pensavo che la motonautica fosse uno sport molto pericoloso…

Direi che il rischio è insito in tutti gli sport motoristici, correre in motonautica non è più pericoloso che farlo in un rally o in moto. Poi l’imponderabile è sempre in agguato e questo non si può evitare, ma solo cercare di limitarlo e questo è già stato fatto. Abbiamo fatto molti passi in avanti sulla sicurezza attiva e passiva, sia in offshore sia in circuito, anche se non bisogna mai abbassare la guardia. La Federazione aveva bisogno di essere rilanciata, sul piano politico-istituzionale e sportivo. L’UIM ha fatto negli ultimi anni passi importanti e da sport “di nicchia” e in alcuni casi di “elite” si sta avvicinando a essere potenzialmente disciplina Olimpica anche e soprattutto per gli sforzi fatti e i risultati ottenuti nel campo della sicurezza. Riuscire a realizzare il programma promesso è stato possibile con la collaborazione di tutti coloro che hanno creduto sin dall’inizio nel nuovo progetto UIM e nella sua realizzazione.

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Pensavo che la motonautica fosse un rischio per l’ambiente…

Il rispetto per l’ambiente è un elemento sempre più importante per lo sport in generale e per la motonautica in particolare. È stato fondamentale aver impostato una linea di gestione improntata sulla chiarezza, fermezza, coerenza, rispetto delle regole e dell’ambiente e ciò indubbiamente ha dato i suoi frutti.

Tra le tappe sostanziali della mia presidenza, da annoverare la realizzazione di tutti i punti chiave del Piano strategico UIM, dai programmi di sviluppo delle classi giovanili e dei nuovi talenti al rilancio della “Formula Future” e “Junior Racing”, dai progetti per l’ambiente, le energie e i combustibili alternativi, alla creazione del sodalizio con il coordinamento UIM tra le cinque Federazioni Mondiali Motoristiche (FIA, FIM, FAI, IWWF e UIM), la firma dell’accordo di cooperazione con le Nazioni Unite (UNEP) e i suoi programmi ambientali, la creazione della Task Force “ Environment”, il nuovo Codice Ambientale, l’UIM Environmental Award, la sperimentazione dei nuovi motori a basso impatto ambientale.

Sono profondamente convinto che la motonautica debba essere concepita non come sport fine a se stesso, ma quale utile laboratorio d’idee e realizzazioni da applicare nella nautica. Abbiamo ideato gli “UIM Environmental Awards” proprio per ispirare e riconoscere l’eccellenza nell’innovazione, sviluppo e applicazione di tecnologie a basso impatto ambientale, coinvolgendo la cantieristica e i costruttori di motori, oltre alle università e i centri di ricerca.

I vincitori sono stati premiati il primo marzo 2014 nella prestigiosa Salle des Etoiles a Monte Carlo. Questo anche perché siamo convinti che qualsiasi piccola o grande attività condotta in acqua abbia un impatto e possa fare la differenza nella lotta ai cambiamenti climatici, al declino delle biodiversità e all’uso insostenibile dei combustibili fossili convenzionali. Dobbiamo intensificare in tal senso la collaborazione tra la motonautica, la nautica da diporto e i centri di ricerca e condividere le “best practices” in campo ambientale.

Pensavo che la motonautica fossero solo gare di velocità…

Non è vero e questo ci ricollega un po’ alla prima risposta. Motonautica è tutto ciò che naviga sull’acqua spinta da un motore e non necessariamente devono essere le performance velocistiche a essere premiate ma anche, per esempio, la regolarità della navigazione con tempi imposti che sappiano coniugare il piacere della navigazione con il rispetto delle velocità imposte.

A questo proposito è importante ricordare che non esistono solo i catamarani ma ci sono gare anche per gommoni e barche monocarena con motorizzazioni di potenze contenute. In altre parole per essere dei motonauti praticanti non si deve per forza avere dei budget milionari o ambizioni velocistiche, ma solo voler usare in maniera un po’ diversa la barca o il gommone della crociera domenicale, ovviamente con qualche messa a punto specifica.

Sono profondamente convinto che la motonautica deve essere concepita quale straordinario laboratorio di idee e realizzazioni da applicare nella nautica, soprattutto da diporto, coinvolgendo la cantieristica e i costruttori di motori oltre alle università e i centri di ricerca. Penso che lo sviluppo sostenibile richieda un cambiamento culturale e che quindi dobbiamo affrontare i cambiamenti climatici, stimolando in primis il clima al cambiamento.

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Pensavo che le moto d’acqua fossero solo strumenti d’esibizione…

Le moto d’acqua stanno alla motonautica un po’ come le moto stanno alle auto da competizione. È vero che ci sono discipline come il free style che privilegiano le evoluzioni e gli aspetti più acrobatici rispetto alla competizione pura, ma entrambe le specialità e i suoi protagonisti hanno ben chiari quali sono i limiti per potersi divertire senza arrecare disturbo al resto dei diportisti.

Come spesso succede la disciplina sportiva educa i suoi protagonisti e quindi permettere a tanti giovani di sfogare la loro voglia di velocità in una gara, sempre il modo migliore perché poi siano dei diportisti (e dei cittadini) educati e coscienziosi.

Più in generale, stiamo allargando le frontiere del nostro sport, che senz’altro significa nuovi stimoli, nuove energie e nuovi giovani talenti. Vorrei citare per esempio che in Malesia la nostra “Formula Future” è divenuta disciplina di insegnamento nelle scuole in quanto apporta valori e principi quali rispetto delle regole, degli avversari e dell’ambiente.

Tra i miei sogni nel cassetto vi è senz’altro quello di contribuire, nell’ambito delle mie possibilità, allo sviluppo sostenibile del nostro pianeta e dello sport, moto d’acqua incluse, di cui mi occupo e sopratutto riuscire a trasmetterne ai giovani i valori e la passione.

 

 

 

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La redazione di BoatMag

Claudio Russo e Alberto Mondinelli, i fondatori di BoatMag, due giornalisti con una lunga esperienza di lavoro nelle principali testate di nautica.
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