La pesca dalla barca - parte 3: come scegliere la barca

Categorie: Fishing
24 Maggio 2019
La pesca dalla barca - parte 3: come scegliere la barca

Nelle puntate precedenti abbiamo parlato dell’attrezzatura base e di come rispettare alcune regole basilari. Questa volta ci dedichiamo allo scafo.

Dopo aver analizzato di quali siano le attrezzature basiche per la pesca, viene abbastanza naturale parlare anche del “mezzo” che consente di andare a pesca: lo scafo. Rigido o in gomma che sia, grande o piccolo, diciamo che la sua importanza è relativa, o meglio, è ovvio che più grande è e meglio è, ma ciò non vuol dire che senza un fishing boat con la “F” maiuscola non si possa praticare questo sport. La pesca è una pratica atavica e un tempo, ovviamente, non esistevano né gli scafi né le tecnologie attuali per realizzarli.

Leggi qui la prima puntata della Pesca dalla barca

Perché la barca è importante

Oggi qualcosa però è cambiato, la presenza di pesce nei nostri mari è diminuita e per trovare prede a “misura” occorre allontanarsi di più dalla riva, ma di base, si può pescare anche con un tenderino. Anni fa io personalmente mi dilettai in Corsica nella pesca alle occhiate proprio stando a bordo di un tender di 2,50 metri con un motore da 2,5 cavalli. Ed è stata una delle giornate più divertenti… E poi oggi si parla tanto di kayak-fishing, addirittura sono stati approntati dei pattini per andare a pesca, ci si va con le moto d’acqua, di conseguenza cosa ci può spaventare?

Ovviamente se parliamo di un qualcosa di minimo per andare a pesca almeno in due diciamo che uno scafo di quattro metri rappresenta la soluzione giusta, anche se tutti i centimetri in più sono ben accetti. Certamente su un gommone, a parità di lunghezza, avremo una sensazione di maggior sicurezza vista la grande stabilità garantita dai tubolari, mentre su uno scafo rigido di pari misura si andrà a patire il rollio quando si è fermi. Ma anche a questo si fa l’abitudine. Occorre imparare a spostarsi in modo sincronico per evitare di finire in acqua, per bilanciare i pesi anche durante la navigazione e durante il recupero di una preda sottobordo, ma si può fare.

Per essere sicuri di rispettare le regole leggi qui la seconda puntata

È normale che su una barca essenziale a bordo mancheranno molte comodità tipiche di un fishing boat. A cominciare dalle vasche per la conservazione di vivo e pescato e forse anche lo spazio per sistemarne alcune di fortuna. Ma il pescato si potrà sistemare fuoribordo in un retino per tenerlo in temperatura e il vivo, se proprio è necessario, si potrà conservare anche se per un tempo limitato in un secchio, cui si avrà cura di sostituire continuamente l’acqua tramite l’impiego di un altro secchio. Insomma, un sistema si trova sempre.

Se poi lo scafo è un gozzetto, come se ne vedono ancora molti in giro, si potrà contare su una buona stabilità trasversale pur non trattandosi di gommone. In ogni caso, l’importante è avere sempre ben chiare le prede che si vogliono insidiare con il proprio scafo. È palese ricordare che una piccola barca non sia ideale per andare a cercare un pelagico da 300 kg senza correre seri rischi ma, una traina tipo bolentino o lo spinning, sicuramente si possono praticare. L’importante è tenere un contatto visivo con la terraferma, non allontanarsi troppo e, soprattutto se si pesca senza ancora, ricordarsi delle correnti che, mentre siete concentrati sulla pesca, possono portarvi lontano da dove credete di trovarvi. E recuperare terra con uno scafo piccolo e relativo motore poco potente può diventare un problema.

Condividilo a un amico

Luciano Pau

Giornalista con esperienza ultratrentennale nel mondo della nautica, e motonautica in particolare, si è da tempo specializzato anche nella pesca sportiva, settore dove ha maturato una profonda esperienza come giornalista e organizzatore di eventi.
Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

magnifiercrossmenu