Dal Giappone arriva una tecnica di pesca nuova per l'Italia. È l'eging

Categorie: Fishing
1 Febbraio 2020
Dal Giappone arriva una tecnica di pesca nuova per l'Italia. È l'eging

L'eging è una tecnica di pesca che sta prendendo piede anche nel nostro Paese. È divertente e anche molto redditizia, in particolare con alcune prede.

Un tempo le tecniche di pesca con la canna più conosciute nel nostro Paese erano in particolare la traina, il bolentino, lo spinning. Nel tempo altre tecniche si sono perfezionate e moltiplicate e si è cominciato ad attingere ad alcune di quelle praticate all’estero, che poi sono sbarcate in Italia con i loro nomi a volte accattivanti altre volte enigmatici.

Uno di questi è l’eging. Con questo nome si identifica una tecnica nata in Giappone, specificamente impiegata nella ricerca e cattura di seppie, totani, polpi e calamari, attratti dagli “Egi” ossia da quelle che da noi sono comunemente chiamate totanare, dalle varie forme e armate di corone di uncini in grado di arpionare i tentacoli delle nostre prede.

È una tecnica divertente, perché non si sta fermi a guardare la lenza in pesca e ad attendere l’attacco della preda, e richiede attrezzature che possono essere specifiche, ma allo stesso tempo non troppo sofisticate, sia che si pratichi da terra sia dalla barca.

Da terra gli egi devono garantire lanci a certe distanze in modo da raggiungere aree con fondali dove stazionano normalmente queste prede, mentre dalla barca non serve tanto la potenza di lancio, quanto una varietà di egi a bordo, con colorazioni e pesi diversi, che garantiscano una varietà di soluzioni di pesca a seconda del fondale, della distanza dalla barca, della luminosità della giornata e limpidezza delle acque.

La tecnica di pesca consiste nel calare sul fondo gli egi e poi attirare le seppie, i totani, i calamari, ma anche i polpi con movimenti diversi a seconda delle prede cui si mira. Ad esempio nel caso delle seppie si predilige dare piccoli strappi rapidi al cimino in modo da imprimere dei movimenti improvvisi all’egi (in gergo jerkare); è una tecnica che attira molti predatori come le seppie, i totani e anche i calamari, mentre invece per i polpi si tende a spostarsi sul fondo, in modo da attirare la loro attenzione.

Per le attrezzature quindi regoliamoci su canne con azione cosiddetta parabolica (quelle specifiche normalmente, al posto dei grammi, indicano già le misure degli Egi che sopportano); la lunghezza è intorno ai 2-2,50 metri, ma possono andare bene anche canne da spinning con azione media. I mulinelli, invece, sono da 1.000 a massimo 3.000 a seconda anche degli egi che si usa. Per le lenze si usano trecciati, il cui diametro deve necessariamente tener conto del tipo di fondale su cui si pesca. Infatti su sabbia non servono libraggi eccessivi, mentre su fondali misti, con roccia, è necessario salire di misura. Indicativamente si possono usare trecciati dal 6 fino anche alle 20 libbre. Si completa la lenza con un terminale o in fluorocarbon o in trecciato più fine a cui si collegano gli Egi. Anche in questo caso a seconda delle prede cui si punta cambieranno le loro dimensioni ed i colori.

Su questo argomento torneremo più nel dettaglio, perché è molto ampio in quanto, appunto, la loro visibilità dipende da tanti fattori, tra cui la limpidezza delle acque, la luminosità esterna (di giorno, di notte, con sole, nuvoloso).

Una delle fasi determinanti di questo tipo di pesca è la ferrata. Questa deve essere decisa ma non eccessivamente potente, al fine di evitare di strappare i delicati tentacoli che sono rimasti impigliati sull’egi. È bene tenere sempre la lenza in tiro e, nel caso di slamate (gli uncini non hanno ardiglioni), non è sbagliato tentare immediatamente una nuova ferrata, sperando che la nostra preda appena liberatasi sia ancora a tiro di uncini.

Non facile, per i neofiti, è anche “sentire” la preda sull’artificiale, perché spesso si manifesterà solo come un peso improvviso, come se avessimo agganciato ad esempio un’alga.


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Luciano Pau

Giornalista con esperienza ultratrentennale nel mondo della nautica, e motonautica in particolare, si è da tempo specializzato anche nella pesca sportiva, settore dove ha maturato una profonda esperienza come giornalista e organizzatore di eventi.
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One comment on “Dal Giappone arriva una tecnica di pesca nuova per l'Italia. È l'eging”

  1. L'articolista forse non è ben informato, l'eging è entrato in Italia dagli anni '80, si è sviluppato in base al lento rinnovarsi delle tecniche e delle attrezzature, in particolare canne e artificiali

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