Ho incontrato Stefano Adami alle prese con alcune “simpatiche prede” di questo inizio inverno: la pesca ai calamari.

Come potevo non approfittare di un incontro con un campione (di pesca e simpatia) come Stefano Adami per “rubargli” qualche consiglio sulla pesca ai calamari e magari scoprire perché lui la ami tanto?

Boatmag. Com’è che in questo specifico periodo pre-invernale (nel senso che le temperature sono ancora accettabili) è quasi impossibile trovarti? Dimmi la verità, hai puntato la pesca ai calamari che adesso sono abbondanti?

Adami. Prima di tutto grazie per l’opportunità che mi dai con le tue interviste di spiegare al pubblico di Boatmag la mia visione di queste particolari tecniche di pesca. Come ben sai sono un grandissimo appassionato di cefalopodi, ed è proprio in questo periodo che si verificano le condizioni ottimali per la pesca ai calamari e più specificamente la traina al calamaro con gli affondatori idrodinamici.

Boatmag. Perché consideri i calamari delle prede da insidiare e poi la ritieni una pesca “per tutti”, facile o difficile?

Adami. La pesca ai calamari è una specialità alla portata di tutti, sia per la poca spesa richiesta per l’attrezzatura sia per la modularità della stessa. In principio si può semplicemente iniziare a pescare con una sola canna per poi, una volta acquisita la necessaria dimestichezza e manualità, passare a più canne in traina contemporaneamente. Il calamaro è una preda deliziosa, personalmente adoro cucinarli per i miei ospiti in una miriade di ricette differenti, ed è in assoluto una delle migliori esche per la traina con il vivo, cos’altro devo aggiungere? Viva il calamaro!

Boatmag. Qual è la cosa più difficile nella pesca ai calamari? La profondità in cui stazionano, il capire dove vivono per insidiarli, attirare la loro attenzione?

Adami. Questi cefalopodi sono dotati di una vista sopraffina, ma sono penalizzati dalla loro voracità, quindi una volta individuata la zona dove abitualmente stazionano, l’unica nostra preoccupazione sarà quella di portare le nostre esche alla giusta profondità, nella giusta “maniera” e istigare il loro proverbiale istinto predatorio e la loro ancor più grande curiosità.

Boatmag. Che tipo di pesca ai calamari pratichi e perché?

Adami. Ogni periodo e luogo di pesca ha la sua tecnica specifica, in altri periodi più caldi prediligo pescarli in pieno giorno e nei cambi di luce a scarroccio. In questa stagione, quando il freddo incomincia a farsi sentire, e i nostri amici accostano prepotentemente durante la notte, adoro insidiarli a traina con gli affondatori. Una tecnica che a mio avviso è estremamente redditizia, rilassante e perché no, anche poetica. Personalmente adoro trascorrere qualche ora al buio in mezzo al mare assorto nei miei pensieri, trovo che sia un ottimo sistema per fuggire qualche ora dallo stress quotidiano.

Boatmag. Su che tipo di fondali sei quasi certo di trovarli?

Adami. Sicuramente gli spot cambiano da regione a regione, ma esistono alcune regole base per così dire universali: la posidonia sarà la nostra migliore amica, meglio ancora se mista a roccia, le antemurali dei porti, le foci dei fiumi, richiameranno molta minutaglia di cui i nostri cefalopodi sono ghiotti. La regola base dovrebbe essere questa: più viene buio e più luce filtra dall’esterno (sia essa della luna o artificiale) più saliremo di profondità, per arrivare in piena notte letteralmente in quattro palmi d’acqua.

Boatmag. Che cosa usi per raggiungere le profondità in cui vivono i calamari? Piombi normali, guardiani o qualche altro aggeggio che, conoscendoti, potresti aver anche inventato?

Adami. A dire il vero le ho provate tutte, dal monel ai piombi a sgancio, passando per il dacron piombato fino al guardiano. Negli ultimi dodici/tredici anni mi sono avvicinato a un sistema d’affondamento prettamente ligure: l’affondatore idrodinamico. Ma lascia che ti racconti come sono arrivato ai prodotti di mia creazione che utilizzo oggi. Quando ebbi la prima illuminazione e scoprii che qualcuno nel Ponente genovese pescava affondando in una maniera differente, passai in rassegna tutte le marine e associazioni di pescatori da Savona a Ventimiglia e incominciai a pescare con questi strani oggetti simili a ufo. Molti mi prendono ancora in giro per tutti gli esperimenti che ho fatto in questi anni, dopo tante nottate passate a imprecare per la perdita di oggetti di pesca non identificati sul fondo, finalmente ho trovato la quadra per questa pesca e, ancora oggi, mi dedico volentieri a nuovi esperimenti. Finalmente circa sei anni fa ho iniziato a pensare di produrre un affondatore tutto mio, mettendo insieme tutte le esperienze maturate in questi anni e cercando di riunire in un attrezzo tutto quello che mi piaceva di quelli artigianali che avevo avuto modo di provare. Ecco come nasce il progetto dei miei affondatori idrodinamici SA, giunti ormai nell’inverno 2018 alla versione 4.0, a mio avviso, una vera rivoluzione nell’affondamento.

Boatmag. Ma questo affondatore idrodinamico, che cos’è e come funziona?

Adami. L’affondatore non è altro che un oggetto, ve ne sono di svariate forme e dimensioni, che con la trazione della barca prende un assetto tale da scendere in profondità e, in caso di “abboccata”, cambia assetto e tende a tornare a galla. Non è semplice: per progettare gli ultimi modelli della mia linea ci sono voluti anni di tentativi, fallimenti e notti a congelare in mare, ma ti assicuro che ne è assolutamente valsa la pena. Soprattutto quando pescatori da tutta Italia mi mandano foto di catture, ringraziandomi per la qualità e la funzionalità del prodotto, ti assicuro che tutto l’umido e il freddo che hanno patito le mie ossa svanisce in un istante.

Boatmag. A che velocità pratichi la traina ai calamari e perché?

Adami. A seconda della profondità a cui mi dedico, tengo velocità differenti. Più profondo vado più lento traino, per arrivare, in alcune serate molto luminose, a trainare anche a 3 nodi in 2/4 metri d’acqua. Se vogliamo dare una pseudo regola, dai 30 ai 15 metri cerco di stare intorno al nodo, dai 15 ai 7 metri dal nodo al nodo e otto. Ma è tutta una questione di serate e aggressività dei calamari, la regola vuole che, con i giusti artificiali, questa pesca possa essere effettuata da 0,8 fino a 3 nodi.

Boatmag. Che montatura usi sulle canne con cui insidi i calamari a traina? E che colori scegli per gli artificiali?

Adami. In bobina uso un trecciato fine dalle 20 alle 30 libbre al quale fisso con un nodo uni-to-uni uno spezzone di dacron (ancora meglio sarebbe lo spectra) da 100 libbre di 35/40 cm nel quale pratico due grosse asole che mi serviranno per fissare l’affondatore a sgancio. Dal dacron con un altro uni-to-uni giunto uno spezzone di fluorocarbon del 30/35 che può variare dai 5 ai 15 metri, a seconda dell’attività e della diffidenza dei cefalopodi. A questo punto inserisco un ammortizzatore fatto con 15 cm di elastico da roubasienne pieno, di diametro due, con due girelle alle estremità: questo servirà per evitare che, pompando, i nostri delicatissimi cefalopodi si strappino. Da qui parto con il terminale vero e proprio, un trenino di artificiali fissati con delle apposite girelle a T con un braccetto metallico. Prima del terminale vero e proprio, a seconda della “luminosità” della serata, decido se attaccare in linea una lucina stroboscopica o meno.

Ecco alcuni accorgimenti per il terminale:

  • Calcolate che, anche se metterete l’affondatore a sgancio, oltre l’ammortizzatore, dovrete salpare a mano quindi, se non avete abbastanza dimestichezza con questa pratica, soprattutto all’inizio, non mettete troppi artificiali: 2/3 basteranno.
  • Cercate di posizionarli a distanza di almeno un metro uno dall’altro.
  • Fate braccioli con un diametro compreso dallo 0,30 allo 0,20, con lunghezza dai 15 ai 30 cm.
  • Se volete, terminate la lenza con una girella a T, alla quale potrete attaccare due artificiali con diverso affondamento e fate ovviamente due braccioli di lunghezza differente.

Boatmag. È un tipo di pesca che richiede elevati investimenti per le attrezzature (canne e mulinelli in particolare)?

Adami. Assolutamente no, il bello di questa pesca è che spesso si spende più per gli artificiali che per l’apparato pescante. Basta un rotante e una canna da traina che riesca a reggere la trazione dell’affondatore. È forse l’unica tecnica per cui non vale la famosa regola: chi più spende meno spende, ma per gli artificiali, gli affondatori e la minuteria, la qualità è d’obbligo.

Boatmag. Quanto ti aiuta l’elettronica che hai a bordo del tuo Arkos 23 Jaws per trovare i calamari?

Adami. In tutte le pesche l’elettronica è ormai un must. Personalmente ho montato un trasduttore particolare con il cono molto ampio solo per la traina al calamaro, per potere monitorare continuamente la quota a cui operano i miei affondatori (nello specifico l’ho abbinato ai miei Simrad nss evo3, ss175hw e ss175L). Altro strumento al quale non potrei più rinunciare, soprattutto in solitaria, è il pilota automatico che mi permette di gestire molte più canne contemporaneamente e molte più abboccate simultaneamente. Soprattutto in serate con un forte vento di terra, apprezzo moltissimo le correzioni che il Simrad Nac2 effettua grazie alla bussola elettronica a nove assi che ho installato, una precisione millimetrica.

Boatmag. Una cosa da non fare mai quando hai allamato un calamaro? E una cosa invece da fare assolutamente per portarlo a bordo?

Adami. In primis mai mollare il gas e mantenere un recupero quanto più costante possibile, evitare trazioni brusche, ma soprattutto quando il calamaro è a bordo mai guardarlo negli occhi! Fidatevi! Aggiungo che se vi fa piacere guardare un video completo sulla pesca ai calamari, sul mio canale Youtube potete trovare tutto lo scibile.

Con che barca pesca Stefano Adami? Leggi il nostro test del suo Arkos 23 Jaws motorizzato Evinrude

La serie Adrenalina è stata progettata per gli amanti della sportività e delle corse sull’acqua. Il Lomac Adrenalina 8.5 è la versione intermedia e con gli Evinrude G2…

Con una gamma tra le più ricche (quasi 60 modelli per otto serie), sia in fatto di misure che di soluzioni d’impiego, Lomac ha creato una serie destinata a chi sull’acqua vuole correre sfruttando al massimo le prestazioni dei motori.

Così il nome Adrenalina è il risultato di quelle emozioni che si possono provare in acqua, ma non solo, in quanto esprime la voglia d’innovazione di questo cantiere che ha esordito nel settore dei battelli pneumatici grazie alla famiglia Lo Manto nei lontani anni Sessanta.

La carena del Lomac Adrenalina 8.5 è costruita con il sistema twinshell mentre i tubolari seguono linee di taglio classico, con diametro di 58 centimetri e cinque compartimenti stagni.

Ampia la possibilità di personalizzazione, con ben dodici colorazioni diverse, che miscelano le tonalità dai tubolari alle strutture in vetroresina, e ricco è pure il pacchetto di optional per allestirlo al meglio.

Lomac Adrenalina 8.5, il test

Il Lomac Adrenalina 8.5 lo abbiamo provato a Genova durante il Salone Nautico e a poppa montava la massima potenza di omologazione (450 cv) in soluzione bimotore: più precisamente una coppia di Evinrude G2 HO (la versione più esuberante in fatto di potenza erogata) da 225 cavalli l’uno.

Le eliche erano a quattro pale con passo 20”, forse montate ipotizzando carichi importanti durante i test, che però non ci hanno consentito di superare i 5.500 giri con i trim al 20%.

Il cantiere consiglia però potenze lievemente inferiori, come per esempio un monomotore da 350 cavalli o una coppia di 200 cavalli, e il perché è facile intuirlo durante il test.

Il mare è lievemente formato e a bordo, oltre alle due persone di equipaggio, imbarchiamo il pieno di carburante e le dotazioni di bordo. La brillantezza dei motori trova un partner ideale nella carena: il Lomac Adrenalina 8.5 è in grado di assumere un assetto planato in soli 2 secondi e di mantenerlo fino a un regime minimo di 2.000 giri a 14,8 nodi. La ruota di prua è avanzata e ogni piano di scivolamento presenta tre pattini per lato che percorrono tutta la lunghezza dell’opera viva, cui si aggiunge anche l’operatività del ginocchio, vivo e particolarmente utile nelle accostate, che affronteremo anche a 38 nodi con una buona padronanza e gestibilità.

Da ricordare che si tratta di un modello sportivo, la cui conduzione, soprattutto con un bel po’ di cavalli sullo specchio poppiero, richiede esperienza, anche se il battello aiuta garantendo pronte risposte ai comandi del timone.

Con il Lomac Adrenalina 8.5 abbiamo toccato a 5.500 giri, e sfruttando solo al 20% i trim, una velocità di 54 nodi, ma il dato importante è che a 4.000 giri, quindi con i motori per nulla sotto stress, si naviga già a 38 nodi.

Purtroppo non erano disponibili i consumi ma, conoscendo la tipologia dei motori, siamo certi possano dare ottime soddisfazioni anche al portafoglio.

La V di prua garantisce morbidi passaggi sull’onda affrontata in modo diretto, mentre i tubolari, che a poppa sono sollevati dall’acqua, riducono gli attriti e in velocità il controllo è affidato unicamente al pilota, pronti però a entrare in servizio al minimo accenno di virata o per stabilizzare dopo il passaggio sull’onda.

La disposizione del volante e delle manette del gas consentono un brandeggio corretto, mentre il parabrezza protegge bene dal vento. Non abbiamo rilevato spruzzi a bordo nonostante una guida un po’ esuberante, il che è un plus significativo.

                 

Lomac Adrenalina 8.5, a bordo

Come già detto si tratta di un modello sportivo che bada al sodo, ma che non tralascia il comfort per gli ospiti che, ricordiamo, possono arrivare a 16 persone.

Così a prua troviamo il tradizionale prendisole semipermanente che occupa quasi tutto lo spazio disponibile, ricavato sopra a tre gavoni (uno trapezoidale anteriore e due laterali).

Lo definisco semipermanente perché il piano centrale è asportabile o impiegabile in alternativa come tavolo prodiero fruendo del supporto di un classico stelo allungabile.

                 

In contrapposizione a quest’area, c’è quella poppiera, dietro il blocco seduta, con un divano disposto per baglio che s’interrompe nella parte sinistra, a poppavia, per consentire un più facile accesso alle plancette poppiere e ai motori.

Tuttavia il divano sfrutta parzialmente anche le due fiancate a loro volta arricchite di schienali, il che incrementa di almeno due posti lo spazio di seduta a bordo del Lomac Adrenalina 8.5.

Sotto ai cuscini si apre la cala dei servizi, con il passaggio delle tubazioni e di parte dell’impiantistica di bordo. Il vano è dotato di illuminazione interna e il coperchio di pistoni a gas per rendere più agevole la sua apertura.

  

Altra seduta è fronte consolle con un divanetto semicircolare, la cui forma è più estetica che funzionale. Sollevandolo si ha accesso diretto all’interno della struttura, dove è fornito di serie un wc chimico, sostituibile con uno elettrico come optional.

La plancia è ovviamente sportiva in linea con il layout del Lomac Adrenalina 8.5, con il parabrezza inclinato verso poppa, un piano superiore per antenne e bussola e due inclinati per i monitor degli apparati di navigazione, motori, interruttori stagni, stereo, VHF, ruota di governo e manette, oltre a maniglioni in acciaio cui tenersi.

Più in basso la console assume una curvatura per lasciare spazio alle gambe del pilota, che dispone posteriormente di un supporto lombare per la guida in piedi o, in alternativa, di una seduta superiore con uno schienale renale.

Ribaltando in avanti la seduta si accede a un’area sfruttabile per un blocco cucina, con di serie un frigorifero di 50 litri oltre a un secondo tavolino integrato (tipo aereo) in teak sollevabile che va a servire gli ospiti del divano.

Le plancette di poppa sono svasate per consentire la miglior rotazione dei motori e una di esse ospita anche la scaletta bagno. Infine, a prua, il barbotin del verricello elettrico trova posto all’interno del cassero in vetroresina sul quale ci sono bitte a scomparsa e una pedanina in teak.

I numeri del Lomac Adrenalina 8.5

  • Lunghezza ft …………………………… m 8,49
  • Lunghezza interna ………………… m 6,85
  • Larghezza ft …………………………… m 2,96
  • Larghezza interna …………………… m 1,76
  • Dislocamento senza motore …… kg 1.750
  • Diametro tubolari …………………… m 0,85
  • Compartimenti stagni ……………… 5
  • Serbatoio carburante ……………… l 310
  • Serbatoio acqua ……………………… l 80
  • Motorizzazione max ………………… 2 x 225 cv
  • Motorizzazione consigliata ……… 1 x 350 cv o 2 x
  • Portata persone ……………………… 16
  • Omologazione CE …………………… C

Prestazioni

  • 1.000 giri …………… 5,5 nodi
  • 1.500 giri …………… 7,3 nodi
  • 2.000 giri …………… 14,8 nodi
  • 2.500 giri …………… 21,5 nodi
  • 3.000 giri …………… 26 nodi
  • 3.500 giri …………… 31 nodi
  • 4.000 giri …………… 38 nodi
  • 4.500 giri …………… 42 nodi
  • 5.000 giri …………… 48,5 nodi
  • 5.300 giri …………… 51,3 nodi
  • 5.500 giri …………… 54 nodi

Condizioni della prova

  • Mare lievemente formato, carena pulita, carburante 300 l, equipaggio 2 persone

Prezzi

  • Lomac Adrenalina 8.5 solo scafo ……………… 78.500 euro (Iva esclusa)
  • Evinrude G2 225 HO ………………………………… 21.949 (Iva inclusa)

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