È una delle tante tecniche di pesca che usano gli artificiali come esche. Si chiama Slow Pitch, arriva dall’Oriente, e sta prendendo piede anche da noi.

Tra le tante tecniche di pesca, ce n’è una che sta incrementando i suoi praticanti nel nostro Paese. Si chiama Slow Pitch, proviene dall’Oriente e richiede attrezzature particolari: canne, mulinelli ed esche artificiali.

Slow Pitch evoluzione del Vertical Jigging

Diciamo subito che è una tecnica che prevede la pesca in verticale, un’evoluzione se vogliamo del Vertical Jigging, una specialità che richiede uno sforzo fisico elevato. Lo scopo è quello di far muovere in acqua le esche artificiali facendole sembrare all’occhio dei predatori come delle esche vive, ferite o in fuga. Lo Slow Pitch, a differenza del Vertical Jigging è, come lascia chiaramente intendere il nome (tradotto letteralmente, a passo lento), una tecnica meno faticosa, il che non significa recuperare in modo lento, bensì nei recuperi fermarsi e poi recuperare nuovamente per rifermarsi. Una tecnica che richiede meno forza, ma che punta molto di più sull’attrezzatura, che per rendere al meglio deve essere specifica.

Per la pratica dello Slow Pitch non è quindi il caso di risparmiare sul mulinello o sulla canna, occorre puntare su di un giusto equilibrio di entrambi perché, a differenza di altre tecniche dove si può sopperire con uno dei due attrezzi di qualità inferiore ottenendo buoni risultati, qui scegliere una canna poco sensibile o un mulinello poco efficace può essere determinante nell’ottenere o meno dei risultati e, quindi, far venire meno il divertimento. La canna ricopre un ruolo importante in quanto la sua elasticità aiuterà a far muovere l’esca con un movimento simile a un “sali-scendi” continuo, mentre il mulinello, grazie alla sua potenza e velocità di recupero, aiuterà molto l’angler. I mulinelli, quasi sempre rotanti, hanno “manopoloni” che rendono ergonomica la manovra di recupero anche se, quasi sempre, sono posizionati a sinistra e quindi per un destrorso è necessario abituarsi. Le canne invece hanno fusti dal piccolo diametro, ma sono molto elastiche, al punto da comportarsi come una frusta sferzata nell’acqua, con una cima ipersensibile che si flette e poi sfrutta la sua elasticità sotto l’effetto del lavoro del mulinello cui spetta il mantenimento di un ritmo costante.

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Con lo Slow Pitch per esche si usano le cosiddette “blatte”, ossia artificiali che verranno stimolati nella loro azione dal lavoro lento e ritmato che si farà con il mulinello. Ad ogni giro di manopola la canna si piegherà fornendo un movimento elastico alla blatta verso l’alto (effetto frusta). Sarà in quel momento che, con un altro giro di mulinello, si riprodurrà lo stesso effetto, e così avanti, fino a che qualche predatore infastidito da tale movimento o affamato attaccherà l’artificiale. È una tecnica di pesca divertente e anche redditizia, che si pratica su vari tipi di fondale. Numerose le specie attaccabili con questa tecnica, tra cui cernie e dentici, e poi pagelli, occhioni, saraghi, orate e il pesce azzurro in genere.

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