Venezia-Montecarlo 2015: perché?

Categorie: Sport
13 Luglio 2015
Venezia-Montecarlo 2015: perché?

Si è concluso nel disinteresse generale il tentativo di riportare in auge la Venezia-Montecarlo e, dopo la chiusura di questo capitolo, viene da chiedersi perché impegnarsi su un progetto così ambizioso quando la motonautica sta prendendo altre direzioni.

Perché cercare di riportare in vita una gara come la Venezia-Montecarlo che la storia e l’attuale congiuntura economica consigliavano di lasciare nel (straordinario) albo dei ricordi? Perché coprire di ridicolo una gara che ha fatto la storia della motonautica d’altura?
Le domande si sprecherebbero, ma quella che è ricorsa con più frequenza sul web era: “ma quante sono le barche in gara?” domanda rimasta per altro senza risposta e ancora questa mattina sul sito della gara non compare uno straccio di classifica. Per la verità sulla Gazzetta dello Sport qualche notizia è apparsa con titoli roboanti tipo “parata trionfale” e leggendo si poteva capire che Flotta Italia dominava su… ma non si fa cenno al secondo classificato (che comunque da altri articoli si capisce esistere: Infinity).

Si potrebbe continuare citando la vittoria della “white boat”, il gommone Soffio dei napoletani Segnini-Di Meglio che partecipando a una sola tappa ha battuto il “dominatore” Flotta Italia di quasi 13 minuti con due fuoribordo Suzuki da 300 cv, ma a questo punto è inutile cercare di parlare di risultati sportivi su una competizione che tale non è.
Semmai si può notare come anche il tentativo di “rimescolare” le carte, abbinando le prove dei Campionati del mondo di Classe 1 e V1 non ha sortito grandi risultati, con cinque Classe 1 e quattro V1 al traguardo, ma nella prima prova a Venezia i V1 erano solo due di cui uno non ha preso il via per noie meccaniche. L’ennesima denuncia dello “stato di crisi” anche di queste classi.

Così ho scelto di pubblicare la foto del podio della prima Venezia-Montecarlo (ripreso dall'Annual Book dell'Offshore che realizzavo a quei tempi per Kaos Service di Giovanna Repossi Spelta), quella del 1990, dove possiamo riconoscere, da sinistra, Daniel Scioli, Andrea Bonomi, Dag Pike, i fratelli Carrain, Vianello, Maurizio Darai, Fabio Buzzi, il Principe Alberto di Monaco, Alberto Smania, Gianfranco Rossi, Renato Della Valle e Romeo Ferraris, manca giusto Mauro Ravenna per unire su un palco tutto il “gotha” della motonautica d’altura di allora. Non è un “amarcord” nostalgico, ma è la conferma che allora la Venezia-Montecarlo nasceva da un autentico movimento sportivo e non da una mera operazione di marketing, oltretutto abbastanza maldestra.

Le risorse e le energie impiegate in questa operazione, la Venezia-Montecarlo 2015, sarebbero state messe meglio a frutto se utilizzate per promuovere classi come la F2 o la F/500 Circuito o la XCAT (che per la verità sta molto bene di suo) che vedono al via schieramenti di partenza corposi, giovani piloti che danno vita a gare molto combattute. Magari ci saranno meno party ed eventi mondani, ma c’è lo sport, elemento fondamentale che troppo spesso qualcuno nella motonautica si dimentica.

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Alberto Mondinelli

Alberto Mondinelli, 40 anni di nautica dalle regate di 420 alle gare offshore di Classe 1, e poi addetto stampa dei più importanti team negli anni Novanta e della Spes di Mauro Ravenna nel momento di massimo fulgore della motonautica d’altura. Come giornalista, direttore responsabile di Offshore International e, più recentemente, tester di Barche a Motore.
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3 comments on “Venezia-Montecarlo 2015: perché?”

  1. Purtroppo è tutto vero!
    Possiamo elencare una serie di problemi che stanno portando la motonautica sportiva a questa crisi ma non avremo comunque la soluzione.
    Sicuramente per come la vedo Io un tentativo da fare (ma nonè facile) è quello di cambiare politica!

  2. Trovato oggi questo pezzo di sette anni fa. Quanta verità e quanta amarezza caro Alberto Mondinelli. Della serie "visti da vicino"... 😢

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