Canal du Midi tutto da scoprire con l’house boat

Categorie: Life Style
3 Febbraio 2019
Canal du Midi tutto da scoprire con l’house boat

Un modo diverso di navigare, magari meno avventuroso, ma ricco di opportunità e eccellente per conoscere, e apprezzare, attraverso il Canal du Midi l’entroterra francese.

Devo essere sincero, quando sono stato coinvolto in questa settimana sulla house boat non ero per niente entusiasta. Ma era anche l’unica soluzione per andare in vacanza con mio figlio, due suoi amici e i loro genitori. Una premessa che sembrava trasformarsi in una sorta di gabbia. Loro, nessuna esperienza di navigazione, io che avrei preferito non averla invece mi ritrovavo già nel ruolo di “capitano” ancora prima di lasciare l’Italia.

Alla scoperta del Canal du Midi

L’arrivo a Homps, nel Sud della Francia alla base della Le Boat, la grande organizzazione che praticamente noleggia house boat in tutta Europa, non fa che confermare le mie paure: un agglomerato di barche decisamente poco piacevoli allo vista, brulicanti di croceristi e biciclette. Tempo un’ora e l’efficientissimo personale di terra mette anche noi nella condizione di mollare gli ormeggi verso il Canal du Midi.

Usciti dal porto viriamo, si fa per dire perché la direzionalità delle barche è solo un’ipotesi, a sinistra verso Carcassone. Ma è tardi, le chiuse sono già in pausa e non resta che aspettare la mattina seguente. Piantiamo due picchetti e l’ormeggio è fatto, prendiamo le biciclette e raggiungiamo un paesino a pochi chilometri dove ci accoglie una creperie che ricordiamo con nostalgia ancora adesso ad anni di distanza. Comincio a cambiare idea.

Ma il bello viene il giorno seguente, apre la chiusa e si scatena la gara a chi lancia le cime, a chi le raccoglie, chi è più pronto a saltare in barca. La novità, penso e invece a ogni fermata la scena si ripete e ogni volta c’è un nuovo motivo di divertimento. Il tutto ovviamente da parte dei ragazzi che, dimenticati Game Boy e sospiri di noia, passano poi all’attacco del fly per darsi i turni al timone. La barca non è direzionale, ma si va talmente piano (velocità massima consentita 8 km/h, reale circa 6) che non si possono combinare guai, al massimo ci si appoggia all’argine o a qualche altra barca, una risata e si riparte.

Ricapitolando siamo in crociera (beh sì, chiamiamola così) da mezza giornata e noi adulti abbiamo tutto il tempo per pensare a noi. I tre libri che mi sono portato comincio a pensare siano pochi, ma non ho fatto i conti con i paesini che si incontrano ogni poche miglia su tutto il Canal du Midi. Quando il campanile ti fa pensare a qualcosa di interessante, non c’è neppure bisogno di avere la conferma dalla guida: si piantano due picchetti, si ormeggia, si inforcano le biciclette e ci si va. Se l’impressione era sbagliata ci si consola con la spesa a base di specialità locali e un Pastis al bar in piazza, in caso contrario c’è anche l’opportunità di vedere qualcosa di interessante e fuori dai soliti tour preconfezionati.

Una vacanza più avventurosa? Perché non la Patagonia allora!

Per non parlare delle cantine: dal Canal du Midi lo sguardo può spaziare su ettari di filari e da qualche parte tutta quell’uva deve pur finire… e così infatti è. Trovare le cantine non è difficile, anzi c’è proprio l’imbarazzo della scelta tra i diversi cartelli che troneggiamo sulle rive, molte sono anche attrezzate con un piccolo pontile. Quindi solita scena: ormeggio, bicicletta e rientro carichi di bottiglie. A questo punto la tappa a Carcassone, che doveva essere il clou della vacanza, diventa uno dei tanti posti visti, anche un po’ troppo turistico.

Molto meglio il Canal du Midi e i suoi tanti paesini sconosciuti, i loro ristorantini, il silenzio dei tramonti in completa solitudine all’ormeggio, mentre sul fly sorseggi il vino comprato la mattina. I ragazzi sono affaccendati a gestire la barca e noi adulti dobbiamo solo goderci la vacanza. Penso che ce la faremo…

Una vacanza più avventurosa? Perché non la Patagonia allora!

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Alberto Mondinelli

Alberto Mondinelli, 40 anni di nautica dalle regate di 420 alle gare offshore di Classe 1, e poi addetto stampa dei più importanti team negli anni Novanta e della Spes di Mauro Ravenna nel momento di massimo fulgore della motonautica d’altura. Come giornalista, direttore responsabile di Offshore International e, più recentemente, tester di Barche a Motore.
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