Il package di Avila Pro60-E1 con il Tohatsu MFS40 promette di essere uno dei “senzapatente” più “duri e puri” sul mercato, vi spiego perché.
Quando un cantiere votato alle costruzioni militari e professionali incontra un fuoribordo robusto e tecnologico, possiamo stare certi che la proposta che ne nasce è di livello assoluto. Così, anche se Avila Pro60-E1 è il modello più piccolo di quella che è definita dal cantiere lecchese la sua gamma “entry level”, nella sua costruzione sono rispettati tutti i rigorosi standard che fanno di questa realtà lombarda uno dei centri di eccellenza della nostra nautica, fornitore di eserciti e polizie.
Basta dare un’occhiata alla potenza massima di progetto di questo battello (230 cv) per capire l’improbo compito affidato al “senzapatente” Tohatsu MFS40 con i suoi 40 cv “reali”. Coadiuvato da un’elica da 13” a tre pale di alluminio, Avila Pro60-E1 si presenta nella conformazione base, ideale per i neofiti che vogliono avvicinarsi alla nautica con il piede giusto. A bordo siamo in tre con una buona fornitura di dotazioni e la progressione verso la planata ne risente: fino a 4 mila giri si resta in dislocamento anche se poi la salita è buona e la velocità di 24,5 nodi soddisfacente considerando le caratteristiche del gommone. Per la verità basta avere l’accortezza di spostare un passeggero a prua (c’è pure un accogliente prendisole…) e la planata diventa più agevole, tanto che bastano 4” per entrarci. Con questo assetto, anche la planata minima scende un po’ e la fisso a 3700 giri, 9 nodi, con un consumo di circa 7 l/h, mentre alla velocità di crociera, a circa 20 nodi e 5.400 giri, si consumano poco più di 13 l/h di benzina. I consumi sono certamente uno dei riscontri più interessanti del test: decisamente contenuti a tutti i regimi.
Il mare è un po’ mosso, ma la navigazione è totalmente asciutta: mi spiegano che è una delle richieste nei capitolati per le forniture professionali, ma è molto apprezzata anche in crociera. La timoneria idraulica permette un perfetto controllo senza grandi sforzi, mentre lo stand-up è decisamente comodo e ben dimensionato, bene perché non ci sono possibilità di regolazione. Il parabrezza non è granché protettivo, ma in una giornata più soleggiata e calda sarà solo un pregio. Provo qualche manovra un po’ brusca, ma Avila Pro60-E1 conferma le sue origini militari e non mostra la minima difficoltà ad affrontare ogni repentino cambio di direzione in tutta agilità. Quanto al Tohatsu MFS40, riuscire a portare a spasso un gommone progettato per potenze oltre 200 cv con soli 40 cv, è già come aver superato una tesi di laurea. Se poi a questo aggiungiamo i bassi consumi e anche una rumorosità contenuta, indicarlo come una scelta interessante è d’obbligo.
La classe Pro-E1 prevede due modelli di 5,65 m (quello in prova) e 6,25 m; caratteristica saliente è l’abbinamento di vetroresina e materiali compositi con l’alluminio. Infatti, scafo e coperta sono accoppiati in maniera monolitica e sono realizzati in vetroresina con stratificazione integrale a sandwich ad anime variabili, con l’impiego esclusivo di resina vinilestere. Consolle e stand-up sono invece di alluminio, una soluzione adottata per contenere i pesi e abbassare il baricentro a parità di robustezza. Due gli allestimenti: Combat con la prua più sgombra grazie all’eliminazione dello stand-up e del prendisole e arretramento della consolle, oppure Avant che è quella in prova. In particolare, il package con Tohatsu prevede la cuscineria completa di serie e la ghiacciaia con l’apposito alloggiamento davanti alla consolle.
Un gommone duro e puro senza fronzoli inutili, così si potrebbe definire questo Avila Pro60-E1. Promosso dalla prova in mare, esce molto bene anche da un’analisi del suo allestimento. Materiali di prima qualità e lavorazioni all’altezza sono nel DNA del cantiere, piacevole anche il design complessivo, anche se alcune finiture, soprattutto della consolle, si presentano un po’ troppo spigolose. La ghiacciaia è una soluzione pratica e la seduta che comunque garantisce quasi geniale quanto a minimalismo, certo una prolunga per ampliare il prendisole si poteva prevedere…
La zona di poppa propone il comodo stand-up aperto a poppavia per ospitare un po’ di dotazioni a vista, mentre il divanetto poppiero ha la spalliera reclinabile per diventare un altro solarium. L’accesso alle plancette di poppa è facilitato dai passavanti di vetroresina che sono parte integrante della coperta, quindi anche la risalita dal bagno è molto agevole. Ampia la dotazione di gavoni, sia a prua (due) sia il grande a poppa sotto il divanetto, visionarli offre anche la possibilità di visionare la cura nella costruzione, in particolare dell’accoppiamento tra scafo e coperta.