Alla fine dellโ€™Ottocento sulle rotte commerciali la battaglia con i velieri รจ vinta, ma per le barche a motore inizia una nuova sfida alla ricerca delle prestazioni, ma soprattutto di affidabilitร  e sicurezza: nasce la motonautica.

Correva lโ€™anno 1894 quando il famoso clipper Cutty Sark, partรฌ da Brisbane, in Australia, diretto a Londra sulla consueta rotta. Impiegรฒ 84 giorni, non un record ma un risultato comunque eccezionale che perรฒ non gli servรฌ a nulla. Le navi a vapore si erano giร  affermate su tutte le rotte commerciali, anche su quella australiana che la vela fu lโ€™ultima a cedere. I commercianti londinesi che importavano la lana australiana non avevano piรน interesse a far giungere questa preziosa merce piรน velocemente dei loro concorrenti. Anzi, la nave piรน grande e piรน lenta era preferita, perchรฉ fungeva da magazzino galleggiante senza ulteriori spese. Gli armatori piรน previdenti erano giร  passati o stavano passando al vapore e per il Cutty Sark e gli altri velieri fu la fine.

Il primo motore a turbina

Se quindi la macchina a vapore ormai da mezzo secolo equipaggiava navi di ogni dimensione, il suo limite erano le imponenti dimensioni che non permettevano grandi prestazioni: si limitava a garantire una velocitร  costante e continua finchรฉ cโ€™era carbone a bordo. Ecco perchรฉ quando nel 1896 Sir Charles Parsons presentรฒ il Turbinia, unโ€™imbarcazione lunga 31 metri e larga meno di tre, equipaggiata con il primo motore a turbina di sua invenzione per 2 mila cavalli di potenza, destรฒ grande scalpore, anche perchรฉ raggiunse lโ€™eccezionale (per allora) velocitร  di 35 nodi. In pratica, invece di utilizzare il vapore prodotto da una caldaia che, con stantuffi e manovellismi, con un moto alternativo faceva ruotare lโ€™elica, Sir Parsons applicรฒ il vapore a una turbina che si muoveva ad alta velocitร  producendo una maggiore potenza con peso e ingombro minori.

Ed ecco la poppa piatta

Ma la turbina a vapore non era lโ€™unica innovazione del Turbinia. Infatti, un paio dโ€™anni prima sempre Sir Charles Parsons realizzรฒ un modello di nave di circa 60 centimetri e, sulle rive del laghetto di Royton vicino a Newcastle, lo tirรฒ avanti e indietro dalla sponda con una canna da pesca attaccata alla prua. Prima camminรฒ, poi iniziรฒ a correre simulando velocitร  fino a 40 nodi, sviluppando sempre nuovi modelli fino a due metri di lunghezza. Proprio questโ€™ultimo aveva una importante novitร : la poppa era piatta. Avendo notato che la poppa tendeva a sprofondare, quindi la fece piatta e le cose andarono meglio.

Ma cโ€™รจ da fare i conti con la cavitazione

Per la veritร , alla sua prima uscita il Turbinia disponeva di un solo asse e una sola elica e raggiunse a malapena le 19 miglia. Fu cosรฌ che si scoprรฌ il fenomeno della cavitazione delle eliche che giร  un anno prima Sir John Thornicroft aveva segnalato. Si allestirono quindi tre assi con tre eliche per asse per un totale di nove. รˆ con questa soluzione che il Turbinia raggiunse la velocitร  di 35 nodi, permettendosi di sbeffeggiare anche la flotta inglese durante unโ€™importante parata nelle acque del Solent davanti alla Regina Vittoria: nel momento culminante, il Turbinia superรฒ a 35 nodi tutte le navi, facendosi beffe anche delle due barche che cercarono di fermarlo su ordine dellโ€™Ammiraglio.

La Manica non perdona

A riportare Sir Charles Parsons con i piedi per terra fu il tentativo di navigazione nella Manica con mare mosso 4-5. Il Turbinia, cosรฌ lungo e stretto, con i bordi bassi e la poppa piatta, non solo non raggiunse i 35 nodi ma rischiรฒ di affondare. A ogni onda la prua si infilava e quando cercรฒ di prendere il mare al traverso per poco lo scafo non si rovesciรฒ; peggio ancora con il mare di poppa perchรฉ le onde sollevavano la poppa piatta, facendo inabissare la prua stretta.
Comunque la turbina a vapore di Parsons era una realtร  e da quel giorno in poi essa trovรฒ sempre piรน larga applicazione su navi da guerra e mercantili. Il famoso Nastro Azzurro, che giร  allora premiava la nave piรน veloce sulla rotta transatlantica, รจ stato appannaggio di grandi piroscafi dotati proprio di turbine a vapore.

E la nautica da diporto?

Nonostante la rivoluzione delle turbine a gas, la nascita della motonautica come la intendiamo oggi alla fine dellโ€™Ottocento era chiaramente ritardata da motori che, pur costituendo oggetto di studi e di progresso tecnico, erano ancora ben lungi dallโ€™essere sicuri e affidabili. Nel 1865 lโ€™austriaco Siegfried Marcus fece funzionare un motore con la benzina ed รจ la prima citazione che si trova di tale carburante. I tedeschi Otto e Langden realizzarono poi il ciclo a 4 tempi, il ciclo Otto appunto e, nel 1876 a Filadelfia, venne esposto il primo motore americano a benzina. Nel 1892 nasce il motore diesel ideato da Rudolph Diesel (nella foto sopra) e lโ€™anno seguente Krupp cominciรฒ a costruirlo in serie: piรน grosso e pesante del motore a benzina, il diesel era piรน efficiente grazie allโ€™assenza dellโ€™impianto elettrico, a quellโ€™epoca ancora poco affidabile. Se il motore a combustione interna restรฒ legato soprattutto a usi terrestri, in mare trovรฒ impiego nel 1885, quando Gottlieb Daimler e Carl Benz costruirono un efficiente (per lโ€™epoca) motore a 4 tempi a benzina e lo applicarono anche su un motoscafo.

Sempre a fine secolo, a Parigi, un certo Alfred Sequin presentรฒ una barca azionata da un motore a scoppio applicato sulla poppa e munito di una trasmissione verticale che finiva sottโ€™acqua. Presentato col nome di Moto Godille, era un poโ€™ il progenitore dellโ€™elica di superficie.

Ma lโ€™affidabilitร โ€ฆ

Denominatore comune di tutti questi nuovi natanti a motore era la scarsa efficienza e sicurezza che rasentava addirittura il ridicolo. Ne รจ testimone un articolo della rivista del Touring Club Italiano sul Salone Nautico di Monaco: โ€œTroppi sono ancora gli inconvenienti delle imbarcazioni a motore, le loro scarse qualitร  nautiche, la loro irregolaritร , la deficiente sicurezza, lโ€™assenza del comfort ecc. Che il canotto diventi prima un vero arnese marino, diventi piรน pratico e confortevole e avrร  tutta la sua fortuna. La parte meno curata dei canotti presenti a questa quarta esposizione di Monaco รจ costituita dagli adattamenti meccanici del motore alla barca. In genere sono assai poco soddisfacenti i congegni di comando, di messa in marcia, di trasmissione e per la piรน parte sono collocati in modo incomodo e poco razionale. Sembra quasi un allestimento frettoloso e provvisorioโ€.

Comunque i primi anni del Ventesimo secolo videro nascere varie iniziative nel settore nautico: riviste specializzate, gare e club. I ricchi dellโ€™epoca cominciarono a farsi notare su motoscafi e cruiser. Soprattutto nel mondo anglosassone non si sviluppรฒ tanto il piacere di andare in crociera, quanto il gusto della scommessa. Ed erano scommesse non solo in termini di velocitร , ma anche di sicurezza e affidabilitร . Naturale quindi sfidarsi su lunghe distanze e in mare aperto: gli antenati delle gare offshore stavano per nascere.

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La foto dโ€™apertura รจ copyright di Tyne & Wear Museums


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