Venezia-Montecarlo, la sfida nella sfida
Annunciata l’ottava edizione della Venezia-Montecarlo. La vera sfida degli organizzatori è riuscire a portare al via il primo luglio un congruo numero di concorrenti. Come augurio agli organizzatori riviviamo nel racconto di Fabio Buzzi la conquista del record non-stop con l’impresa di Mario Invernizzi e del suo FB Design 48 Kerakoll: da Montecarlo a Venezia in poco più di 22 ore a oltre 51 nodi di media consumando “solo” 5355 litri di gasolio.
Non capita spesso negli sport motoristici che a fare notizia più di medie e tempi siano i litri, ancora più raro che siano di gasolio. Questo è invece quello che è successo nel settembre 2011 con il record stabilito da Mario Invernizzi e dal suo scafo FB Design 48 Kerakoll dove il dato strabiliante è stato proprio il consumo: meno della metà rispetto a quello del precedente detentore che di litri ne aveva consumati ben 10800 per percorrere le 1141 miglia nautiche, se preferite 2115 km, che separano il Principato dalla città lagunare; mentre il nuovo limite fissa il consumo in 5355 litri e in 22 ore a oltre 51 nodi di media il record propriamente detto.
Il precedente era stato stabilito nel 2004 da Fabio Buzzi con una barca simile dotata però di una coppia di motori Isotta Fraschini turbodiesel, 12 cilindri, 20 litri e 1300 cv di cilindrata l’uno. Il geniale ingegnere aveva aggiunto anche questo primato al suo palmares coprendo la distanza da Venezia a Montecarlo in 23 ore e 55 minuti alla media di 47 nodi. Negli anni successivi si sono contati ben sei tentativi, con tre scafi diversi, di batterlo ma tutti hanno fallito. Del resto il Mediterraneo, si sa, è un mare bello quanto ostico, imprevedibile e capace di mutare in breve tempo, soprattutto in Tirreno dove il Mistral costituisce una variabile difficilmente prevedibile.
È toccato ancora a Fabio Buzzi, questa volta nel ruolo di team manager del pilota brianzolo Mario Invernizzi, dare l’assalto al proprio primato. Per farlo è però ricorso a un escamotage pensato proprio in funzione del meteo: partire da Montecarlo, così da essere certi del Tirreno “amico” e poi arrivare a Venezia risalendo un più prevedibile Adriatico. Regolamenti Uim (Unione Internazionale Motonautica) alla mano, la validità è la medesima, solo che la sfida si svolge sotto l’egida delle Federazione motonautica monegasca anziché italiana.
Il racconto del record
Ecco come lo stesso Buzzi racconta nel libro “FB Design, una storia vincente”, come è stata organizzata l’impresa del suo FB Design 48 Kerakoll.
I motori prescelti sono stati gli FPT Cursor 90, di soli 8,7 litri, 6 cilindri in linea common rail, di 650 cv. Motori assolutamente di serie con cui Kerakoll riesce a viaggiare a 65 nodi e nulla più. Ma il consumo è bassissimo: al massimo 126 litri/ora e il motore è affidabilissimo. Così cominciamo a determinare la velocità di maggiore efficienza, con diverse condizioni di carico e scopriamo che con un consumo volutamente limitato a 118 litri/ora si riescono a fare 58 nodi. Ora, essendo il record di 47 nodi, se pensiamo di fare due o tre soste, capiamo subito che non avremo molte possibilità di successo. Si decide così per una sola sosta a Reggio Calabria che, credeteci o no, risulta anche essere l’unico rifornimento nel raggio di 100 miglia!
Così da Reggio a Venezia ci resterebbero esattamente 630 miglia, che alla media di 58 nodi richiedono 10,86 ore, con un consumo di 2x118x10,86=2562 litri di gasolio e, naturalmente per sicurezza, prevediamo di caricare almeno 3 mila litri, in cinque serbatoi separati, comunicanti tra loro tramite pompe elettriche, che consentono a un bravo pilota di variare l’assetto del suo scafo .
Deciso il consumo, passiamo allo scafo e al suo equipaggiamento: doppio radar, triplo GPS, 2 sistemi di navigazione notturna, con un nuovo Starlight di ultimissima generazione, messo a punto con la nostra collaborazione. Poi ancora telefono satellitare, sistema meteo di Navimeteo, interfono, frigorifero e doppi servizi (due tubi che scaricano fuoribordo con imbuto in cui fare pipì in piena velocità)! E naturalmente quattro sedili Tecno G12 dove si può anche chiudere un occhio ogni tanto, ben trattenuti dalle cinture a quattro punti, e sempre protetti da un robusto canopy in kevlar e policarbonato da 15 mm.
Detto dello scafo, passiamo all’equipaggio: Mario Invernizzi, esperto pilota lecchese, sognava da tempo di battere questo record, e lo aveva già tentato nel settembre 2010, fermandosi però a Vulcano per un problema di alimentazione. Ma Mario non si è certo arreso, così lo ha ritentato il 14 settembre 2011. Veramente era prevista la partenza di martedì 13, ma il nostro Invernizzi conosce una sola scienza esatta: la superstizione, che ci assicura che “di Venere e di Marte non si sposa e non si parte!”. Figuriamoci poi un martedì 13! Così si è inventato mille patetiche scuse per partire al 14, sicuro che sarebbe stato il giorno giusto!
Assieme a lui, una vera novità motonautica, Roberto Rizzo, a noi ben noto per aver sposato mia figlia Misa, ma anche per essere un ottimo esperto informatico, praticamente l’unico in grado di sincronizzare i tre GPS di bordo sulla medesima rotta. Oltre a Mario e Roberto, il solito Peter Dredge, abituato da anni a correre con scafi FB Design, e il nostro capo meccanico Antonio Binda.
La partenza è alle 9.35 da Montecarlo, con mare calmissimo. La prima elica si rompe a Roma. La seconda elica si rompe ad Anzio. La terza elica si rompe a Vulcano. Antonio è ormai è stanco di cambiare eliche e nel dubbio a bordo non ce ne sono più! Così, dopo quattro ore di navigazione a 6 nodi, Kerakoll raggiunge Reggio Calabria e si ritira mestamente. Più lontani di così da casa proprio non si poteva e ci occorrono quattro giorni solo per recuperare lo scafo! Secondo Mario, il vero problema è stato che il mercoledì 14 era troppo vicino al martedì 13!
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Un altro tentativo sembrava proprio impossibile, di eliche di quel tipo non ne avevano più e comunque era chiaro che il modello impiegato aveva dei seri problemi, ritengo essendo di acciaio, una microfusione mal fatta o una tempera sbagliata. Che fare? Arrendersi? Mai. Così chiamo l’amico Alfredo Radice, patron di Eliche Radice, che credo non aspettasse altro che una sfida del genere per divertirsi un poco! Facciamo qualche calcolo per scoprire, se ce ne era bisogno, che lo spessore dell’elica, nel punto di rottura vicino al mozzo, era insufficiente, così da 19 mm di acciaio lo portiamo a 25 mm di bronzo, e in cinque giorni esatti Radice mi prepara un nuovo modello, quattro nuove fusioni e quattro bellissime eliche, consegnandomi le ultime due al sabato sera, tanto da doverle portare in macchina fino a Montecarlo, dove il Kerakoll è già sotto le gru, pronto per partire, ma in attesa delle sue eliche di scorta (anche se Alfredo mi assicura che non serviranno).
Così Mario e il suo equipaggio ripartono domenica 25 settembre alle 7.59 ed io passo la domenica al computer, seguendo la rotta tracciata dal traker di Navimeteo, chiamandoli sul telefono satellitare ogni volta che vedevo il puntino fermo. Ma era sempre il satellite a sbagliarsi. Kerakoll continuava, monotonamente imperterrito con i suoi 58 nodi e 118 litri/ora.
Arrivava a Messina (Mario aveva unilateralmente deciso che Reggio gli portava sfortuna!) alle 18.00, per ripartire esattamente un’ora dopo, ancora con la luce. Poi viaggiavano tutta la notte, ed io quasi con loro, sempre attaccato al computer, per arrivare a Venezia alle prime luci dell’alba, dove li aspettavano, su di una barchetta al buio in mezzo al mare, Gianni Darai, delegato dallo Yacht Club Monaco, con il capo cronometristi Rigon, emozionatissimi già quando da lontano nella notte che stava per finire, si sentiva il rombo discreto dei due FPT C90.
Un vero trionfo: Mario e il suo equipaggio a bordo del Kerakoll con le eliche Radice, terminavano il loro viaggio con una media di 51,346 nodi in esattamente 22 h 13’ 17”. Quasi due ore in meno del mio record fatto con uno scafo analogo che deteneva il record in 23 h 55’.
……..
Ecco il grande messaggio: si può andare per mare anche più forte di prima, pur consumando meno della metà. È questa la vera risposta alla crisi del momento. Non si può più buttare denaro, risorse ed energia. Kerakoll, grazie ai suoi Stab, recupera l’energia a ogni sobbalzo sull’acqua e così, anche grazie agli eccezionali motori FPT, il consumo è stato dimezzato.
La storia e la nuova sfida
La storia della Venezia-Montecarlo (nella gallery alcune immagini storiche) inizia nel 1990 su iniziativa di un gruppo di appassionati, tra cui alcuni campioni offshore come Renato Della Valle e Alberto Smania che, poco interessati all’evoluzione tutta catamarani, velocità e gare sottocosta dell’offshore, decisero di riportare in auge i monocarena sul loro terreno più consono: le grandi gare d’altura a tappe. Un po’ sull’esempio del Giro d’Inghilterra. Una formula che poteva invogliare anche i cantieri a partecipare con barche di serie e proprio così fu nelle prime quattro fortunate edizioni che, per la verità, videro però sempre primeggiare, barche da competizione seppur monocarena, pensate proprio per questa gara.
Basta scorrere l’elenco dei quattro primi vincitori per comprendere che il primato assoluto era una questione tra piloti di provata capacità e scafi offshore: nel 1990 Maurizio Darai e Jacopo Carrain con un Cuv 38 (cantieri Uniti di Viareggio, la barca con cui Renato Della Valle aveva conquistato qualche anno prima un Mondiale di Classe 1 offshore a Key West) motorizzata con una coppia di Lamborghini 12 cilindri a benzina; Renato Della Valle e Gianfranco Rossi nel 1991 e 1992 con due barche di Fabio Buzzi, la prima con tre motori turbodiesel Seatek e la seconda con quattro Seatek; l’argentino Daniel Scioli con Luca Nicolini nel 1993, sempre con una barca di Buzzi dotata di quattro Seatek.
Poi il lento declino, un po’ legato alla crisi economica che di lì a pochi anni porterà al pesante ridimensionamento dello stesso offshore, e un po’ all’impossibilità di sostenere tutti gli anni un impegno come una corsa a tappe di una settimana e 1200 miglia. I 45 scafi arrivati a Montecarlo il primo anno sottolineano il grande entusiasmo che si era creato attorno a questo evento che, forse, andava però pensato come il Giro d’Inghilterra che viene riproposto a distanza di una decina di anni e suscita sempre grandi consensi.
Adesso forse i tempi sono maturi, dipenderà molto dalla capacità degli organizzatori: il programma annunciato parla della partenza dall'Arsenale di Venezia il primo luglio, con due giorni di sosta a Catania e a Salerno e trasferimento finale a Montecarlo, per il rispetto del Santuario Pelagos nel Tirreno, con arrivo il 12 luglio. Nel mezzo le tappe a Rimini, Pescara, Brindisi (con semitappa a Termoli), Policoro, Catania (con semitappa a Crotone), Salerno (con semitappa a Vibo Valentia), Formia, Civitavecchia e Viareggio prima dell'ultimo tratto verso il Principato. In bocca al lupo!
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