Tre Suzuki DF300 B per far volare lo Jeanneau Cap Camarat 12.5 WA

Categorie: I Nostri Test
22 Giugno 2021
Tre Suzuki DF300 B per far volare lo Jeanneau Cap Camarat 12.5 WA

Dodici metri lei, 900 cavalli loro, risultato: 46 nodi a 6.000 giri! I tre Suzuki DF300 B sembrano proprio il completamento ideale dello Jeanneau Cap Camarat 12.5 WA, che, oltre alle prestazioni, fa dell’abitabilità, della versatilità, e pure del prezzo, le sue armi vincenti.

L’ammiraglia della serie Cap Camarat di Jeanneau mette subito in chiaro quali sono i suoi plus: tanto spazio, soluzioni abitative razionali con qualche chicca come il terrazzino laterale e, non certo ultimo per importanza, un prezzo molto competitivo.

Ma in questo allestimento il cruiser francese (prodotto in Polonia) ha un’arma in più nei tre Suzuki DF300 B, che gli dovrebbero garantire quel brio che la carena di Michael Peters, affermato progettista di offshore da competizione, merita.

Suzuki DF300 B e Jeanneau Cap Camarat 12.5 WA, il test

La prova in acqua diventa quindi determinante per capire se l’abbinamento con i tre Suzuki DF300 B abbia dato i frutti ipotizzati.

Eccoci quindi alla Marina degli Aregai, vicino a Imperia, pronti a mettere alla prova barca e motori. Il mare è abbastanza calmo, a bordo siamo in sei persone con circa 850 litri di carburante e 200 litri di acqua.

Dal canto loro, la caratteristica saliente dei tre Suzuki DF300 B è di avere le doppie eliche controrotanti, e il loro passo è di 22,5”.

Quest’ultima prerogativa dei fuoribordo mostra subito i suoi benefici effetti, proponendo una barca neutra sulla ruota del timone, che da parte sua trovo eccessivamente demoltiplicato, ma la taratura è regolabile, quindi non si può considerare un difetto.

Proprio questa caratteristica, però, permette di apprezzare ancora di più la direzionalità della barca che, con una motorizzazione a singola elica avrebbe inevitabilmente risentito del momento delle due eliche destrose (o sinistrose poco cambia) rispetto alla singola con diversa rotazione.

Invece qui il controllo è assoluto e anche qualche manovra un po’ brusca è ben sopportata dalla barca che mai trasmette la sensazione di essere al limite.

Merito anche degli Zipwake che garantiscono un assetto sempre corretto e bilanciano con efficacia, sempre automaticamente, eventuali sbilanciamenti nella distribuzione dei pesi a bordo.


Leggi di più: Dalla Svezia arrivano gli interceptor di Zipwake. E ai flap non ci pensi più!


E poi la cabrata nell’ingresso in planata risulta contenuta, con conseguente buona visibilità.

Quanto alle prestazioni velocistiche, i 45,8 nodi toccati a 6200 giri fanno del Cap Camarat 12.5 WA una barca super sportiva, caratteristica che non era certamente tra le prioritarie in fase di progetto.

È vero che i 900 cavalli complessivi dei tre Suzuki DF300 B sono la potenza massima installabile, però volare a 46 nodi con un comodo cruiser non è da tutti.

Meglio quindi concentrarsi sulla velocità economica di crociera che individuiamo tra i 26 e i 28 nodi a 3.800 giri, con un consumo di 118 l/h.

Se poi non si ha troppa fretta si può anche navigare al limite della planata a 14 nodi e 3.000 giri, così il consumo scende a 80 l/h. Se invece si vuole proprio fare gli smanettoni verifico anche l’accelerazione: 4,5” per planare e 14” per raggiungere i 40 nodi.

Un appunto invece ai due serbatoi che, alimentando i tre motori, necessitano di un bilanciamento per evitare degli squilibri di assetto, infatti uno alimenta due motori e l’altro solo uno con tempi di svuotamento ovviamente differenti, un piccolo problema che il cantiere dovrebbe risolvere, magari con l’introduzione di un terzo serbatoio ausiliario.


Leggi anche la prova del Lomac Adrenalina 8.5 motorizzato con una coppia di Suzuki DF200AP


Focus sul Suzuki DF300 B, un V6 con più centimetri cubici

L’elica controrotante non è l’unica caratteristica saliente del motore giapponese, infatti si tratta dell’unico 300 cv Suzuki allestito sul monoblocco del DF350, quindi V6 ma di 4.390 cc invece dei 3.028 cc dei suoi pari potenza.

A parte questo, usufruisce di tutte le ultime evoluzione tecnologiche Suzuki che provo a riassumere.

Si parte ovviamente dal piede dimensionato per le due eliche e con una particolare conformazione per garantire un migliore raffreddamento dell’unità termica.

A questo si aggiunge un efficace sistema di filtraggio dell’aria immessa dalla calandra, grazie al Dual Louver System, e ai condotti di aspirazione di nuova concezione del Direct Intake System.

Per ottenere la massima efficienza nell’iniezione della benzina si è adottato il Dual Injector con due iniettori più piccoli al posto di quello tradizionale.

Il sistema d’iniezione, gestito elettronicamente, è anche in grado di riconoscere il tipo di carburante utilizzato e il suo numero di ottani, autoregolando tutti i parametri per garantire una combustione sempre efficiente ovunque si faccia rifornimento.

Non poteva mancare il sistema Lean Burn, ovvero il sistema a combustione magra che accomuna quasi tutta la gamma Suzuki che, utilizzando una rete di sensori che misurano vari parametri del motore, calcola in anticipo e con precisione quanta benzina deve essere immessa dal sistema di iniezione.

Ciò garantisce, a detta del costruttore, un risparmio di carburante fino al 14%.

Fondamentale per ottimizzare il funzionamento del motore è anche la tecnologia Variabile Valve Timing, la distribuzione a variazione continua delle valvole d’aspirazione, utilizzata per variare la tempistica dell’alzata delle valvole di aspirazione.

Tra le altre tecnologie in dote al Suzuki DF300 B ricordiamo il Suzuki Precision Control grazie al quale sia la marcia sia l’acceleratore sono gestiti elettronicamente e non più da cavi; il sistema Troll Mode che assicura una selezione accurata del numero di giri del motore ai bassi regimi, dando la possibilità di mantenere una velocità costante della barca durante la pesca a traina; un alternatore in grado di erogare un massimo di 54 Ampere (12V) già a partire dal regime di 1.000 giri/min, a cui si aggiunge il sistema di carica batterie a doppio circuito.

Jeanneau Cap Camarat 12.5 WA, a bordo

Salendo a bordo del Cap Camarat 12.5 WA si deve tenere ben presente il prezzo d’acquisto, perché a fronte di meno di 160 mila euro (senza Iva e motori), tutta l’analisi di questa barca di poco meno di 12 metri fuori tutto (mezzo metro l’ha guadagnato quando hanno deciso la sigla…) prende tutta un’altra piega.

Si può quindi chiudere più di un occhio su qualche incertezza nelle finiture e qualche scricchiolio di troppo quando abbiamo affrontato la nostra scia per verificare la bontà della carena che, per il resto, ha invece risposo molto bene.

Con una somma molto abbordabile lo Jeanneau Cap Camarat 12.5 WA garantisce al suo armatore un vero cruiser, anche molto comodo e pratico.

A poppa, se i tre fuoribordo “rubano” buona parte della plancetta (ma le due laterali sono comunque ben dimensionate) niente paura perché la terrazzina laterale, semplice quanto robusta, apre un nuovo e originale accesso al mare.

La dinette dispone di un tavolo e di un divanetto a L accogliente, il tutto ben servito da un mobile cucina abbondantemente attrezzato e protetto dalla propaggine del t-top, che da parte sua può contare su solidi (anche troppo) supporti di acciaio inox.

Semplice e razionale la plancia con i tre strumenti dei motori curiosamente installati in ordine sparso e, tutto sommato, anche abbastanza inutili visto che il funzionamento dei Suzuki è ben riprodotto anche sui due grandi plotter.

Comodo l’accesso a prua, dove il layout è da lode, con un ampio prendisole, ma anche con una piccola dinette ben vivibile, soprattutto in porto quando si vuole sfuggire dai passeggiatori da banchina.

Infine, l’accesso prodiero, ma anche la risalita dal bagno, può essere facilitata da una delfiniera che copre l’ancora.

Gli interni sono quantomeno all’altezza della coperta quanto a qualità dei materiali e soluzioni di layout.

Si può discutere se sia il caso di raddoppiare anche sottocoperta la cucina, ma qui subentrano i gusti personali dell’armatore ed è giusto offrirgli questa opportunità.

La dinette prodiera si trasforma rapidamente in una cuccetta doppia, il bagno è ben dimensionato con la doccia separata, la cabina a centro barca offre tre posti letto a conferma della sua buona volumetria.

I numeri del Suzuki DF300 B


N. cilindri
V6 di 55°, 24 valvole

Cilindrata
4.390 cc

Peso
da 330 kg

Potenza
300 cv - 220,7 kW

Range utilizzo
5.300-6.300 giri/min.

Coppa olio
8 litri

Alternatore
12V 54A


I numeri dello Jeanneau
Cap Camarat 12.5 WA


Lunghezza ft
11,93 m

Larghezza
3,57 m

Dislocamento
5.860 kg

Serbatoio carburante
1.150 l

Serbatoio acqua
200 l

Posti letto
5

Motorizzazione max
2x 450 cv o 3x300 cv

Omologazione Ce
B-11 / C-12


Prestazioni

650 3,2 7,1
1000 5,2 15
1500 7,2 23
2000 8,3 36
2500 9,3 58
3000 14 86
3500 23 103
4000 27 128
4500 33 160
5000 38 203
5500 41 268
6000 44 312
6200 46 320

Clicca ed entra nel sito di Suzuki Italia Marine


Condividilo a un amico

Alberto Mondinelli

Alberto Mondinelli, 40 anni di nautica dalle regate di 420 alle gare offshore di Classe 1, e poi addetto stampa dei più importanti team negli anni Novanta e della Spes di Mauro Ravenna nel momento di massimo fulgore della motonautica d’altura. Come giornalista, direttore responsabile di Offshore International e, più recentemente, tester di Barche a Motore.
Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


magnifiercrossmenu