Pensavo cheā€¦ la sicurezza in motonautica non servisse al diporto

Categorie: Tecnica
18 Dicembre 2014
Pensavo cheā€¦ la sicurezza in motonautica non servisse al diporto

Quando si vedono gli scafi offshore sfrecciare a 200 km/h non si pensa che tante soluzioni sperimentate in quelle gare sono poi utili anche nella produzione delle barche da crociera. Invece ĆØ cosƬ, come ci racconta Sergio Abrami, responsabile della sicurezza dellā€™Uim (Unione Internazionale Motonautica).

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1. Sapete chi ringraziare se i vostri scafi sono piĆ¹ robusti

Come le competizioni motonautiche hanno contribuito a migliorare la sicurezza nel diporto? Non basterebbe un tomo della Treccani a voler approfondire il tutto correttamente.
Cerco di riassumere partendo dallā€™argomento piĆ¹ ovvio, la costruzione degli scafi. Leggerezza e robustezza strutturale sono essenziali per ottenere velocitĆ  e sicurezza. Lā€™avvento nellā€™ultimo trentennio dei materiali di ultima e penultima generazione ha fatto sƬ che le imbarcazioni da competizione, anche se incidentate, non affondassero piĆ¹. Famosa ĆØ la foto del Class1 di Ferretti a MarbellaĀ  che rientra in porto con i suoi mezzi e recentissimo ĆØ lā€™episodio di un class 3C offshore allā€™Europeo di Terracina: distrutto ma con la safety cell intatta che ha protetto lā€™equipaggio. Quindi i nuovi materiali permettono di realizzare, se ben progettate, leggere e robuste cellule di sopravvivenza.
Un altro travaso di know-how ĆØ legato alla tipologia di struttura degli scafi. Si ĆØ passati da strutture prevalentemente trasversali, caratteristica delle costruzioni tradizionali, a costruzioni con struttura prevalentemente longitudinale prima e a sandwich poi.
Lā€™uso di fibre a elevato modulo ĆØ un altro ā€œtravasoā€ dal mondo della competizione a quello del diporto, complice anche lā€™abbassamento dei costi al chilo delle fibre di carbonio.
Ma attenti al ā€œmonkey see, monkey doā€ (traduzione??? come dicono argutamente gli inglesi): carbonio non ĆØ una parola magica, bisogna saper progettare le strutture, dimensionarle correttamente, quindi la sola presenza di carbonio non esorcizza rotture drammatiche, anzi! Ho visto troppe splendide realizzazioni (dal punto di vista dellā€™esecuzione artigianale) essere carenti dal punto di vista strutturale.

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2. Motori e trasmissioni piĆ¹ efficienti, anche nei consumi e nelle emissioni

Per molti anni, fino a piĆ¹ di due decenni fa, lā€™offshore soprattutto Class 1 ĆØ stato palestra di confronto tra motorizzazioni diverse, in particolare benzina Vs Turbodiesel. Se nel diporto si ĆØ arrivati ad avere motori diesel leggeri ed efficienti, performanti, ĆØ merito delle competizioni. Se ci fosse stato fin dallā€™inizio un maggior polso di ferro e soprattutto la volontĆ  ā€œpoliticaā€ di controllare le emissioni gassose anche sullā€™acqua in competizione non si sarebbe arrivati al bando del diesel. Memorabili certe fumate e isole di particolato a pelo dā€™acqua alle partenze delle ultime Viareggio-Bastia-Viareggio: scafi in sovraccarico di gasolio che stentavano a prendere la planata emettendo fumi neri visibili da Viareggio fino al giro dellā€™isola del Tino.
Riguardo alle trasmissioni, le eliche di superficie con annesse appendici brandeggiabili e non sono passate rapidamente dal mondo della competizione motonautica al diporto veloce, anche se in realtĆ  sono trasmissioni che derivano da sistemi utilizzati nel comparto militare, come dā€™altronde i gruppi poppieri, e il Duoprop in particolare, un brevetto italiano del 1938 della Cabi Cattaneo di Milano.
Se nella competizione si ricerca la velocitĆ , nel diporto ormai da diversi anni (dallā€™inizio della crisi poi si ĆØ avuta una accelerazione del fenomeno) si ricerca lā€™efficienza, ovvero minori consumi a pari velocitĆ . Il vicepresidente Ucina Pietro Vassena allā€™ultimo Salone di Genova, alla presentazione della rinata (forse) Venezia-Montecarlo, ha lanciato lā€™idea di creare anche una classifica legata allā€™efficienza.Ā  Unā€™idea da seguireā€¦ I piĆ¹ giovani non lo ricorderanno, ma decenni fa cā€™era una manifestazione automobilistica internazionale dedicata ai giornalisti del settore denominata ā€œMobil Economy Runā€ che si ĆØ svolta dal 1936 al 1968. Una riedizione in chiave nautica mediterranea insegnerebbe a molti diportisti a usare al meglio, e con maggior efficienza, la propria barca.

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3. Cupolini e parabrezza, non solo estetica

Questi non sono propriamente componenti abituali delle imbarcazioni da diporto piĆ¹ convenzionali. Lo diventano nel campo delle imbarcazioni veloci o in quelle da lavoro o comunque di servizio come i mezzi di pattugliamento veloce e di salvataggio. In offshore, fino agli anni Ottanta, i cupolini erano un riuso o riciclo di cupolini di F16 difettosi per proprietĆ  ottiche, quindi scartati dallā€™USAF ma validi come protezione su una barca. Si passĆ² dal semicupolino frontale, poco piĆ¹ che un robusto parabrezza al vero e proprio cupolino integrale, prima aperto e poi chiuso, spesso precariamente utilizzando la porzione tagliata per creare lā€™apertura. Ma non era sufficiente: comunque gli incidenti allā€™epoca erano perlopiĆ¹ infilate e non pericolose candele con ricaduteĀ  di poppa o in posizione invertita. Si ĆØ fatta molta strada, ma molto deve essere ancora fatta, soprattutto per prevenire collassi della finestratura, che con il portello di chiusura sono i punti deboli della safety cell. Le caratteristiche del materiale del finestrino (PC policarbonato) nel primo caso e le dimensioni e tipo di vincolo del pannello nel caso del portello sono le criticitĆ  piĆ¹ evidenti.
Un ā€œwater deflectorā€ in coperta puĆ² aiutare a ridurre la pressione sulla finestratura in caso di infilata anche di una imbarcazione a motore da diporto. Sono i paramare che si trovavano a prua delle classi olimpiche Star prima che fossero autosvuotanti, o che troviamo sui Vaurien e sui 420, per fare un esempio velico. Ma i ā€œparamareā€ li troviamo anche a prua delle navi militari per proteggere dal primo impatto il ā€œpezzoā€ di prua.

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4. Basta patemi sotto la gru

Le sospendite fisse sono obbligatorie sulle imbarcazioni da competizione, come lo sono uno o due robusti punti fissi di traino a prua. ƈ un vero peccato che questo accorgimento di sicurezza passiva non sia ā€œnormatoā€ a livello direttiva CE e soprattutto presente su imbarcazioni di piccole e medie dimensioni. In molti casi si potrebbe riuscire a salvare una barca in procinto di affondare: infatti lā€™uso delle fasce non ĆØ prudente, lo spostamento del cielo libero potrebbe far sfilare la barca dalle fasce con conseguenze per lā€™incolumitĆ  degli operatori. Le sospendite fisse le troviamo sui mezzi di servizio dei megayacht e sui tender, ma anche su imbarcazioni giĆ  piĆ¹ grandi come alcuni modelli di soccorso e salvataggio. Non ĆØ particolarmente complicato realizzarle: ĆØ solo questione di dimensionare correttamente lande e soprattutto struttura di scarico. Quasi tutte le mie barche da crociera ne sono fornite.

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5. Per non dimenticare il banalissimo stacco motore

Son rimaste poche le categorie motonautiche in cui si corre liberi, non vincolati con cinture allā€™interno di una safety-cell chiusa. Ma seĀ  cā€™ĆØ un aggeggio molto economico (3,60 euro su e-bay) che puĆ² salvare la vita e che nasce nel mondo della motonautica (dove ĆØ obbligatorio come d'altronde nel diporto), ma che raramente viene usato, confuso spesso con un portachiavi, ĆØ lo stacco motore.
Ogni anno nel diporto ci sono incidenti con ferite gravi, spesso mortali, che quel semplice ed economico, magari un poā€™ fastidioso, cordino a spirale di plastica avrebbe potuto evitare. Gente sbalzata in acqua per una avaria, una virata trasformatasi in un testacoda, quando non investita dal proprio mezzo che inizia a girare in tondo.
Una colpa, indirettamente, ĆØ anche di una certa stampa nautica. Mi capita di vedere spesso foto di prove in mare dove il tester non indossa il salvagente autogonfiabile e soprattutto non ha al polso il cordino dello stacco. Una campagna di sensibilizzazione sullā€™argomento fatta da campioni ed ex-campioni di motonautica ad inizio stagione estiva sarebbe una ā€œPubblicitĆ  progressoā€ a favore della motonautica spesso, per colpa di pochi cafoni, vista non di buon occhio dallā€™opinione pubblica.
Parlo di quelli che partono da riva con motore acceso, usano le boette sub come boe percorso, incrociano rotte di barche piĆ¹ piccole senza rispetto di precedenze o di semplice buon senso e che ignorano lā€™uso del salvagente e dello stacco motore. Per non parlare di quelli che inseriscono il timone automatico e si occupano a tuttā€™altre faccende.
Buona e sicura navigazione a tutti.

Sergio Abrami

Chi ĆØ Sergio Abrami
Sergio Abrami, 64 anni, ĆØ progettista nautico, proboviro di As.Pro.Na.Di. (lā€™Associazione Progettisti Nautica Diporto Ā riconosciuta dal Ministero Infrastrutture e Trasporti giĆ  Ministero della Ā Marina Mercantile), membro associato della SNAME Ā (Society of Naval Architect and Marine Engineers ), ex Presidente della sezione milanese Ā e membro associato di A.Te.Na. (Associazione Italiana di Tecnica Navale), docente Ā al Master di Yacht Design del Politecnico di Milano e docente al Master of Ship & Yacht Design presso lo IUAV di Venezia (Istituto Universitario Architettura Venezia), CTU al Tribunale di Brescia, stazzatore Ā FIM, Past V. President Ā Cominoff-UIM, commissario tecnico permanente WOC 1992. Ora UIM Consultant e Technical & Safety Officer Ā UIM . Relatore nei corsi specializzati sullā€™uso di materiali compositi nel campo ferroviario alla Ansaldo Breda, in quello caravan e camper alla Laika e per i battelli pneumatici alla Arimar. Infine, membro del Gruppo di lavoro UNI (Italian Unification Committee) e ISO (International Standards Organization) per lo smaltimento e il riciclaggio di imbarcazioni e navi in composito.

Visita il blog di Sergio Abrami

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Alberto Mondinelli

Alberto Mondinelli, 40 anni di nautica dalle regate di 420 alle gare offshore di Classe 1, e poi addetto stampa dei piĆ¹ importanti team negli anni Novanta e della Spes di Mauro Ravenna nel momento di massimo fulgore della motonautica dā€™altura. Come giornalista, direttore responsabile di Offshore International e, piĆ¹ recentemente, tester di Barche a Motore.
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