L'Oromarine S13 Coupé è l'evoluzione crocieristica di un gommone di successo dell'omonimo cantiere partenopeo. Ha una nuova cabina più ampia e completamente allestita per soggiorni prolungati nel tempo. E sa anche regalare enormi velocità ma senza consumi eccessivi.

L’idea di mettere in progettazione la serie Coupé è venuta nel 2018 ad Alessandro Orefice, timoniere del Cantiere Oromarine. Erano da poco state presentate le versioni S11 e S13 ma Orefice si rese conto di quanto fosse importante, per chi pratica il campeggio nautico, poter disporre di una cabina più ampia di quella proposta dalla versione S13, che era piuttosto sacrificata nel vano sotto la consolle di comando e con l’eventuale Wc in bella vista.

Il titolare di Oromarine voleva qualcosa di più elegante e sfizioso e, detto fatto, l’idea si trasformò in progetto, poi in prototipo e sei mesi dopo, al Nauticsud di febbraio 2019, venne esposto in anteprima assoluta il modello S13 in versione Coupé che andò, tra l’altro, a sostituire il modello precedente.

Ecco che l'ammiraglia del cantiere Oromarine diventa un gommone ancora più orientato alla crociera con una cabina più abitabile e con i suoi 12,45 metri di lunghezza fuoritutto che comunque non lo fanno sconfinare nella categoria delle imbarcazioni, perché con la sua carena di 9,99 metri rimane nell'ambito dei natanti che, per la legge italiana, non richiede l'immatricolazione e gli altri oneri delle barche registrate.

Oromarine S13 Coupé, a 47 nodi e senza la motorizzazione massima

L'Oromarine S13 Coupé è un battello che può montare una motorizzazione fino a 900 cavalli che, nel caso specifico, possono essere erogati da due o da tre motori fuoribordo oppure, in alternativa, anche da due propulsori entrofuoribordo.

Io l'ho provato nel Golfo di Napoli con due fuoribordo da 300 cavalli Evinrude G2 imbullonati sul bracket di supporto (opzionale), con eliche di passo 22” a quattro pale. In console ho disponibile l’iDock, il joystick intuitivo sempre estremamente comodo per entrare e uscire facilmente dall’ormeggio in porto.

Le condizioni sono ottime, è primavera, c’è il sole anche se turbato da una lieve brezza che però non incide sulle condizioni del mare, che risulta calmo e che mi consentirà di osare. Perché quando si parla di misure come questa con 600 cavalli a poppa il termine giusto è osare, per andare a cercare i punti deboli in navigazione.

A bordo siamo in due, usciamo dal porto con 50 litri di acqua e ben 480 litri di combustibile nei rispettivi serbatoi. Alla guida apprezzo subito l’ergonomia del volante, brandeggiabile comodamente, così come il posizionamento dei monoleva. Allaccio lo stacco di sicurezza e inizio il test.

Primo rilevamento che faccio è quanto tempo occorre per entrare in planata. Arresto i motori, metto giù i trim poi 3 - 2 - 1 e giù tutto. Stoppo il cronometro dopo 3 secondi, quanti ne occorrono perché il battello raggiunga l’assetto voluto.

A questo punto riparto e progressivamente, con i trim tutti sotto, aumento la potenza. A 3.000 giri si scivola via a 16 nodi, a 4.000 a 25 nodi, a 5.000 a 37 nodi e a 5.700 giri il Gps indica 44 nodi. Ma abbiamo il trim tutto sotto e mancano ancora 300 giri, allora porto gradualmente il trim fino al 60% della corsa totale in positivo e raggiungo così i 6.000 giri per arrivare alla punta massima di 47 nodi, e mi domando: chissà cosa si otterrebbe se avessimo montato il terzo motore con i trecento cavalli che ci mancano all'appello per raggiungere la potenza massima installabile...

Molto interessanti sono anche i consumi, che i motori Evinrude G2 contengono molto bene. Considerate che a 3.000 giri si consumano complessivamente 41 litri/h, a 4.000 giri (25 nodi) se ne consumano 72 totali, 84 litri a 30 nodi e solo quando si va oltre i 5.500 giri si arriva a consumare 185 litri totali.

Considerando che l'Oromarine S13 Coupé è un battello che mantiene l’assetto planato fino a 15 nodi, possiamo tranquillamente asserire che per una crociera tranquilla, navigando a una velocità di 30 nodi a 4.500 giri, si possono consumare 84 litri/ora. Non male!

E il comportamento? Al di la’ della grande sicurezza che infonde, anche per la sua massa, questo gommone fa divertire gli smanettoni con grande comfort e stabilità a tutte le andature. Anche in virata stretta, che si può percorrere a 44 nodi, la risposta è buona nella tenuta e nella traiettoria, dove non si registrano scodate. Ottimo anche il lavoro svolto dal parabrezza deflettore, che porta via l’aria dal pilota, proteggendolo. 

Oromarine S13 Coupé, tutto il comfort di una barca da crociera

Ho già detto che il progetto dell'Oromarine S13 Coupé è nato per ampliare le possibilità di pernottamento a bordo rispetto alla versione “non Coupé” e in effetti con la ri-stilizzazione della console di guida, che tra l’altro ora è anche più accattivante rispetto a prima, si è recuperato spazio interno a sufficienza per creare non solo un letto matrimoniale ottenibile con l’inserto di piani di completamento e cuscini al centro, ma anche un locale toilette separato, con Wc marino e lavello in vetro.

Oltretutto, per chi ama trascorrere le vacanze in gommone, il cantiere propone anche una seconda soluzione a poppa di questo Oromarine S13 Coupé fuoribordo: le dimensioni di quello che era il vano per i motori entrofuoribordo possono rendersi fruibili anche per realizzare una seconda cabina.

Altra modifica rispetto alla versione precedente è l'ampliamento verso prua della console, con eliminazione del camminamento che la divideva dall’area prendisole. Quest’ultimo è sempre fisso e bello ampio (circa 3,5 mq) e nella parte sottostante propone i gavoni, sia per il verricello elettrico, che per dotazioni e bagagli.

Il secondo prendisole è a poppa, anch’esso fisso e a copertura della grande cala (circa 3mq), comodamente utilizzabile anche in navigazione. Due gavoncini si estendono a proravia e diventano sedute supplementari a completamento di un salotto di cui fa già parte un divano fisso a baglio, al centro del quale si può posizionare il tavolo per lunch.

La seduta del pilota, poco più avanti, include posteriormente di serie un lavello celato sotto un ripiano, a cui si possono aggiungere opzionalmente i fuochi e un frigorifero per creare un angolo cottura completo, ed in basso un divanetto a scomparsa a parete.

Tre i posti a sedere in postazione guida. Uno centrale più sporgente per il pilota e due più stretti, tuttI impiegabili anche come appoggio lombare, oltre al corposo triplice schienale sagomato. La console, lato pilota, si sviluppa in larghezza e ha forme sinuose, con piani verticali su cui incassare tutta la strumentazione bene in vista.

Ad arricchimento del battello, si può adottare il rivestimento in teak massello al posto del normale Iroko, sia per il piano di calpestio sia per la plancetta di prua e la plancia poppiera, gli inserti metallizzati per console e seduta, il T-Top con possibile tenda elettrica incorporata, il tendalino parasole a scomparsa a fianco del prendisole poppiero, i tubolari in Total Carbon look, le tappezzerie Luxury e a poppa, in sostituzione della piattaforma con plancette incorporate, si può avere la pedana idraulica per salire e scendere comodamente in/da acqua (ma solo se si adotta la motorizzazione efb). 


I numeri dell'Oromarine S13 Coupé


Scheda Tecnica

Lunghezza ft
12,45 m

Lunghezza omologazione
9,99 m

Larghezza ft
3,75 m

Larghezza omologazione
3,00 m

Diametro tubolari
0,60 m

Dislocamento senza motore
2.200 kg

Motorizzazione in prova
2x300 cv

Motorizzazione massima
3x300 cv

Portata persone
16

Serbatoio carburante
510 l

Serbatoio acqua
210 l

Bagno
di serie

Omologazione Ce
B

Progetto
Cantiere


I dati della prova

1.000 giri
6 nodi ............... 5,5 l/h

1.500 giri
8 nodi ............... 12 l/h

2.000 giri
11 nodi ............... 32 l/h

2.500 giri
13 nodi ............... 35 l/h 

2.800 giri
limite planata
15 nodi ............... 39 l/h

3.000 giri
16 nodi ............... 41 l/h

3.500 giri
18 nodi ............... 43 l/h

4.000 giri
25 nodi ............... 72 l/h

4.500 giri
30 nodi ............... 84 l/h

5.000 giri
37 nodi ............... 115 l/h

5.700 giri
44 nodi ............... 185 l/h

6.000 giri
con trim al 60%
47 nodi ............... 185 l/h


Condizioni della prova

Mare calmo, lieve brezza, sole, carena leggermente sporca, carburante 480 l, acqua 50 l, equipaggio 2 persone


Prezzo

Solo scafo e con dotazioni standard
150.000 euro
Iva esclusa


Leggi anche la nostra prova dell'Oromarine S11 Coupé


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A 54 nodi, quando credevo non ce ne fosse più, con un po' di trim ho guadagnato quei 500 giri che mancavano per toccare i 60 nodi. Il tutto su un quasi 11 metri, con carena di 9,99, e due fuoribordo Yamaha XTO 425. Ma il Joker Boat Clubman 35 sa essere anche un cruiser più tranquillo per navigare in piacevoli crociere godendosi tutto lo spazio che questo rib è in grado di offrire.

Tra tutti i battelli pneumatici che il mercato attuale offre, sicuramente i cabinati sono quelli che attirano maggiormente l'attenzione, anche se si tratta di rib di dimensioni non esagerate.

Joker Boat, con la sua ampia offerta di gommoni, divisi in quattro linee di prodotto, è in grado di intercettare in pieno questa preferenza dei diportisti, aggiungendo anche gusto estetico e un'enorme possibilità di personalizzazione con un configuratore online, che è cosa non molto comune nel mercato dei battelli pneumatici.

La massima espressione dell'offerta del cantiere è nella sua ammiraglia, il Joker Boat Clubman 35, che ho provato a Genova, e fra poco vi racconto come è andata; intanto posso anticipare che sono rimasto piuttosto colpito dal comportamento in acqua e dal comfort a bordo, ma prima identifichiamolo nelle sue caratteristiche principali.

Natantone per lunghe crociere in comodità

Il Joker Boat Clubman 35 è lungo 10,70 metri fuoritutto, ma con la sua carena di 9,99 metri rientra nella categoria dei natanti, che per la legislazione italiana non richiede l'immatricolazione e snellisce anche vari obblighi che invece valgono per le imbarcazioni sopra i 10 metri.

Il suo peso senza motori supera, seppur di poco, le 3 tonnellate. Che sia quindi richiesta una debita potenza per esaltare le doti della carena appare abbastanza scontato. Infatti, la massima potenza prevista è di 900 cv, anche se la motorizzazione consigliata prevede in alternativa una coppia di 300 cavalli.

Naturalmente, nella scelta, tutto dipende da cosa ci si vuol fare, da quali sono i carichi da trasportare e, ovviamente dal budget che si intende destinare. L'esemplare che avevo in prova montava due Yamaha XTO V8 da 425 cavalli, quindi poco meno della motorizzazione massima, con eliche 16 1/8 x 23, ovviamente in acciaio.

Chi è al timone si entusiasma, chi non lo è si rilassa

Porto il Joker Boat Clubman 35 in prova con il pieno carburante e di acqua, pertanto in pancia il gommone ha 700 litri di benzina e 170 di acqua dolce, oltre alle dotazioni di bordo, al T-Top e a due persone di equipaggio (me compreso).

Le condizioni meteo sono buone, c'è una lieve brezza che crea ondine di circa 30 cm, ma per un mezzo di questa stazza non è certo un problema.

Il primo dato che vado a rilevare appena fuori dal porto è quanto il Joker Boat Clubman 35 ci mette, con tutta la sua portata, a entrare in planata. Il risultato è 2,5 secondi. Considerate che da 0 a 30 nodi ne occorrono solo 4,3, praticamente un nulla!

Il merito va, certo, alla potenza erogata dagli Yamaha XTO425, ma decisamente anche all'opera viva del Joker Boat Clubman 35, che fa la sua parte per reggere e sfruttare determinate prestazioni senza compromettere la sicurezza di navigazione.

Torniamo al nostro test, ora tengo i trim in assetto azzerato e dò gas. A 2.600 giri si naviga a 18 nodi consumando 51 l/h; a 3.500 giri sono già a 29,5 nodi e 90 litri/ora, mentre a 4.500 giri si toccano i 41 nodi consumando 190 l/h.

Il Joker Boat Clubman 35 è perfettamente allineato alla superficie del mare, non soffre la velocità e mantiene una governabilità ottima, che mi permette addirittura di entrare in virata a 41 nodi senza scodare. Altrettanto pronta la ripresa della traiettoria iniziale.

Ma non finisce qui, perché mancano ancora ben 1.500 giri al massimo dei giri motore e allora affondo le manette del gas sempre con il trim a zero ed ecco che la velocità a 5.000 giri tocca vetta 46 nodi. Senza trim non vado oltre, ma mancano ancora 1.000 giri.

Lavoro con i trim progressivamente per prendere confidenza con il battello e li sollevo fino al 40%. La velocità segue in proporzione e, a 5.500 giri planiamo a 54 nodi. Ma manca ancora qualcosa, un qualcosa che tiro fuori lavorando ancora per un 10% sui trim, portandoli al 50% della loro corsa. Arrivo finalmente ai 6.000 giri e la velocità è di 60 nodi! Ma cosa si può volere di più?

A questo punto trovo inutile stressare il mezzo cercando di andare oltre, anche perché andando a vedere la sfera dei consumi risulta evidente che navigare a queste velocità, richiede di mettere abbondantemente mano al portafoglio (in questo caso al top della velocità, i consumi sono di 284 litri/ora), ma è altrettanto vero che, a parte la 'tirata' che uno voglia fare al momento per divertirsi, la velocità da prendere in considerazione per usi normali e relativi consumi può essere quella intorno ai 4.000 giri, dove si viaggia alla bella velocità di 36 nodi, consumando 131 litri/ora (meno della metà rispetto alla massima) e mantenendo un'autonomia di oltre 5 ore. 


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La comodità di un cruiser con tutta la praticità di un gommone

Il Joker Boat Clubman 35 nasce senza T-Top e quindi con consolle scoperta. La copertura rigida, che troviamo giustamente tra gli optional, è sicuramente comoda, per certi versi però incide sul preventivo per circa 14.000 euro, anche perché è dotata di una struttura in acciaio inox con quattro punti di ancoraggio e di estensioni per la tenda parasole.

Èovviamente una scelta, come lo è montare o meno il roll bar (solo in vetroresina), che a molti non piace, mentre altri non possono farne a meno.

Customizzare vuol dire proprio questo, ossia predisporre il battello a seconda dei propri gusti e delle proprie esigenze. Lo spazio a bordo è tanto, quindi si possono sfruttare al meglio tutte le aree.

A proposito di spazio, il prendisole di prua può accogliere fino a quattro persone e culmina con uno schienale fissato alla console, così da offrire anche una posizione da chaise longue.

A poppa troviamo invece la tradizionale dinette componibile che, a seconda di come si regola l'altezza del tavolo si può formare una lunch area, un salotto o un prendisole supplementare. Senza tavolo la poppa riserva un grande divano. Al servizio di questa zona c'è naturalmente il mobile cucina componibile con lavello inox, tagliere e frigorifero di serie (fuochi optional).

Tanti i gavoni disponibili, tra cui uno all'estremità poppiera, sormontato da un cuscino, per cose da tenere a portata di mano, altri sotto al divano a 'U', di cui uno contenente il gonfiatore elettrico, e altri ancora a prua sotto la cuscineria, per verricello e dotazioni.

Buona l'idea di predisporre i cuscini a poppa con parti sollevabili che danno accesso diretto alle chiusure senza dover obbligatoriamente togliere i cuscini. A poppa ancora da segnalare la comodità di un portellone laterale per l'accesso a bordo, di una doccetta inglobata in una vasca a scomparsa e le plancette di poppa, di cui una con scaletta bagno.

E passiamo all'area di pilotaggio. Propone due sedute avvolgenti con un portaoggetti al centro, dotato di prese Usb e 12V oltre a cuscini sollevabili. La consolle è ampia per accogliere la strumentazione e la porta di accesso alla cabina, ma al tempo stesso garantire il passaggio verso prua/poppa su entrambi i lati. Dispone di parabrezza ampio e protettivo.

Infine la cabina, un ambiente caldo e ben sfruttato con letto matrimoniale a vista, un mobile sul lato sinistro, faretti ed ampi oblò per illuminare in modo naturale e artificiale l'ambiente. Sotto ai cuscini ci sono tre ampi gavoni con doppio fondo. In locale separato infine la toilette, con Wc, lavandino con rubinetto estraibile e vano portaoggetti.


I numeri del Joker Boat Clubman 35


Scheda tecnica

Lunghezza f.t.
10,70 m

Lunghezza omologazione
9,99 m

Larghezza
3,52 m

Larghezza interna
2,20 m

Dislocamento senza motori
3.100 kg

Compartimenti stagni
6

Motori
fuoribordo max 900 cv in bi-motorizzazione
gambo XXL

Motorizzazione consigliata
min. 2 x 300 hp
max 2 x 450 hp

Portata persone
16

Posti letto
2

Serbatoio carburante
l 700

Serbatoio acqua
170

Serbatoio acque nere
78

Bagno
di serie

Omologazione CE
B

Progetto
Cantiere



Dati della prova

600 giri
3,8 nodi .................... 7,7 l/h totali

1.000 giri
6,5 nodi .................... 14 l/h

1.500 giri
8,5 nodi .................... 25 l/h

2.000 giri
11 nodi .................... 37 l/h planata

2.600 giri
18 nodi .................... 51 l/h 

3.000 giri
25 nodi .................... 69 l/h

3.500 giri
29,5 nodi .................... 90 l/h

4.000 giri
36 nodi .................... 131 l/h

4.500 giri
41 nodi .................... 190 l/h

5.000 giri
46 nodi .................... 250 l/h

5.500 giri
54 nodi con trim al 40% .................... 260 l/h

6.000 giri
60 nodi con trim al 50% .................... 284 l/h



Condizioni della prova

Mare con onda di 30 cm, carena pulita, carburante 700 l, acqua 170 l, equipaggio 2 persone


Prezzo

Solo scafo con dotazioni standard
161.000 euro
Iva esclusa



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Come si mantiene una velocità corretta? È solo una delle domande che girano più frequentemente in tema di pesca alla traina. Cerchiamo di capirne di più.

La pesca alla traina prevede appunto il “traino” di un’esca alla ricerca del predatore che ne sarà attratto per la sua voracità, o anche solo per la sua territorialità. Qui non entriamo nel merito delle tecniche di pesca e di uso delle esche, ma ci focalizziamo su quali siano le velocità giuste per una corretta pesca alla traina e come ci possono supportare i motori.

In tutti questi casi, la risposta non è univoca, perché la velocità da usare dipende da diversi fattori, e un ruolo fondamentale lo detta il tipo di esca che si vuole impiegare.

Con il vivo si deve tenere una determinata velocità, con l’artificiale un’altra.

Con l’esca artificiale si può tranquillamente trainare a 6 o 7 nodi senza che subisca danni, con l’esca viva invece, proprio per mantenerla tale e quindi il più attraente possibile per il predatore, la velocità si deve aggirare tra 1,5 e 2 nodi, una condizione questa che oggi è più semplice da ottenere rispetto a un tempo, grazie a motori, a scoppio o elettrici di ultimissima generazione, che permettono di mantenere tale velocità per molte ore, senza procurare danni o problemi ai motori stessi.

Come si può tenere il motore al di sotto della soglia minima standard

I motori elettrici, che stanno spopolando nel mondo dei pescatori, garantiscono senza problemi la velocità minima e hanno anche molti altri vantaggi, ma è importante adottare sistemi che garantiscano un’adeguata autonomia, utilizzando appunto apposite batterie a lunga durata oppure optando per sistemi di ricarica direttamente a bordo, per esempio tramite pannelli solari.

Per quanto riguarda i motori a scoppio, in particolare per i motori entrobordo, il problema invece è stato risolto già diverso tempo fa adottando quei riduttori di giri dell’elica chiamati “Trolling Valve”.

Proprio da questo sistema hanno attinto più recentemente anche i motori fuoribordo, in quanto oggi quasi tutte le case motoristiche prevedono già la possibilità di adottare il Troll Control, ossia un sistema che riesce a regolare il motore di 50 giri in 50 giri, in un range che è normalmente al di sotto di quello standard erogato dai motori così come escono dalla fabbrica.

Con questo sistema si evita di affaticare e ingolfare il motore, permettendogli di restare in funzione a quel regime di giri anche per diverse ore, quelle che servono per la giornata di pesca.

In ultima analisi, non potendo o volendo cambiare il proprio motore sostituendolo con uno moderno o con uno elettrico, c’è sempre la soluzione del fuoribordo ausiliario.

Acquistato nella giusta potenza adeguata al peso dello scafo, permetterà di trainare a basso regime di giri, consumando poco, e mantenere spento il motore principale, utilizzabile volendo solo come timone.

È preferibile optare, per questo uso un moderno 4 tempi, più equilibrato e che sopporta meglio i gravami di una lunga traina lenta. 


Dal nome, Abu Garcia, è difficile credere che questo marchio, peraltro centenario, sia nato in Svezia, ma è così. Oggi produce in Australia ed è molto famoso nel mondo della pesca sportiva. Da questa azienda cosmopolita arriva un nuovo mulinello, l'Oceanfield BG.

La storia dell'azienda Abu Garcia è piuttosto lunga. Venne fondata da Carl August Borgstrom nel 1921 in Svezia, sotto il nome di AB Urfabriken, e allora era specializzata nella produzione di apparati che con la pesca avevano poco a che vedere: orologi da tasca, tassametri per taxi e cronometri.

Con la seconda guerra mondiale, e con il calare della domanda di tassametri, l’azienda si reinventò e si spinse verso il settore della pesca, sviluppando dei mulinelli molto precisi e affidabili, al punto da diventare, cosa non per tutti, fornitore ufficiale della Corte Reale Svedese.

Oggi il marchio produce in Australia, guidato da John Bell, una leggenda della pesca, entrato nel settore nel 1973 quale costruttore di canne da pesca e ora ai vertici di Abu Garcia, un marchio famoso in tutto il mondo e con un catalogo ricco di prodotti e modelli per quasi tutte le discipline.

Abu Garcia Oceanfield BG, il mulinello per tutti

Il mulinello che vi presentiamo oggi si chiama Oceanfield BG. È un mulinello fatto bene e venduto a un prezzo intorno ai 160 euro. È dotato, e lo si nota subito, di un manopolone che facilita il recupero delle prede, consentendo di tenere la canna bassa.

Strutturalmente il mulinello Abu Garcia Oceanfield BG è equipaggiato con 4 cuscinetti a sfera in acciaio inossidabile HPCR, a cui si aggiunge un cuscinetto a rulli. Questa combinazione fornisce un funzionamento regolare e costante nel tempo. La bobina invece è in alluminio lavorato, e la sua leggerezza, molto importante per contenere il peso globale del mulinello, non inficia assolutamente sulla resistenza all’usura nel tempo.

Il sistema di trascinamento è Carbon Matrix, in grado di mantenere una pressione uniforme e costante, mentre gli ingranaggi sono realizzati in ottone Duragear, molto longevi e resistenti. Anche il sistema frenante è determinante, ed è per questo che viene impiegato il sistema MagTrax, che garantisce una pressione costante.

L’Abu Garcia Oceanfield BG viene fornito con due tipologie di maniglie per aumentare la versatilità d’impiego: una da 95 mm che culmina in una manopola in EVA media, e una con un'impugnatura da 60/70 mm con la manopola sempre in EVA molto più grande. È inoltre dotato di guidafilo e il portabobina incassato rende il layout più ergonomico.

L'Abu Garcia Oceanfield BG ha un peso complessivo di circa 350 grammi e ha rapporto di recupero pari a 6.2:1, che corrisponde a circa 80 centimetri per rotazione


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Affondatori: il nome già lascia intuire il loro compito, e ciò che sono chiamati ad affondare è l'esca nella tecnica di pesca alla traina, che deve arrivare alle profondità prefissate, dove stazionano le prede che ci si prefigge di catturare e nel punto che ci indica l’ecoscandaglio.

In taluni periodi dell’anno i cambiamenti climatici, il termoclino e lo spostamento del cosiddetto pesce foraggio a determinate profondità, fanno si che i predatori non si aggirino più nelle solite aree in superficie. Allora non resta che andarli a cercare, e per fare questo occorre raggiungere le profondità in cui si trovano.

Questa operazione la si può fare impiegando il piombo guardiano, un sistema atavico ma sempre funzionale ed oggi modernizzato con l’impiego di piombi di differenti forme oppure, ed è l’argomento di cui vi vogliamo parlare ora, con l’impiego degli affondatori, manuali o elettrici che siano.

In pratica questi apparati consentono alle lenze di raggiungere elevate profondità in modo controllato. Alcuni modelli dispongono di sistemi di auto-regolazione della profondità (basta impostare a priori dei livelli e intervalli di tempo) e sono in grado di memorizzare alcune delle profondità più frequentemente usate. Dispongono anche di differenti velocità di calata e di recupero, di contametri digitale per sapere a che profondità esattamente l’affondatore ha posizionato l’esca, e, i più sofisticati, addirittura di un trasduttore che legge le variazioni di batimetrica e fa si che l’esca venga mantenuta costantemente alla stessa distanza dal fondo, garantendo un’azione di pesca molto precisa ed efficace.

Di tutti i tipi e tutti i prezzi

C'è una grandissima varietà di affondatori. Si parte dai modelli top che possono tranquillamente toccare e superare i 2.500 euro e poi ci sono quelli più economici, quelli manuali, il cui prezzo parte da 100 euro circa in su.

Ovviamente più il modello è economico, minore è il numero di funzioni disponibili, e queste solitamente si limitano a un contametri a due o tre cifre che agisce sulla rotazione, un’unica velocità di risalita e l’immancabile cavo in acciaio, la cui lunghezza e carico dipende direttamente dal modello.

Grazie ai portacanne fissi o snodabili di cui sono muniti possono essere al servizio una o due canne contemporaneamente, in modo da calare più lenze con un unico affondatore. Tutti i modelli sono dotati di braccio fisso o telescopico. Il loro fissaggio a bordo dell’imbarcazione avviene o con apposite basi o a morsetto o con degli steli che s’inseriscono direttamente nei porta canne.


Dopo il positivo esordio dello scorso anno, domenica 9 febbraio ha preso il via la seconda edizione del Trofeo Città di Roma. Un evento che dà il via alle gare di pesca sul litorale romano.

Non c’è meteo che possa fermare una passione che è dentro ognuno di noi. Neppure se cominciano le belle giornate, ma restano sempre fredde, e il mare non riserva sempre quella calma piatta che si ambirebbe trovare.

Però il richiamo del mare è comunque forte e se poi c’è di mezzo una gara, allora lo spirito di competizione prende il sopravvento e anche se in fondo non si tratta di un campionato del mondo, c’è pur sempre un trofeo da mettere in bacheca, tanti bei premi per cui lottare e un titolo comunque da acquisire.

La gara di cui vi sto parlando è il Trofeo Città di Roma – Canna da natante, giunto quest’anno alla sua seconda edizione. È organizzato dalla S.S. Lazio Pesca Sportiva, una società piuttosto attiva sul litorale romano, insieme a Pelagic Team Roma con una coppia di pescatori conosciuti e anche piuttosto quotati dietro ai comandi , come Fabio Salvucci e Andrea Riccobello.

Il sabato è dedicato al briefing, al completamento iscrizioni, ed è anche l’occasione per provare in acqua il motore elettrico Minn Kota, messo a disposizione dalla KD importatrice e distributrice di questo marchio, così come di Humminbird, altro sponsor della gara.

Pescare, sì, ma in maniera responsabile

La competizione si svolge non troppo lontani dalla costa, su batimetriche che non superano i 50 metri, e le prede sono valide a patto che non abbiano misure inferiori ai 7 cm e che non si tratti di polpi, pastinache, squali e via dicendo.

La selezione è rigida, per evitare un’inutile carneficina, perché anche questo tipo di comportamento significa essere pescatori con la P maiuscola. Rispettare il mare e rispettare i suoi abitanti. È inutile catturare alla rinfusa per poi buttare via, oppure catturare prede sotto misura non dando loro modo di crescere e riprodursi.

Una gara per tutti: grandi e piccoli nello stesso campo di pesca.

Al via, domenica mattina, una trentina di equipaggi. C’era di tutto, da alcuni blasonati e maestosi fishing boat, a piccole imbarcazioni intorno ai 5 metri. Come detto si tratta di una gara non troppo distante dalla riva, quindi in effetti va bene qualsiasi mezzo.

A metterci lo zampino dopo previsioni favorevoli è purtroppo stato il vento, fastidioso sin dal mattino presto, che sollevando ondine anomale ha fatto subito capire che non si sarebbe trattato di una giornata facile, in particolare perché si pesca da fermi, quindi il moto ondoso lo si patisce abbastanza.

I pesci non sono tantissimi, forse anche loro sono disturbati dalle condizioni meteo, ma anche da una settimana antecedente l’evento caratterizzata da mare mosso. A metà mattinata, nonostante la gara sia programmata fino alle 14, si comincia a capire che, per motivi di sicurezza, non si potrà arrivare sino alla fine. Così, cercando di resistere sino all’ultimo, si arriva alle 11, quando l’organizzazione è costretta suo malgrado a dare via radio il fine gara.

C’è un po’ di dispiacere sul volto di tutti, se non altro perché si vorrebbe sempre finire il più tardi possibile, ma dall’altra c’è pure la consapevolezza che a volte occorre saper dire basta e rientrare in sicurezza. Ci si ormeggia, si raccoglie quanto catturato e si va alla pesa, sotto i gazebo posizionati dall’organizzazione.

I premi e gli sponsor

Da qui uscirà comunque un vincitore e la classifica. Intanto cominciano a fare la loro apparizione i tanti premi messi in palio dai partner e sponsor, e anche un consistente buffet per rifocillarsi mentre si ripercorrono le tappe della giornata. In palio ci sono coppe, targhe, ma anche tanti accessori e attrezzature da pesca (ma guarda un po’) tra cui anche un Helix 7 della Humminbird, canne da pesca, mulinelli, fili, pasture e tanto altro, messi in palio da Marlyn Pesca, Pesca Planet.com, Paolo Sciascia custom rods, Penn, Fonderia Roma, Track Line, Tubertini, Fishing Rods Ostia, Nomura, Jatsu, Colmic, Antiche Pasture, Everol, Trabucco, ElectroWave, Evo, Penn, Aqua Map, Linea Effe, Todaro Sport e Leoni Randolfo, il quale ha messo a disposizione una graditissima porchetta che, nel pre e post premiazioni, ha deliziato tutti.

Alla fine la classifica ha sancito quanto segue: 1° classificato l’equipaggio Lullu con 4.360 punti, seguito da Marlin Sport con 4.150 punti e terzo IMC Rod di Italo Busi con 3.570 punti. 

Come ogni anno, il penultimo weekend di febbraio segna l'evento che tutti i pescasportivi non possono perdersi. Dal 21 al 23 febbraio, si svolgerà infatti a Vicenza il 21° Pescare Show 2020.

Passo dopo passo il Pescare Show, l’evento fieristico organizzato da IEG, acronimo di Italian Exhibition Group, raggiunge quest’anno quota 21 edizioni. È un dato importante se consideriamo l’aspetto molto settoriale di questo sport che però annovera un numero di praticanti davvero alto, mettendo insieme le varie discipline che contemplano la pesca in mare e quella in acque interne, laghi o fiumi che siano.

Ancora una volta il “teatro” del Pescare Show 2020, che si terrà dal 21 al 23 febbraio, sarà il quartiere fieristico di Vicenza, che si prepara a replicare il successo degli anni precedenti e a proporre una piccola ma importante variazione per ciò che concerne i giorni espositivi, anticipando l’apertura al venerdì invece del sabato come nelle scorse edizioni e chiudendo la kermesse la domenica invece che il lunedì.

Il Pescare Show, grazie ai suoi contenuti, è diventato il principale evento per gli appassionati delle discipline alieutiche. I visitatori, all’interno dei padiglioni, possono trovare di tutto, a cominciare da alcune delle più importanti aziende del settore che spesso, qui, lanciano le loro nuove proposte commerciali.

Brand di fama nazionale ed internazionale espongono le loro gamme e mettono a disposizione di pubblico e appassionati non solo le attrezzature, ma anche l’esperienza di tecnici, di testimonial, di Ambassador, di Pro Staff e chi più ne ha più ne metta. C’è così modo d’incontrare al Pescare Show 2020 il proprio angler preferito, l’idolo, di assistere a un suo work shop, o semplicemente chiedergli un consiglio.

Sono poi allestite vasche per le prove di lancio di canne e piombi, di artificiali e mosche, per far vedere in anteprima e indoor come funzionano e quali sono le loro prerogative sotto i vari aspetti tecnici. Ma vengono organizzate anche tavole rotonde, convegni e premiazioni ufficiali della stagione 2019 da parte della FIPSAS ad esempio.

Non c’è davvero da annoiarsi anche visitando il Pescare Show 2020 con la famiglia. In più, da qualche anno a questa parte, anche la nautica è diventata parte importante dell'area espositiva. Sempre più cantieri di barche e gommoni, ma anche case motoristiche, di elettronica, di charter e di servizi, presenziano al Salone della pesca sportiva.

Si può trovare dal blasonato fishing boat iper-attrezzato alla canoa per il kayak-fishing, alle moto d’acqua attrezzate per la pesca. I brand dell’elettronica poi espongono in maniera importante le loro ultimissime novità sul fronte della navigazione strumentale e degli scandagli, con apparecchiature sempre più sofisticate e affidabili.

Tra gli eventi visibili quest’anno da segnalare anche il progetto “Pescare senza plastica”, un modo di sensibilizzare tutti al rispetto ambientale. Inoltre la Fishing Arena, l’Aquademo (l’acquario più grande d’Europa), alcune dimostrazioni e seminari della Fishing League Worldwide. Per chi ama lo shopping, c’è poi un’apposita area Pescare Shopping, e un’area vintage per tutti gli appassionati di Antiche Attrezzature.

Un weekend da programmare dunque, perché come detto, gli eventi sono interessanti e tantissimi, ed una giornata, ai più curiosi ed attenti, forse non basta.

Girando fra gli stand potrete trovare molti fra i più importanti espositori, come Garmin, Navico, Raymarine, Mercury, Suzuki, Evinrude, Honda Marine (per la prima volta), Master, Joker Boat, Simai, Urban Fishing, XTrada, KD Italy, Eurosportos, Shimano, Pme Mare, Skunk Works e tanti altri ancora.

L'eging è una tecnica di pesca che sta prendendo piede anche nel nostro Paese. È divertente e anche molto redditizia, in particolare con alcune prede.

Un tempo le tecniche di pesca con la canna più conosciute nel nostro Paese erano in particolare la traina, il bolentino, lo spinning. Nel tempo altre tecniche si sono perfezionate e moltiplicate e si è cominciato ad attingere ad alcune di quelle praticate all’estero, che poi sono sbarcate in Italia con i loro nomi a volte accattivanti altre volte enigmatici.

Uno di questi è l’eging. Con questo nome si identifica una tecnica nata in Giappone, specificamente impiegata nella ricerca e cattura di seppie, totani, polpi e calamari, attratti dagli “Egi” ossia da quelle che da noi sono comunemente chiamate totanare, dalle varie forme e armate di corone di uncini in grado di arpionare i tentacoli delle nostre prede.

È una tecnica divertente, perché non si sta fermi a guardare la lenza in pesca e ad attendere l’attacco della preda, e richiede attrezzature che possono essere specifiche, ma allo stesso tempo non troppo sofisticate, sia che si pratichi da terra sia dalla barca.

Da terra gli egi devono garantire lanci a certe distanze in modo da raggiungere aree con fondali dove stazionano normalmente queste prede, mentre dalla barca non serve tanto la potenza di lancio, quanto una varietà di egi a bordo, con colorazioni e pesi diversi, che garantiscano una varietà di soluzioni di pesca a seconda del fondale, della distanza dalla barca, della luminosità della giornata e limpidezza delle acque.

La tecnica di pesca consiste nel calare sul fondo gli egi e poi attirare le seppie, i totani, i calamari, ma anche i polpi con movimenti diversi a seconda delle prede cui si mira. Ad esempio nel caso delle seppie si predilige dare piccoli strappi rapidi al cimino in modo da imprimere dei movimenti improvvisi all’egi (in gergo jerkare); è una tecnica che attira molti predatori come le seppie, i totani e anche i calamari, mentre invece per i polpi si tende a spostarsi sul fondo, in modo da attirare la loro attenzione.

Per le attrezzature quindi regoliamoci su canne con azione cosiddetta parabolica (quelle specifiche normalmente, al posto dei grammi, indicano già le misure degli Egi che sopportano); la lunghezza è intorno ai 2-2,50 metri, ma possono andare bene anche canne da spinning con azione media. I mulinelli, invece, sono da 1.000 a massimo 3.000 a seconda anche degli egi che si usa. Per le lenze si usano trecciati, il cui diametro deve necessariamente tener conto del tipo di fondale su cui si pesca. Infatti su sabbia non servono libraggi eccessivi, mentre su fondali misti, con roccia, è necessario salire di misura. Indicativamente si possono usare trecciati dal 6 fino anche alle 20 libbre. Si completa la lenza con un terminale o in fluorocarbon o in trecciato più fine a cui si collegano gli Egi. Anche in questo caso a seconda delle prede cui si punta cambieranno le loro dimensioni ed i colori.

Su questo argomento torneremo più nel dettaglio, perché è molto ampio in quanto, appunto, la loro visibilità dipende da tanti fattori, tra cui la limpidezza delle acque, la luminosità esterna (di giorno, di notte, con sole, nuvoloso).

Una delle fasi determinanti di questo tipo di pesca è la ferrata. Questa deve essere decisa ma non eccessivamente potente, al fine di evitare di strappare i delicati tentacoli che sono rimasti impigliati sull’egi. È bene tenere sempre la lenza in tiro e, nel caso di slamate (gli uncini non hanno ardiglioni), non è sbagliato tentare immediatamente una nuova ferrata, sperando che la nostra preda appena liberatasi sia ancora a tiro di uncini.

Non facile, per i neofiti, è anche “sentire” la preda sull’artificiale, perché spesso si manifesterà solo come un peso improvviso, come se avessimo agganciato ad esempio un’alga.


Una gara, ma soprattutto un modo di pescare insieme. Con questi presupposti si è rinnovato per la tredicesima volta l’appuntamento con l’IMD Fishing Tournament – Fishing Club Porto Ercole.

IMD (International Marine Dealers), in collaborazione con il Fishing Club Porto Ercole, hanno dato vita ad una gara di pesca molto sentita e per questo attesa da chi abita le aree geografiche dell’Argentario, ma non solo. Sono infatti arrivati anche dalla Capitale per partecipare al 13° IMD Fishing Tournament.

L’IMD Fishing Tournament è una gara di pesca a traina con il vivo che quest'anno è arrivata a quota 13, un numero particolarmente fortunato. Per la verità tutta questa fortuna inizialmente non è sembrata esserci, visto che l’evento era stato programmato per il terzo weekend di ottobre e si è invece dovuto svolgere la settimana successiva a causa delle condizioni meteo proibitive.

Però di annullarla non se n’è parlato proprio! Il perché è presto detto. In primo luogo perché dopo tanti anni che un evento si svolge, diventa irrinunciabile. Il secondo motivo è perché il tipo di pesca che qui si pratica è la traina, una specialità che piace a molti in quanto non statica e che qui, in questo scenario naturale dominato dal Monte Argentario, trova una delle sue massime espressioni, unendo scenari piacevoli ad acque limpide, all’assenza del grande turismo di massa, al contrario delle prede che in questo periodo solitamente tornano a popolare le coste. Se poi a tutto ciò aggiungiamo anche una bella giornata di sole che a ottobre si è fatto ancora piacevolmente sentire, ecco che il quadretto ideale è completo.

Come sempre la “perfetta macchina organizzativa” è stata capeggiata da Antonio Maria Moscato, promoter e ideatore dell’evento oltre che leader della IMD, insieme a Michele Lubrano, al Comune di Monte Argentario che lo ha patrocinato, e alla cascata di sponsor che ogni anno offrono il loro supporto per far si che tutti i partecipanti vadano a casa contenti.

Tra questi Garmin per l’elettronica, Top Game per l’accessoristica da pesca, Allianz che ha omaggiato una polizza assicurativa valida un anno, Maccari Pesca per attrezzature varie, e poi sponsor del lusso, come Salvatore Ferragamo. Ma oltre a questi anche tanti altri sponsor che hanno messo a disposizione i loro prodotti, la loro esperienza e il loro supporto al fine di garantire il solito successo.

A proposito di Maccari Pesca, IMD Fishing Tournament da quattro anni a questa parte è anche diventato Memorial Luca Maccari, in ricordo di questo signore, uno dei primi che ha creduto in questa gara supportandola e purtroppo prematuramente scomparso. Il figlio Juri, da quattro anni ha deciso di portare avanti l’impegno preso da suo padre, in suo onore, ora anche con il piacere di ricordarlo in questa ludica occasione.

Al via 84 pescasportivi, distribuiti su una ventina di imbarcazioni, piccole e grandi, tra cui anche Regulator, Albemarle the Carolina Classic ed Edgewater (tutti marchi importati e distribuiti da IMD), che dopo il via si sono sparpagliati su di un campo gara ampio ma che poi, alla fine, ha visto principalmente battute le zone più note, ossia la secca di Mezzo Canale, l’Argentarola e torre Ciana, dove durante le sette ore di competizione si sono registrate le catture più importanti.

Eh si, perché alla fine ciò che è stato portato a terra ha gratificato chi è andato in mare. Dentici, tra cui anche un pregiato e raro Praio e soprattutto ricciole hanno consentito di definire una classifica di merito e non per estrazione, oltre ad avere riempito i frigoriferi e i congelatori di chi li aveva catturati.

I vincitori del tredicesimo IMD Fishing Tournament

A ritirare i premi, consegnati in occasione della cena organizzata presso il Ristorante La Lampara, sono andati, in ordine: come terzo classificato con un dentice da quasi 7 Kg, l’equipaggio “Fish-on” (Giacomelli, Fiorentini, Goracci e Riccardo), come secondo classificato, con alla pesa due dentici e una ricciola l’equipaggio “El Tiburon” su EdgeWater (Ubaldini, Polo e Bianchi), e infine come vincitore di questa tredicesima edizione, con un bottino di 4 dentici da 5 kg ognuno (tra cui il Praio), e due ricciole, di cui una da 12 e l’altra addirittura da 30 kg., l’equipaggio “The Dentist” (Alessandro Capperucci, Orazio Mercurio).

Per tutti una bellissima giornata, per chi li ha vinti bellissimi premi, ma soprattutto un bellissimo modo di vivere la pesca, con la giusta cattiveria agonistica ma anche con tanta armonia. All’edizione 14!


I partner: Albemarle the Carolina Classic, Regulator, EdgeWater, Sportsman, World Cat, Fishmaster, T-Top, Garmin, Pesca in Mare, Global Fishing, Fishing Boat Magazine, Allianz, Fishing Club Porto Ercole, IMD Boats, Salvatore Ferragamo, Ristorante El Merendero, Top Game, MaccariPesca, Elettrotecnica Michele Lubrano, Emporio del Sub, Canon Penta Soluzioni, I vini della Pepi Lignana Fattoria il Casalone, Forniture nautiche Mario Alocci, Nautica Franco Scotto, Macelleria Navoni, Fratelli Galletti, Nautica Cala Galera, Pescheria Sant’Anna, Glamis.


La nuova Fin-Nor Megalite è lunga un metro e novanta centimetri, è in monosezione, e pesa circa 160 grammi. Può sopportare piombi da 80 a 180 grammi.

L’azienda Fin-Nor di Tulsa, una delle cittadine più grandi dell’Oklahoma, ha aperto i battenti nel settore della pesca ormai quasi novant’anni fa. In Italia è importata e distribuita da Old Captain con sede a Busto Arsizio, in Lombardia.

Oltre ai mulinelli con cui è nata, oggi dispone di un catalogo molto ricco di soluzioni per chi pesca, sia a livello di mulinelli appunto, che di canne da pesca. Tra queste abbiamo scelto un modello espressamente dedicato allo slow jigging, una specialità sempre più praticata anche nei nostri mari.

La canna da pesca si chiama Megalite, da non confondere con l’omonimo mulinello, ed è studiata per l’impiego in accoppiata con un rotante da casting, e con capacità di sopportare piombi che vanno dagli 80 fino a 180 grammi.

Modello nuovo dell’azienda, presentato recentemente, ha una lunghezza totale di un metro e novanta centimetri, monosezione, e pesa 160 grammi circa.

La canna da pesca Fin-Nor Megalite è adatta alla caccia di dentici, cernie, pagri ed anche delle ricciole, presenta un fusto molto sottile nel complesso, che non inficia però né sulla robustezza né sulla potenza.

In questo modo il pescatore ha a sua disposizione una canna da pesca leggera per tecniche come il jig, che richiede il mantenimento in mano della canna per molto tempo, ma è altresì in grado di contrastare con esito favorevole prede combattive e forti, recuperandole anche da profondità importanti.

La canna da pesca Fin-Nor Megalite monta anelli Fuji in Alconite (non SIC) lavorati con tecnica Deep Pressed Frame che, grazie ad un profilo più basso, incrementa la loro durata nel tempo e protegge il filo a 360°, fornendo performance decisamente migliori.

La Fin-Nor Megalite è una canna di buona qualità che si trova in commercio a un prezzo molto interessante, intorno ai 100 euro, una soluzione quindi accessibile a qualsiasi appassionato di pesca.

Si ringrazia per la collaborazione il negozio Sporting Fish di Roma nella persona di Umberto Rossi

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