Barracuda è la gamma di fishing boat del cantiere francese per la pratica dello sport alieutico. Noi abbiamo provato il Beneteau Barracuda 8 dal punto di vista del pescatore.

Il Beneteau Barracuda 8, disegnato da Sarrazin Design in collaborazione con il cantiere, è stato presentato per la prima volta nel 2015. Si tratta di uno scafo che misura complessivamente otto metri fuoritutto con quasi sette metri (6,98 per la precisione) di carena, cui risponde una larghezza fuoritutto di 2,77 metri con capacità di trasporto di otto persone e motorizzabile con una potenza massima, mono o bi-motore, di 300 cavalli.

Con il Beneteau Barracuda 8 al Barracuda Tour

Ospite a bordo in occasione del Barracuda Tour, l’importante gara internazionale di cui abbiamo recentemente parlato, ho analizzato l’imbarcazione sotto l’ottica del pescatore, tralasciando il solito test prestazionale, anche se accennerò anche a velocità e motori, ma focalizzando in particolare l’attenzione sui dettagli di bordo.

Partiamo subito dal pozzetto, l’area più vissuta dai pescatori. In questo caso si hanno a disposizione 2,40 metri di larghezza da murata a murata e una lunghezza che varia a seconda che si adotti o meno il divano/vasca opzionale. Quest’ultimo infatti è a tutti gli effetti un grosso contenitore con cuscino che scorre su di una coppia di rotaie a pagliolo per consentirne il decentramento verso la murata di poppa oppure verso la porta di accesso in cabina. Può essere un contenitore (per vivo o pescato) in più ma, nel caso si peschi in più persone, è preferibile avere tutto lo spazio calpestabile disponibile, visto che altrimenti la profondità del pozzetto si limita a soli 1,40 metri. Del resto il Beneteau Barracuda 8 prevede già di serie una coppia di vasche per il pescato a pagliolo, entrambe dotate di interni amovibili, con tanto di manigliette per il loro trasbordo a terra, riempibili di ghiaccio per mantenere al fresco il pescato fino all’arrivo in porto, oltre a una vasca per il vivo a poppa, sul lato di dritta, con scarico interno e coperchio trasparente.

Di serie viene anche proposto un divanetto sulla murata di poppa, abbattibile, in modo che quando si naviga si può aprire e sedersi, altrimenti rimane chiuso a battuta. Sul lato opposto alla vasca del vivo c’è il tuna door, ossia il portello che consente l’imbarco di prede importanti o semplicemente un accesso comodo alla plancetta che include, celata, la scaletta. I portacanne a incasso sono presenti sia sui bordi (questi ultimi larghi 11 cm) che ai lati della cosiddetta bait station, ossia il piano poppiero sopra il divano abbattibile, su cui è possibile preparare le esche, ma quest’ultimo è un optional. Invece le murate, alte 76 cm, non propongono né fermapiedi (utili quando si pesca in stand-up per evitare di scivolare), né imbottiture perimetrali, né tantomeno rastrelliere per canne e raffio, ma possono accogliere opzionalmente due panchette abbattibili, utili per il diporto classico ma non per chi pesca.

In due, con la vasca scorrevole presente, si può lanciare e recuperare bene, beneficiando di un bel po’ di spazio calpestabile, ma già in tre ci si dà un po’ fastidio. Un’alternativa in questo caso è pescare anche da prua, nello spazio che intercorre tra il divanetto frontemarcia e l’area di ancoraggio dove sono presenti due portacanne a incasso. Il corrimano di acciaio non risulta fastidioso durante le fasi di pesca, ma è palese che in caso di ferrata sia necessario portare la preda verso poppa, dove si gode di un’altezza inferiore sulla superficie dell’acqua con maggior facilità di recupero.

La cabina del Beneteau Barracuda 8

Veniamo alla cabina. In effetti un pescatore rinuncerebbe volentieri a un po’ di spazio al chiuso in cambio di più centimetri in pozzetto, ma la scelta fatta da Beneteau è comunque condivisibile, in quanto offre la possibilità di sfruttare lo scafo anche “extra-pesca”. È una cabina molto luminosa grazie alle ampie vetrature perimetrali, dispone di alcuni punti di seduta e di un tavolino rotondo (soluzione in stile nordico) che scende dall’alto su di un palo, poco sfruttabile, ma c’è. A completamento si può avere il frigorifero, un lavello e creare un piccolo angolo cottura.

Le poltroncine di pilota e copilota sono regolabili ed entrambi i componenti l’equipaggio possono fruire di porte scorrevoli laterali che si affacciano sui passavanti, in modo da favorire l’immediato intervento a prua o poppa quando si ormeggia, si ancora o quando si rileva una “ferrata” di un pesce. Il tettuccio, nella parte rivolta verso il pozzetto, oltre alla luce per illuminare di notte, prevede la possibilità d’installare un secondo strumento come il Lowrance HDS Carbon da 9” in dotazione sulla nostra barca il quale, collegato all’apparato principale in console, dà modo ai pescatori di valutare fondale, visualizzare le marcature e scegliere la strategia senza per forza andare in cabina. La console di guida è sufficientemente ampia da accogliere un display da 12” come nel caso del Lowrance HDS Carbon installato sulla nostra unità e lasciare a fianco spazio per gli strumenti dei motori Suzuki. Gli interruttori, compreso quello della pompa dell’acqua per doccia e pozzetto, sono tutti a “portata di dito”. È palese che la cabina diventa un plus quando il meteo non è ottimale, perché chi va a pesca ci va tutto l’anno. Così sia d’inverno sia in caso di vento o all’alba, si è protetti dall’umidità e dal freddo. C’è anche una zona notte dove riposare con letto a due posti e un locale toilette separato attrezzabile con wc e cassa delle acque nere.

Beneteau Barracuda 8, carena e motori

La carena adotta il sistema “Air Step”, esclusiva del cantiere francese, che favorisce le prestazioni e il comfort: in effetti ho avuto modo di apprezzare una buona stabilità ed agilità anche durante la navigazione in mezzo alle scie degli altri scafi lanciati verso gli hot spot della gara. Il peso dello scafo (circa 2,7 t a vuoto) si fa sentire e se da un lato aiuta a mantenere stabilità, dall’altra richiede potenza per palnare. La possibilità di motorizzare il Beneteau Barracuda 8 fino a 300 cavalli ha consentito l’installazione di due Suzuki DF150, motori da 2,8 litri derivati dal DF200 con quattro cilindri in linea, sistema di alimentazione Multipoint, Multi Stage Induction, Lean Burn, VVT e Suzuki Precision Control, che rende agevoli le manovre anche durante le fasi di recupero delle prede per la morbidezza dei monoleva. La velocità massima toccata, con eliche da 15x21” a pieno carico (otto persone, più attrezzature e dotazioni varie) è stata di 40 nodi e i consumi risultano contenuti (116 litri/ora totali a pieno regime e 76 litri/ora totali a 5.000 rpm e 30 nodi). Consigliabile però per lunghe percorrenze adottare il serbatoio optional da 400 litri in sostituzione di quello di serie da 280 litri.

I numeri del Beneteau Barracuda 8

  • Lunghezza ft ………………………… m 7,99
  • Lunghezza scafo …………………… m 6,98
  • Larghezza ……………………………… m 2,77
  • Dislocamento solo scafo ………… kg 2.645
  • Motorizzazione max ……………… cv 300
  • Serbatoio carburante …………… l 280
  • Portata persone …………………… 8
  • Omologazione CE ………………… C/D

Prezzo (Iva esclusa)

  • Solo scafo ................................... da euro 32.700

Cosa spinge una bella donna, laureata in scienze politiche, che parla tre lingue e con un lavoro in Confindustria di Varese a tornare sul Lago Maggiore e prendere in mano il cantiere di famiglia per doverlo pure gestire da sola? All’inizio era solo il richiamo al luogo dove era nata e cresciuta, ben presto la consapevolezza è diventata un’altra, cioè sviluppare la sua attività promuovendo prima il territorio.

Una donna di estrazione manageriale richiamata dall’amore per l’acqua, la navigazione e il “suo” Lago Maggiore. Maria Brovelli oggi è titolare del Cantiere Nautico Brovelli, a Ranco, nel basso Lago Maggiore e lo gestisce con una sua ricetta in tasca: non pensare solo al proprio business, ma fare sistema, in primis fra le imprese, e poi dialogare tutti insieme con le istituzioni per snellire il più possibile la burocrazia e promuovere il territorio con il loro fondamentale supporto.

La Signora Brovelli appare sempre molto tranquilla, ma è un vulcano di energia e pure di saggezza, caratteristiche che cerca di mettere a disposizione anche per sviluppare le notevoli potenzialità che il Lago Maggiore potrebbe esprimere in più se solo: “Non ci fossero molte divisioni a livello politico - dice Maria Brovelli -  Un po’ per ragioni storiche, un po’ per il fatto che sono coinvolte istituzioni diverse, cioè due Regioni più uno Stato estero (Piemonte e Lombardia più la Svizzera, ndr), c’è poca coesione e molta difficoltà a fare rete. Il risultato è che ognuno si muove solo per la propria parte, mentre per il resto devono fare i singoli”.

Fra questi ‘singoli’ c’è Maria Brovelli che si è mossa in direzioni ben precise: “Per quello che riguarda i miei servizi mi muovo singolarmente, ma nel mio piccolo sto facendo un po’ di rete fra i colleghi e fra le strutture, per intraprendere iniziative di comunicazione sulle realtà imprenditoriali e far conoscere al pubblico ‘chi fa cosa’. Questo mi permette di informare i miei clienti su quali altri servizi e attività possono trovare in quest’area oltre a quelli che offro io”.

Un'iniziativa
che 
si occupa
di promozione
del territorio

In quest’ottica nasce una vera e propria guida, che sta dando buoni risultati: “È un’applicazione che si chiama Chacallonage. È un progetto totalmente privato promosso da me con altri tre soci con cui ho fondato l'Associazione Culturale Chacallonage. È una guida interattiva sul Lago Maggiore, ma soprattutto è l’unica guida che opera senza confini regionali e statali”.

Ristoranti, alberghi, luoghi da visitare, dove attraccare, dove soggiornare, dove noleggiare, dove navigare… insomma, questa guida (vedila qui) è non solo un servizio utile per avere tutte le informazioni desiderate, ma è anche un invito a scoprire la natura, la cultura, i sapori, le attività sportive e i luoghi nuovi che magari non si era programmato di visitare. Ma ora chiedo alla signora Brovelli, le istituzioni vi supportano in questa iniziativa, visto che creare una guida è un compito molto impegnativo e per nulla facile? “Al momento abbiamo ottenuto il patrocinio da alcuni Comuni, mentre dal punto di vista economico è supportata da soggetti privati”.

La crescita non passa
necessariamente
attraverso l'allargamento
delle strutture,
ma soprattutto dal
miglioramento dei servizi

Visto che siamo al Cantiere Nautico Brovelli, diamo uno sguardo a questa attività fondata nel 1933 dal nonno di Maria, che oggi rappresenta la terza generazione della famiglia Brovelli (in fondo a questo articolo c’è un breve percorso storico).

Quando Maria Brovelli parla di crescita dell’attività, non pensa alle strutture, bensì al miglioramento dei servizi ai clienti, fondamentale per la fidelizzazione e dunque per la crescita del business: “Non ho mai voluto allargare le strutture - afferma Maria Brovelli - Preferisco mantenere la dimensione normale, ma arricchirla e aggiornarla per migliorare la ricettività e la sicurezza. Con il mio arrivo sono stati fatti degli investimenti, come per esempio i nuovi pontili della Ingemar, nel 2011, che hanno cambiato anche l’immagine del porticciolo”.


Quante barche possono ospitare le nuove banchine? “D’estate raggiungiamo 70-80 barche da gestire, mentre d’inverno ne abbiamo sempre 20-25 fisse, che sono di persone che la usano anche fuori stagione, più un’altra ventina in rimessaggio e altre ancora al coperto”.

Poi, ovviamente, non mancano tutti i servizi correlati alla gestione delle barche: alaggio e varo più assistenza tecnica e vendita di barche e accessori, mentre in stagione c'è il servizio di noleggio di barche a motore e attrezzatura sportiva (marchi rappresentati: Selva, Eolo e Bic Sport). “Oltre a questo ho cercato di portare le esperienze dei miei numerosi viaggi - incalza Maria Brovelli - quindi mi sono messa nei panni dei miei potenziali clienti per capire cosa poter offrire loro per farli stare bene, anche perché il basso lago è poco organizzato dal punto di vista dei servizi; riuscendo a dare dei servizi più accurati ci guadagniamo tutti: io ho continuità di lavoro, mentre i turisti si possono godere al meglio il lago, così in futuro saranno più incentivati a tornare e magari a fermarsi un po’ di più”.

Il noleggio di attrezzatura sportiva lascia spazio a kayak, sup, canoe, pedalò: “Non siamo in molti in quest'area a offrire questo servizio, che per quanto mi riguarda mi dà un buon riscontro nonostante subisca il limite di non avere una spiaggia attrezzata. In spiaggia sei già in mezzo alle persone, che dopo un po’ sono spontaneamente invogliate a farsi un giro in canoa o col sup, ma con una buona attività di promozione attraverso accordi o pubblicità che faccio nelle strutture alberghiere, nei campeggi o su Facebook, sono tanti quelli che vengono a noleggiare queste attrezzature”.

Non sono solo i turisti a voler noleggiare

Ovviamente c’è anche il noleggio delle barche che, quasi a sorpresa, non è richiesto solo dai turisti: “Il  noleggio è un servizio usufruito da diverse categorie di persone - dice la Signora Brovelli - Ci sono i turisti di passaggio e ci sono anche quelli fidelizzati, che vengono apposta per noleggiare la barca e farsi una giornata di navigazione anziché di spiaggia, oppure mandano gli amici. Arrivano anche molti stranieri, con una forte affluenza di olandesi, tedeschi e francesi, a cui si stanno aggiungendo anche diversi russi, americani e arabi”.

E poi ci sono molti residenti: “Non è scontato che chi abita qui conosca completamente il territorio - afferma Maria Brovelli - quindi al di là della passione per la navigazione, il noleggio di una barca può essere il mezzo migliore anche per loro per scoprire più a fondo i luoghi che hanno vicino, ma soprattutto conoscerli da una prospettiva diversa che si ha dalla parte dell’acqua”.

Noleggiare al Cantiere Nautico Brovelli significa avere non solo la barca ma anche la possibilità di attingere alla profonda conoscenza del lago che ha Maria Brovelli, la quale si preoccupa di dare anche degli itinerari personalizzati: “Ai miei clienti faccio sempre gli itinerari, glieli propongo in base a quello che mi chiedono, a quanto tempo vogliono stare fuori, a quanto vogliono spendere. Conoscendo molto bene il lago riesco a indicare loro degli itinerari personalizzati da seguire. Poi c’è sempre l’app di Chacallonage, che offre una geolocalizzazione di tutti i pontili da Sesto Calende alla Svizzera. È un servizio in più ed è pure gratuito”.

La concorrenza come
stimolo a migliorare,
ma anche come
possibile appoggio

Maria Brovelli ha preso in mano l’attività di famiglia senza una specializzazione pregressa nel business nautico, ma è arrivata con una formazione più manageriale, improntata all’organizzazione e alla promozione delle cose, quindi se da un lato è stata una fatica farsi le ossa e specializzarsi in questo ambiente, dall’altro lato ha basato il suo lavoro su una mentalità più aperta anche nei confronti dei concorrenti: “Personalmente penso che la concorrenza stimoli la voglia di migliorare i servizi, e in ogni caso si può continuare a fare rete per supportarci l’un con l’altro”. Maria Brovelli fa l’esempio del noleggio: “Numericamente abbiamo tante richieste in poco tempo, soprattutto il sabato e la domenica, quindi può capitare a ognuno di noi di avere un eccesso di richiesta rispetto alla propria disponibilità di barche e io, piuttosto di mandare a casa il turista deluso dal fatto di non poter uscire in barca, gli cerco altre occasioni in altre strutture. Non mi preoccupa di mandarlo da un concorrente, perché in quel momento ne guadagno in immagine e fidelizzazione per aver risolto un problema a un cliente, che in futuro sarà più invogliato a tornare da me”.

Questo è un settore in cui è fondamentale saper fare relazioni pubbliche, chiosa Maria Brovelli, ma spesso non basta, anche perché oltre alla scarsa sensibilità delle istituzioni c’è pure la burocrazia a metterci del suo nelle problematiche degli operatori nautici: “Una delle cose che chiederei alle istituzioni è semplificare! Ci blocchiamo per qualsiasi cosa. Se, per esempio, ci viene un’idea al primo di aprile da poter sfruttare in stagione, dobbiamo essere in grado di attuarla subito, ovvero dobbiamo avere le autorizzazioni nel giro di pochi giorni e non a stagione inoltrata. Se compro una barca nuova per il noleggio, rischio di non usarla in stagione se ci si mette un mese e mezzo per immatricolarla. Per carità, che vengano a fare tutti i controlli di sicurezza sulla barca, ci mancherebbe altro, ma dovrebbero farlo celermente, altrimenti perdiamo preziosi periodi di lavoro”.

Insomma, il Lago Maggiore ha grandi potenzialità nel turismo nautico, i turisti non mancano, gli operatori nautici nemmeno, manca solo la giusta mentalità da parte delle istituzioni che, fra l’altro, avrebbero tutto l’interesse a sostenere queste attività.

Nel frattempo, vi abbiamo fatto conoscere Maria Brovelli, deus ex machina del Cantiere Nautico Brovelli, quindi se andate ad Angera e da lì volete partire in navigazione alla volta di tutto il Lago Maggiore, sapete già che tipo di trattamento vi aspetta.

Breve storia del cantiere Nautico Brovelli

Il Cantiere Nautico Brovelli nasce nel 1933 fondato da Carletto Brovelli, il nonno di Maria, che dopo varie esperienze anche all’estero ha acquisito l’arte del mastro d’ascia in uno dei primissimi cantieri sul Lago Maggiore, a Stresa. Nel suo cantiere, a sua volta uno dei primi sul lago, Carletto costruiva barche in legno a remi e a motore, sia su suo progetto sia su commissione. Carletto, infatti, oltre che mastro d’ascia era anche maestro di disegno (arrivava dall’esperienza alla Caproni, che faceva fusoliere in legno per gli aerei, e da un’altra esperienza in Francia, dove costruiva pianoforti).

Le sue barche uscivano con la targhetta Carletto Brovelli e produceva anche anche per diverse società di canottieri in tutta Italia; negli anni Sessanta le barche costruite da lui avevano vinto svariati campionati nei vari circoli italiani, prevalentemente del nord Italia.

Tutta la famiglia Brovelli è originaria di Ranco, ma Maria partì giovanissima per seguire gli studi di Scienze Politiche, laureandosi con la specializzazione in politica internazionale, e successivamente andò a occuparsi di altro rispetto all’attività di famiglia, fino a quando nel 2010 prende in mano il Cantiere Nautico Brovelli e inizia la sua avventura nella nautica dal punto di vista professionale, perché come ‘utente’ è sempre stata a contatto con l’acqua. A 5 anni ha imparato a remare sulle barche del nonno; poi via via si è appassionata alla vela, andando spesso sul Laser, e poi giù, sott’acqua, a fare la subacquea, questo però solo al mare... ma il "suo" lago capisce e non si arrabbia.

Photo: Sergio Airoldi

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