Le due guerre accelerano lo studio di scafi veloci, allโinizio furono le MTB (Motor Torpedo Boat), poi le CMB (Coastal Motor Boat) e gli italiani MAS, ma รจ con il secondo conflitto mondiale che cโรจ il reale salto prestazionale.
Storia della motonautica/1. Lโaffascinate storia degli albori della moto-nautica
Storia della motonautica/2. Non cโรจ motonautica senza competizione: subito le prime gare
Storia della motonautica/3. Tra gare e diporto la nuova sfida รจ planare
Intorno al 1905, in Inghilterra, il cantiere Yarrow aveva realizzato la prima MTB (Motor Torpedo Boat) da 20 nodi (foto sotto), mentre il concorrente Thornicroft ne aveva costruita una da 18 nodi, ma il problema era sempre lo stesso: i motori poco potenti e inaffidabili.
Giร prima dello scoppio della prima Guerra mondiale anche la Marina italiana, insieme a quella inglese, avvertรฌ la necessitร di studiare piccoli mezzi navali veloci da mare aperto.
Uno dei progenitori fu uno scafo costruito nei cantieri Fiat-Muggiano a La Spezia, che raggiunse la velocitร di 15 nodi: lungo 11,35 m e largo 2,35 m, aveva un dislocamento di circa 6 tonnellate ed era equipaggiato con due motori Fiat a 4 cilindri, 4 tempi, da 50 cv lโuno, montati uno davanti allโaltro e collegati a un solo asse elica; i serbatoi da 500 l assicuravano unโautonomia di 12 ore alla massima velocitร . Lo scafo era costruito in acciaio di 2 mm di spessore ed era equipaggiato a prua con un piccolo cannone.
LโItalia chiamรฒ questi scafi veloci da mare aperto con la sigla MAS, che significava allโinizio Motoscafo Armato Silurante e poi Motoscafo Anti Sommergibile. Gli inglesi usarono invece la sigla CMB, Coastal Motor Boat, cioรจ motoscafo costiero. Ma a parte le differenze nelle funzioni operative, da notare รจ piuttosto la differente concezione tecnica di base.
La Marina italiana scartรฒ gli idroplani, cioรจ degli scafi con uno o piรน gradini, che erano gli unici a quellโepoca a garantire velocitร elevate, ma non erano ritenuti sufficientemente marini. Lโobiettivo erano 30 nodi con almeno 200 miglia di autonomia a tutta velocitร . Un traguardo piรน difficile del previsto e si passรฒ da una delusione allโaltra per un totale di oltre 60 unitร che andavano tutte piรน piano.
La progettazione e la costruzione furono affidate alla Svan di Venezia e poi modificata piรน volte: lo scafo era lungo, stretto e piatto, quindi รจ incomprensibile come potesse essere uno scafo marino. Ma nonostante questo non era neppure veloce: al massimo dai 18 ai 25 nodi secondo le eliche usate e il dislocamento.
Venne allestita anche un'unitร con tre motori da 200 cv invece di due, ma si guadagnรฒ solo mezzo nodo. Quindi non era colpa della poca potenza ma delle carene, come dimostrรฒ il cantiere Orlando di Livorno che costruรฌ una barca lunga 16 metri con due motori Isotta Fraschini da 225 cv lโuno e una nuova carena che superรฒ i 27 nodiโฆ ma la guerra era finita da un poโ.
La Marina inglese solo nel 1916 effettuรฒ le prove dei primi CMB realizzati da Thornicroft (foto sopra e sotto) che avevano una carena a V di quasi 14ยฐ a idroplano con un solo gradino.
Le linee del profilo della chiglia in velocitร facevano appoggiare la barca sulla poppa e sul gradino a mezza nave, mantenendo cosรฌ la prua abbastanza alta. Lโangolazione della carena inoltre permetteva un impatto abbastanza dolce con le onde.
I primi CMB da 40 piedi (12 m) avevano un solo motore da 350 cv. Si raggiunsero i 37 nodi di velocitร e presto seguirono modelli da 16 m con due motori da 350 cv e successivamente da 21 m. Altro particolare non trascurabile, furono pronti nel primo anno di guerra e furono utilizzati con successo nelle acque della Manica e del Mare del Nord contro le forze navali tedesche.
La guerra diede un forte impulso al potenziamento dei motori dโaviazione, che per ovvi motivi erano leggeri e potenti, cosรฌ tutti i motori degli scafi veloci di quel periodo erano motori dโaviazione trasformati.
Sui primi MAS (foto sotto) vennero installati gli Isotta Fraschini L-56, con 230 cv per circa 700 kg di peso, e gli Isotta Fraschini 1250 derivati dal precedente, che erogavano 250 cv per 750 kg. Vennero impiegati anche i motori americani Sterling da 200 cv e 600 kg di peso e i Fiat A-12 da 250 cv.
A guerra finita il pilota e costruttore Gar Wood acquistรฒ tutti i motori Liberty da 450 cv rimasti nei magazzini della US Air Force, vincendo cosรฌ la Gold Cup, la piรน prestigiosa gara motonautica americana del tempo.
Scoppia la seconda Guerra mondiale. La sera dellโ11 marzo 1942 quattro PT Boat (Patrol Torpedo Boat) uscirono dalla grande baia di Manila, mimetizzati e senza alcuna luce accesa, in partenza per una veloce traversata di 500 miglia, diretti verso lโisola di Mindanao, allโestremo Sud delle Filippine. Dovevano sfuggire alle molte navi giapponesi che spadroneggiavano in quei mari e portare al sicuro il generale Douglas Mac Arthur (foto sotto) e il suo stato maggiore.
Mac Arthur doveva recarsi in Australia a riorganizzare le forze americane del Pacifico, ma da Manila non era piรน possibile far decollare alcun aereo nรฉ far partire navi troppo vistose. Cosรฌ, vennero scelte le motosiluranti perchรฉ ci si rese conto che era lโunica soluzione praticabile. Il programma era di navigare la notte e di trovarsi allโalba in qualche isola dove nascondersi durante il giorno. Solo tre motosiluranti arrivarono a destinazione dopo 25 ore di navigazione effettiva. Durante la notte riuscirono a sfilare in mezzo a unโintera formazione navale nemica.
Il ricordo di quella notte ebbe un seguito. Gli Stati Uniti negli anni immediatamente precedenti la loro entrata in guerra non avevano attribuito alcun valore alle motosiluranti. Ma nellโestate del 1941, la Marina americana effettuรฒ nelle acque della Florida una vera e propria gara offshore fra i vari prototipi per scegliere quello definitivo.
Queste gare videro lโaffermazione della PT-20 (foto sotto), un prototipo costruito dalla Elco Marine lungo 23 m con tre motori a benzina Packard da 1.350 cv lโuno per una velocitร di 42 nodi. Alla fine del conflitto gli Stati Uniti avevano realizzato 320 motosiluranti.
Su una di queste, nellโagosto del 1943, la PT-109 al comando del tenente di vascello John Kennedy, il futuro presidente, uscรฌ in mare insieme ad altre 15 unitร uguali per contrastare il passo a un convoglio giapponese. La PT-109 puntรฒ sul cacciatorpediniere Amagiri e, nel momento in cui si apprestava a virare dopo il lancio dei siluri, fu speronata dal caccia che la tagliรฒ di netto in due tronconi che si incendiarono. Kennedy fu tra quelli che si salvarono e a nuoto ripararono in unโisoletta deserta da cui per diversi giorni si allontanavano a turno, sempre a nuoto, nella speranza di essere raccolti da qualche unitร americana. Vissero per parecchi giorni come naufraghi, con il conforto delle sole noci di cocco, finchรฉ alcuni indigeni prestarono loro una piroga con la quale riuscirono a raggiungere una base americana.
Memori dei fallimenti durante il primo conflitto mondiale gli italiani continuarono gli studi anche in tempo di pace. Cosรฌ, nel 1932, Baglietto costruรฌ il MAS 431, lungo 16 metri con due motori Fiat M-900 da 750 cv lโuno, sempre a benzina: dislocava 16 tonnellate e raggiunse i 41 nodi a pieno carico e i 45 nodi a carico leggero.
Baglietto aveva optato per la carena planante a un gradino e da questo prototipo derivรฒ un MAS di 17 m ma piรน largo (4,5 m) e dotato di due gradini in carena. I motori erano Isotta Fraschini Asso Mille, motori aeronautici a benzina a 18 cilindri, 1.000 cv a 1.800 giri per una cilindrata complessiva di quasi 60 litri e un peso di 1.370 kg: durante le prove raggiunse la velocitร di quasi 52 nodi.
Ma in guerra le cose andarono diversamente, perchรฉ i MAS vennero sovraccaricati e furono spediti a operare in mare aperto diventando una costante fonte di preoccupazione per la Marina sia per le continue riparazioni sia per i motori poco affidabili.
Si provarono anche motorizzazioni diesel. Nel 1933 il cantiere Baglietto montรฒ su un vecchio MAS due motori diesel Fiat W-1616 a 16 cilindri, 57 litri di cilindrata e 750 cv lโuno ma, pur avendo raggiunto i 41 nodi, lโunitร rimase solo un esperimento senza seguito.
I diesel erano apprezzati su navi piรน grandi come dragamine e motovedette, ma non per le unitร piccole e veloci. Cosรฌ il programma diesel, che in Germania andava molto avanti con MAN e Daimler Benz, in Italia invece si arenava.
Quasi contemporaneamente ai progetti dei nuovi MAS, la Marina italiana aveva messo in cantiere un programma per la progettazione e costruzione di piccoli motoscafi veloci destinati a contenere una potente carica esplosiva per essere lanciati a tutta velocitร contro gli obiettivi.
Il progetto prevedeva uno scafo di piccole dimensioni da poter essere trasportato da idrovolanti, per una sola persona, di pescaggio ridotto al minimo e senza appendici subacquee in modo da poter superare eventuali sbarramenti.
I problemi principali furono quelli riguardanti la propulsione e li risolse lโingegner Cattaneo di Milano, che nel 1936 costruรฌ il primo piede poppiero che poteva essere rialzato lateralmente, aveva due eliche sullo stesso asse, ed era accoppiato con un motore Alfa Romeo da 90 cv. Dopo la guerra, lโingegner Cattaneo non diede un seguito commerciale al suo piede e cosรฌ nel 1959 assistette con un certo rammarico alla presentazione sul mercato del piede poppiero Volvo, costruito dalla ditta svedese su progetto dellโamericano Jim Wynne.
Prima ancora, nel 1932, unโaltra ditta italiana, la Motonautica Lario di Milano, aveva costruito un altro piede poppiero per motori di 20-30 cv, che pesava soltanto 15 kg e che puรฒ essere considerato a tutti gli effetti il vero capostipite.
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