Storia della motonautica/5. Sam Griffith, la vita leggendaria dell’inventore dell’offshore
Tutta la vita di Sam Griffith sembra un romanzo, giustamente celebrata dal più importante trofeo della storia dell’offshore il Sam Griffith Trophy.
Negli ultimi anni della sua vita, poco prima di morire per un male incurabile nel 1963, Sam Griffith era familiarmente noto dalle Bahamas alle Indie Occidentali, oltre naturalmente in Europa e in tutti gli Stati Uniti, come “Mister Sam”, uno di quei rari personaggi la cui vita sembra un libro di avventure.
Coraggioso, furbo, a tratti anche aggressivo ma capace anche di un sottile umorismo, poteva incarnare il prototipo del perfetto eroe. È a lui che si deve la spettacolare ascesa della popolarità dell’offshore negli anni Sessanta.
Dall’aviazione all’offshore, sempre sul filo del rasoio
Durante il liceo era un giocatore di football così bravo che lo volle la Michigan University nella sua squadra universitaria. Poi Sam Griffith si dedicò alle corse di auto sulle piste di cenere di Indianapolis, la sua città, esperienza che si concluse con uno spettacolare incidente che lo tenne in ospedale per sei mesi.
Dopo qualche anno Sam Griffith passò all’aviazione come pilota di aerei da trasporto prima e militari poi: il suo bombardiere precipitò in Africa e Sam Griffith costrinse a lanciarsi con il paracadute i membri del suo equipaggio che erano in preda al panico, ma quando finalmente riuscì a lanciarsi lui, l’aereo era a soli 300 piedi da terra e il suo paracadute non si aprì. Fortunatamente cadde in un fiume e, per quanto gravemente ferito, riuscì a camminare per 20 miglia fino a un avamposto francese da dove organizzò il recupero del suo equipaggio.
È dopo la guerra che Sam Griffith scoprì le gare motonautiche ed ebbe anche qualche successo nelle competizioni in circuito su acque interne con motoscafi e idroplani, ma il meglio doveva ancora venire con la ripresa delle gare d’altura verso la metà degli anni Cinquanta.
Quando nel 1956 partecipò con il suo Chris Craft Sea Skiff 36’ in legno alla prima Miami-Nassau, era già una sorta di leggenda, avvalorata dalle due vittorie, quell’anno e in quello successivo. Ancora, nella Miami-Nassau del 1960 ottenne una vittoria record al timone di Moppie, lo scafo di Bertram in legno con la carena a V profonda disegnata da Ray Hunt; e l’anno successivo quasi dimezzò il tempo.
Trionfi che furono determinanti anche a far crescere la fama del cantiere Bertram Yacht, a cui si aggiunse il record da Miami a New York, rimasto imbattuto fino al 1974.
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Pilota e sperimentatore, non amava le limitazioni
Ma per Sam Griffith il desiderio di andare più veloce sull’acqua era una costante, non solo come pilota ma anche come progettista e costruttore.
Molto tempo prima degli inglesi di Thunderbird, fece numerosi tentativi di adattare a un motoscafo un paio di turbine degli aerei Boeing. Alla Gold Coast Marathon, una gara da Miami a Palm Beach e ritorno sui canali interni della Florida, si presentò con un originale idroplano che aveva costruito in gran segreto nella sua officina, era motorizzato con un motore Maserati che però si ruppe privandolo di una probabile vittoria.
Anche in questo fu un precursore della classe Unlimited che oggi è la massima espressione dell’offshore “made in USA”, anche se ormai le sperimentazioni per trovare alternative ai tradizionali motori a scoppio sono state accantonate, almeno nella motonautica d’altura.
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Non solo offshore, ma anche avventure degne di sceneggiature di film hollywoodiani
Motonautica a parte, lo spirito d’avventura di Sam Griffith continuava a esprimersi anche in altri modi. Per esempio, gli piaceva contrabbandare pietre preziose, anche se spesso dimenticava dove le aveva nascoste: una volta, in India, mandò i suoi abiti in lavanderia lasciando un enorme rubino in tasca.
Fu anche pilota acrobatico con il famoso Flying Circus dei fratelli Inman e, pochi anni prima della sua scomparsa, dietro alla sua scrivania comparvero un gran numero di medaglie al valor militare mai viste prima e la motivazione fu disarmante: “le hanno trovate in un baule e me le hanno restituite”.
L’immagine di apertura è tratta dal libro “Searace” di John O. Crouse
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