Tutto quello che serve c’è sul Marshall M4, e col Suzuki DF115B, ovvero il nuovo motore a comando meccanico della casa giapponese che è ottimo per semplicità ed efficienza, crea un binomio virtuoso per una navigazione divertente ed efficiente.

Nell’era dell’effimero e del superfluo è bello trovare un binomio che guarda alla sostanza e lascia da parte i molti fronzoli. Poi, volendo, si possono montare anche quelli, ma se non se ne sente la necessità perché farlo?

Sono queste le considerazioni che mi passano per la mente mentre mi accingo a provare il Marshall M4 col Suzuki DF115B, un gommone di 6,65 metri con un motore di ultima generazione a comando meccanico.

Marshall M4 col Suzuki DF115B, il test. Buone velocità con pochi consumi

Abituato alle manette elettroniche e, più in generale, a tutte le assistenze garantite dalla tecnologia elettronica, il primo impatto con il Marshall M4 e il Suzuki DF115B me l’aspettavo peggiore.

Invece, la pastosità dei comandi, pur essendo sicuramente meno millimetrica nel controllo delle manette e del timone rispetto a quelli elettronici, non è neppure così complessa come spesso viene dipinta.

Merito anche dei componenti e del motore Suzuki DF115B, che sono la più recente evoluzione in campo fra i motori a comando meccanico e mettono a frutto molte delle soluzioni sviluppate per i due modelli gemelli ma “elettronici”.


Guarda la nostra anteprima dei nuovi Suzuki “meccanici” DF140B e DF115B


Il tutto è completato dalla solida e ben calibrata carena del Marshall M4, che ben si comporta in tutte le situazioni, sia nelle virate più strette sia nei repentini cambi di direzione.

Anche l’attraversamento della nostra stessa scia (il Lago Maggiore era decisamente tranquillo…) conferma nel mio test del Marshall M4 col Suzuki DF115B la bontà della costruzione complessiva.

La progressione è buona, l’ingresso in planata non presenta fastidiose cabrate e la velocità di punta, 33,2 nodi, è raggiunta a 5950 giri con consumi di poco superiore ai 40 l/h.

Dati decisamente interessanti per questo test del Suzuki DF115B accoppiato al Marshall M4, anche se a bordo siamo in quattro persone con pochissimo carburante.

Navigando a 20 nodi i consumi scendono a 15 l/h e questa la individuerei come la velocità economica di crociera. Se poi si vuole risparmiare ancora di più, si può navigare al limite della planata a 3450 giri e 12,2 nodi consumando solo 11,8 l/h.

Per accontentare gli smanettoni provo anche l’accelerazione del Suzuki DF115B: in 3,5” sono in planata e in 12,3” raggiungo la velocità massima.

Marshall M4 col Suzuki DF115B, a bordo

Come dicevo pochi fronzoli ma un layout classico per questo gommone di 6,65 metri, che non inventa nulla, ma che propone però una solida costruzione e spazi ben distribuiti.

A poppa il divanetto è a tutta larghezza, va quindi scavalcato per raggiungere le due plancette per altro ben dimensionate. Ribaltando la seduta si accede al gavone che curiosamente ha un’apertura solo centrale un po’ sacrificata.

Nel mio test del Marshall M4 col Suzuki DF115B ho apprezzato anche la seduta del driver, che è costituita da una stampata monolitica di vetroresina, ma comoda se si guida in piedi. Offre anche un solido appiglio.

Semplice la plancia e decisamente sovradimensionato il parabrezza, che è corredato anche da un robusto tientibene inox. Immancabile ormai a pruavia di questa struttura la seduta frontemarcia.

Prua molto sgombra con un prendisole che nasconde due gavoni e un musone di prua contenuto nelle dimensioni ma utile per l’accesso prodiero e come supporto dell’ancora.

Sui tubolari ampia dotazione di maniglie accoppiate tra loro, ma non per questo meno utili.

Marshall M4, la scheda tecnica


Lunghezza f.t.6,65 m
Larghezza2,75 m
Dislocamento600 kg
Diametro tubolari58 cm
Camere d'aria5
Serbatoio carburante191 l
Motorizzazione max200 cv
Portata persone15

Marshall M4 col Suzuki DF115B



I dati della prova del Marshall M4 col Suzuki DF115B


Giri/min. Nodi Consumi (l/h) Note
500 2,2 1,0
1000 3,4 1,4
1500 4,4 2,9
2000 6,0 4,4
2500 6,8 6,3
3000 9,5 9,8
345012,211,8Minimo di planata
3500 14 12
4000 20 15 Crociera economica del Marshall M4 col Suzuki DF115B
4500 23 21
5000 27 26 Crociera veloce del Marshall M4 col Suzuki DF115B
5500 31 35
59503340

Clicca e scopri anche gli altri gommoni di Marshall nel sito ufficiale del cantiere


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Visual Identity Yamaha è un ambizioso progetto iniziato nel 2019 a livello europeo che uniforma tutta la potenza del brand nipponico, coinvolgendo il settore marine accanto a quelli moto, quad ATV e Side by side, golf car e motoslitte.

La visual identity in ambito automotive, soprattutto automobilistico, si è affermata da tempo. Ma sono numerosi anche altri esempi, si pensi agli Apple Center, identici in tutto il mondo.

Il cliente quando entra in una concessionaria auto, per esempio Audi o Bmw o in un negozio Apple, è accolto nello stesso ambiente, dai colori agli arredi.

In tal modo, i clienti percepiscono la stessa sensazione di familiarità in qualunque negozio di qualunque città entrino. Tutto questo in ambito nautico è invece completamente da inventare.

La Visual Identity Yamaha è dunque da accogliere come un elemento di maturità del settore, ma anche di apprezzamento dell’iniziativa della filiale italiana che ha fatto propria la scelta presa a livello europeo ben tre anni fa.

Anni non certo facili per la pandemia, ma che hanno visto il management Yamaha Italia puntare con determinazione sulla nuova Visual Identity Yamaha.


La Yamaha del futuro? Leggi la nostra intervista ad Alessandro Russo


Visual Identity Yamaha, come e perché

La presentazione della nuova Visual Identity Yamaha è stata ospitata dalla concessionaria Marina4 di Caorle, che ha sposato i valori Yamaha ed è entrata a far parte della rete dei concessionari ufficiali.

Le fotografie sono state scattate nella sua sede dove a essere protagoniste assolute sono le Yamaha WaveRunner, mentre presso altri dealer saranno i fuoribordo in evidenza.

Quello che li accomuna tutti sono però le soluzioni di arredo che accoglieranno a Caorle come ad Amsterdam o La Rochelle i clienti della casa dei tre diapason.

Vediamo quindi come è stato “vestito” con la Visual Identity Yamaha lo showroom di Marina4. Quello che balza subito all’occhio è che il rosso è riservato solo al brand propriamente detto, quindi alla scritta Yamaha.

Un attento studio è stato invece riservato al colore delle pareti, che devono ospitare oggetti molto diversi, dalle coloratissime WaveRunner ai più sobri fuoribordo, ma anche barche e gommoni.

Si è quindi optato per il nocciola e il marrone che promettono di far risaltare tutto quello che sono pronti a ospitare, definendo così la rinnovata immagine del brand con la quale Yamaha vuole comunicare i propri valori anche all’interno dei concessionari.

Il tutto è supportato da totem, con ampio uso di legno, gigantografie e monitor che riproducono vari video istituzionali.

“Il concept di progetto Visual Identity Yamaha persegue l’obiettivo di comunicare la forza del brand dando ancora più rilievo e visibilità al marchio all’interno degli showroom Yamaha che avranno uno spazio dedicato, più ampio, organizzato e luminoso per vivere al meglio e a 360° l’esperienza dell’acquisto” ribadisce Sara Radin, Marketing & Communication manager Yamaha Marine Italia.


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Al già ottimo GranTurismo 12.0, il nuovo Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser ruba la carena e aggiunge un 30% di volumetria in più in cabina. In Lomac questo gommone di 12 metri lo definiscono “cruiser luxury rib” per le sue “linee di un coupé e l'abitabilità di una station wagon”.

Se devo essere sincero non saprei cosa consigliare. Se il conosciuto Lomac GranTurismo 12.0 era già un ottimo maxi rib, magari con una connotazione più diurna, il Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser ne ripropone a grandi linee le stesse soluzioni, ma con una cabina più grande.

L'obiettivo è teso a un impiego a più ampio raggio di questo gommone di 12 metri, per esempio per una crociera di più giorni, ma rigorosamente per una sola coppia.

La scelta da parte dell'armatore fra l'uno e l'altro modello sta quindi in quanto vuole stare comodo, o meglio "più largo", all'interno del suo maxi rib. Bene ha fatto quindi il cantiere a proporre questa doppia opzione.

Lomac Granturismo 12.5 Cruiser, il test del gommone di 12 metri

Mare mosso e minaccia di pioggia, non certo le condizioni che ti invogliano alla crociera (ben diverse da buona parte di quelle del servizio fotografico) ma, in compenso, un eccellente banco di prova per il Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser, che è motorizzato con una coppia di Yamaha V8 XTO da 425 cv l’uno con eliche 16 1/8 x 22”.

A bordo siamo in tre con circa 500 litri di benzina e una trentina d'acqua. La prudenza però sconsiglia di dare tutta manetta e quindi i rilevamenti si fermano a 3500 giri e 28 nodi.

Ben oltre il muro dei 50 nodi di velocità massima con gli Yamaha V8XTO 425

Lo stesso gommone era già stato provato sul lago e quindi riporto anche i risultati di quei test che dichiarano una velocità di punta di ben 56,2 nodi! Un risultato che trasforma questo maxi rib da crociera di 12 metri in un gommone ben più sportivo dal punto di vista delle prestazioni.

Posso però verificare la planata minima che è tenuta a 2200 giri, 12 nodi e un consumo di 38 l/h. Per individuare la velocità economica di crociera faccio ancora riferimento al test sul lago che evidenzia l’andatura a 3000 giri come l’ottimale, con un consumo 2,7 litri/miglio marino.

Due dati che confermano che, oltre a una spiccata vocazione crocieristica, il Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser ha anche un'esuberante potenzialità velocistica.

Quanto poi alla tenuta del mare di questo gommone di 12 metri, il nostro test non poteva essere più probante, confermando che gli interventi sulla coperta non hanno minimamente compromesso le eccellenti doti marine di questa carena, che avevo già apprezzato sul Lomac GranTurismo 12.0.

Un appunto però c’è: quelli come me, non troppo alti, qualche limite di visibilità a condurre il gommone da seduti l’hanno.


Leggi anche il test del Lomac GranTurismo 12.0


Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser, solida qualità costruttiva

Ricordare le caratteristiche costruttive di questo gommone di 12 metri è buona cosa quando ne sottolineano l’elevata attenzione alla sicurezza e alla durata della stessa, senza ovviamente dimenticare le prestazioni.

Infatti, la carena del Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser è realizzata per infusione sottovuoto con resina vinilestere isoftalica per eccellenti doti di resistenza meccanica, robustezza e leggerezza.

Inoltre, il gelcoat neopentilico garantisce resistenza ai raggi UV, brillantezza e assenza di processi d’ingiallimento, e poi i tessuti sono multiassiali per ridurre lo spessore e il peso dello stratificato e garantire, insieme alle linee della carena, stessa elevate performance.

Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser, a bordo col 30% di spazio in più

È però il momento di dedicarci alla coperta, vera novità di questo Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser. In pratica su questo maxi rib è stata “pontata” la zona di prua guadagnando il 30% di spazio in più in cabina, un bagno più generoso, un letto più ampio e numerose aree di stivaggio.

Il tutto senza incidere più di tanto sulle linee esterne, in questo anche aiutati dall’hardtop che dissimula bene il maggior volume della tuga. Da notare anche la cura nella lavorazione delle essenze e dei tessuti perfettamente allineata alla classe del Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser.

Due grandi vetri laterali con oblò garantiscono una buona luminosità agli interni, supportati anche da due vetri frontali e dall’ampio passauomo. Non è la giornata giusta per apprezzare queste caratteristiche, ma è giusto ricordarle…

Un pozzetto polivalente per il Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser

A differenza del 11.0 Cruiser, di cui abbiamo già pubblicato la prova, la maggiore lunghezza del Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser consente di avere il prendisole a poppa allestito fisso.

Infatti, non è più necessario trasformare la dinette per ottenere il solarium, ma volendo si può ugualmente farlo nel momento in cui si desidera avere tutta la zona di poppa a uso prendisole.

Naturalmente anche a prua è previsto un altro solarium, che è facilmente raggiungibile grazie a due passavanti di buone dimensioni e alla struttura dell’hardtop che costituisce un sicuro appiglio.

Tornando a poppa del Lomac GranTurismo 12.5 Cruiser, il tavolo ad azionamento elettrico, che è al centro del grande divano a U, oltre a scendere al livello delle sedute per creare il prendisole, può anche scomparire a filo del pagliolo quando non serve.

Sotto ciascun lato del divano si trovano tre gavoni per stivare dotazioni di bordo e, nascosto nella panca, trova posto il tendalino in acciaio assistito da pistoni a gas e attuatori.

Nella zona centrale è, come ormai consuetudine, allestito il nuovo mobile che ospita cucina, lavello a scomparsa sotto la ribaltina e il frigorifero in basso nella struttura.

Bella la plancia di questo gommone di 12 metri per la pulizia del suo disegno, con la strumentazione digitale a fare da protagonista. A sinistra l’accesso alla cabina che offre un’altezza interna di quasi due metri e la maggiore volumetria generale a cui abbiamo già accennato.


Leggi anche la nostra prova del Lomac GranTurismo 10.5 Limited Edition


I numeri del Lomac Granturismo 12.50 Cruiser


Lunghezza ft
11,75 m

Larghezza
3,51 m

Diametro Tubolari
68 cm

Compartimenti
6

Serbatoio carburante
650 l

Serbatoio acqua
70 l

Portata persone
12-18
Motorizzazione max
900 cv

Omologazione Ce
B


Prestazioni nel test a Genova

Regime Velocità Consumo
rpm nodi litri/ora
700 3,2 7,8
1000 5,5 15
1500 7,8 24
2000 10 38
2500 15 53
3000 21 75
3500 28 104

Prestazioni nel test al lago

Regime Velocità Consumo
rpm nodi litri/miglio nautico
700 4,1 1,9
1000 6,1 2,4
1500 9,0 2,8
2000 11 3,3
2500 18 2,5
3000 23 2,7
3500 29 2,9
4000 36 3,1
4500 40 3,8
5000 47 4,0
5500 53 4,2
5800 56 4,9

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Al test del nuovo "Pirelli 50" abbiamo incontrato Gianni De Bonis, CEO della neonata Sacs Tecnorib, società che riunisce due storici brand dei maxi rib e del target più elevato dell’offerta, per una più organica presenza su un mercato che, da parte sua, sta mostrando grandi prospettive per questo genere di imbarcazioni.

La notizia è della fine dello scorso anno e non è di quelle che possano passare inosservate. Due brand tra i più importanti del mondo dei maxi rib, ma non solo necessariamente maxi, si sono uniti in un’unica società. Dalla TecnoRib, concessionaria del marchio Pirelli nella nautica, e dalla Sacs nasce la Sacs Tecnorib, presto Spa, con quali obiettivi e quali strategie lo chiedo subito a Gianni De Bonis, CEO della neonata società.

Boatmag. Di solito le fusioni vedono una delle due società dominante, qui invece è impossibile individuarla. Siete entrambi due brand di successo in piena espansione, la domanda è quindi: perché?
Gianni De Bonis. Perché insieme si può fare meglio è la semplice risposta. Questa è la mia idea, condivisa da Matteo Magni che è il Presidente della Sacs Tecnorib, in rappresentanza della famiglia Magni, proprietaria della Sacs. L’obiettivo è di avviare, ma sarebbe più giusto dire proseguire, il percorso parallelo che abbiamo fatto entrambi finora, ma generando quelle sinergie di gruppo che ci garantiranno una maggiore visibilità internazionale ed economie di scala nella gestione degli acquisti e di altre voci di spesa. E poi, come gruppo, avremo una presenza più importante sul mercato.

Boatmag. Come pensate di gestire questo percorso comune in termini di modelli e gamme?
Gianni De Bonis. Entrambi veniamo da due storie imprenditoriali che si sono finora sviluppate parallelamente e così continueranno. Noi siamo concessionari del marchio Pirelli dalla metà del primo decennio degli anni 2000, la famiglia Magni è titolare del cantiere Sacs dal 2005, quindi anche come presenza nel settore siamo simili. Si potrebbe pensare che nelle nostre intenzioni “tutto cambi perché tutto resti come prima”, per citare il Gattopardo, ma non sarà così. Certo, le due gamme di modelli continueranno a svilupparsi parallelamente: i Pirelli, anche con il nuovo PIRELLI 50, confermano la loro vocazione più sportiva puntando sulla gamma Walkarounds e SpeedBoats, senza però dimenticare i tender che sono sempre molto richiesti. Sacs invece proseguirà con la sua tradizione di maxi rib più votati alla crociera, quindi più abitabili e fruibili su un arco dell’anno più ampio. Anche se con questo non voglio dire che i Pirelli siano solo barche estive…


Leggi la nostra prova del nuovo Pirelli 50


Boatmag. In termini di stile ci saranno differenze? E commercialmente?
Gianni De Bonis. Assolutamente sì. Lo conferma anche il fatto che manteniamo le collaborazioni con studi di design diversi: Sacs proseguirà la collaborazione con Christian Grande, TecnoRib resta legato allo studio svedese Mannerlfelt Design Team. Anche le reti commerciali resteranno indipendenti per i territori dove siamo entrambi strutturati e presenti, ma non nascondo che uno degli obiettivi della fusione è proprio quello di unire le forze per presentarci con un maggiore “peso” in quei mercati attualmente poco presidiati. Ovviamente dove uno dei due brand ha una consolidata presenza farà da “ambasciatore” all’altro. Ci potrà essere anche una sana concorrenza, ma la tipologia della domanda crea già uno spartiacque per i motivi che dicevo prima sulla diversa filosofia delle due gamme.

Boatmag. L’obiettivo comune resta comunque il mercato dei maxi rib, quali sono gli scenari attuali?
Gianni De Bonis. La nautica da diporto sta vivendo un momento magico e anche i maxi rib stanno conoscendo un successo che ritengo sia ancora inferiore alle loro reali potenzialità. Nell’immaginario di molti, i gommoni sono ancora i piccoli Zodiac, mentre ora sono barche da 15 metri con tanti comfort e, non trascurabile, una tenuta nel mare mosso superiore alle barche tradizionali. La nostra missione è anche far crescere queste conoscenze in quei diportisti, o futuri tali, che ci guardano ancora con prevenzione. Anche sotto questo aspetto la nuova società dà maggiore forza e presenza a entrambi i marchi.

Boatmag. Dal punto di vista della produzione sono previste fusioni o semplici sinergie?
Gianni De Bonis. Per ora i reparti produttivi restano separati, poi in futuro vedremo. Invece sinergie per gli acquisti, sia di materie prime sia di dotazioni di bordo, dalle strumentazioni elettroniche ai motori, sono state già attivate e sono uno degli obiettivi dichiarati della nuova società.


Clicca ed entra nel sito di Tecnorib, licenziataria dei gommoni Pirelli


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Un'accoppiata davvero performante quella fra il Pirelli 50 e i Mercury Verado V12, che ho avuto in mano su un mare non proprio tranquillo. Ecco come è andato il test.

Il Pirelli 50 è l’ammiraglia della gamma Walkarounds di TecnoRib ed è anche a mio parere la più convincente.

Merito della motorizzazione Mercury, merito di un layout che non cerca strane soluzioni ma interpreta la tradizione con molta attenzione e cura del dettaglio, merito anche di una lavorazione dei materiali eccellente. Insomma un bel rib, tra i migliori della sua categoria.

Il mare di Genova, dove mi trovo per la prova, non è di quelli che hanno voglia di rendere la vita facile al Pirelli 50. Onda formata, non certo impossibile, ma tale da rendere un po’ più difficoltoso dare tutta la manetta.

Eppure a poppa ci sono due splendidi Mercury Verado V12 600, i nuovi 12 cilindri statunitensi, un vero concentrato di innovazioni e tecnologia, che meritano di essere portati al massimo, e lo farò!

A bordo siamo in otto persone con 700 litri di benzina e 200 litri d’acqua, condizioni abbastanza realistiche per un uso “normale” del Pirelli 50. Ci provo, ma non riesco a superare i 50 nodi: mi devo fermare a 49,2 a 6400 giri, con un consumo di 400 l/h.

Il giorno precedente con mare più calmo e solo due persone a bordo si erano toccati i 50,8 nodi. Ne concludo che tutto sommato ci siamo andati vicino in condizioni di carico e mare più penalizzanti, certamente un buon segnale sulla versatilità di questo maxi rib.

Un altro punto a favore del Pirelli 50 è la grande stabilità in navigazione che darà sicurezza anche ai meno esperti e garantisce una buona media di navigazione anche con mare formato.

La risposta al timone è precisa e il passaggio sull’onda non riserva particolari scossoni, anche se affrontato con piglio deciso. Pure sotto l’aspetto delle doti marine questo gommone è promosso a pieni voti.

E poi c'è l’Active Trim Mercury che regola l’assetto come meglio non si potrebbe: maestri dell’assetto siete avvertiti, avete trovato chi è meglio di voi!

Focus sui Mercury Verado V12 600

I due Mercury Verado V12 600 che sono a poppa del Pirelli 50 meritano un focus a sé stante, anche perché in un precedente test li avevo trovati montati larghi, invece qui sono al centro e molto vicini.

Mi spiegano che questa soluzione privilegia le prestazioni velocistiche, che comunque ho avuto modo di verificare sul Pirelli 50. Fra l'altro fa una certa impressione virare e vedere i due fuoribordo belli dritti, perché sono solo i piedi a ruotare (un’altra innovazione di questi Mercury).

Mi concentro invece sul cambio, ennesima innovazione dei Mercury Verado V12 600, che dispone di due rapporti, il cui passaggio dall'uno all'altro varia in base a come si gestisce la manetta in plancia di comando.

Per garantire al driver la migliore risposta, infatti, se si sale di giri normalmente (anzi, mi verrebbe da dire lentamente…) il passaggio al rapporto superiore è attorno ai 3 mila giri, se invece si imprime un’accelerazione decisa si può arrivare anche oltre i 5 mila giri.


Leggi anche: Innovativo veramente in tutto. Ecco l’incredibile Mercury Verado V12 600 cavalli, il nuovo fuoribordo di vertice


La postazione di comando del Pirelli 50 garantisce un’ottima visibilità anche per i meno alti e la strumentazione Simrad Command, perfettamente integrata con il sistema Mercury VesselView, offre un quadro completo sia della navigazione sia del funzionamento dei motori e di tutte le utenze di bordo.

Bisogna solo impratichirsi con i vari comandi, ma questo è il problema di sempre…

Pirelli 50, coperta

Come dicevo, il gommone, che è opera dello studio svedese Mannerfelt Design Team, è bello ma non spicca per originalità nel suo layout e questo lo trovo un punto a suo favore.

Mi sono sempre chiesto: perché cercare soluzioni astruse quando la successione degli ambienti e il loro dimensionamento nel solco della tradizione sono anche la soluzione più vivibile e confortevole?

Condivido in pieno quindi le scelte progettuali per la coperta del Pirelli 50, che vedono in successione da poppa a prua il prendisole, la dinette, la postazione di comando con dietro la zona grill/bar a scomparsa, i passavanti ottimamente dimensionati e ben asserviti dai tubolari per non suscitare paure ai meno marini e quindi la zona di prua con un altro grande prendisole.

La lavorazione dei materiali è di ottimo livello e aggiungo anche che l’ergonomia e la fruibilità degli spazi è perfetta ovunque.

Pirelli 50, sottocoperta

Il layout del ponte inferiore è classico con il letto matrimoniale a prua senza possibilità di trasformarlo in dinette, il bagno che, considerando le dimensioni del Pirelli 50, poteva anche essere più generoso, e a centro barca altre due cuccette ricavate sotto il pozzetto.

I numeri del Pirelli 50


Lunghezza f.t. 15,20 m
Larghezza 4,70 m
Diametro tubolari 0,60 m
Compartimenti  6
Portata persone 14
Serbatoio carburante 1.600 l
Serbatoio acqua 400 l
Motori 2x600 cv fuoribordo Mercury
Potenza massima installabile 1.800 cv


Prestazioni del Pirelli 50

Giri/min Nodi Litri/ora
700 3,4 10
1000 4,6 15
1500 6,7 22
2000 8,2 34
2500 10 55
3000 11 81
3500 22 144
4000 28 178
4500 33 213
5000 38 230
5500 42 320
6000 47 370
6400 49,2 400

* * * * *

Segue articolo pubblicato il 16 febbraio da Claudio Russo

Pirelli 50, sempre più in alto con le Speedboat di Pirelli by Tecnorib

In anteprima assoluta ecco i rendering del nuovo Pirelli 50 che Tecnorib, licenziatario e produttore di questi gommoni, sta per mettere in acqua e che andremo a provare nella prima settimana di aprile.

Il Pirelli 50 non è il modello di vertice della gamma di Speedboat del cantiere, ma è l'ammiraglia della nuova generazione di walkaround iniziata nel 2020 con il 42 piedi poi proseguita l'anno scorso con il 35 e oggi, appunto, con questo nuovo 15 metri che, a quanto sembra, dovrebbe chiudere l'offerta nella sfera dei cabinati con pozzetto walkaround, a meno che non decideranno di restringere un po' di più il gap che c'è con i 18 metri dell'attuale modello al top di gamma, il Pirelli 1900.


Leggi anche la nostra prova del Pirelli 42


La mano è sempre quella di Ted Mannherfelt, che ha disegnato il Pirelli 50 con coerenza di stile. Si notano quindi le linee tese dei tubolari e i tagli netti della tuga, che vengono ammorbiditi dalla sinuosità dell'hardtop e dalla sezione poppiera del capodibanda.

Pirelli 50, stile e personalizzazione per un cruiser di alto livello

A bordo si evidenzia la massima espressione del pozzetto walkaround, dove tutto il camminamento perimetrale è protetto dalle murate ed è anche servito da due lunghi corrimano lasciati solo leggermente percettibili alla vista dall'esterno, per non compromettere la dinamica del look.

Anche la disposizione degli arredi del Pirelli 50 è unita da un fil-rouge agli altri walkaround.

Come negli altri modelli, infatti, i diversi complementi si raccordano fra loro in un susseguirsi di elementi, che partono dal prendisole poppiero, a cui segue la dinette con divani contrapposti, un mobile bar/cucina, la timoneria e un altro prendisole a prua completato da due protezioni che fanno anche da braccioli e da una seduta incastonata nel triangolo prodiero.

Sottocoperta il Pirelli 50 prevede quattro posti letto e un bagno separato in ambienti che possono essere personalizzati nel décor, così come pure a scelta possono essere i colori dei tubolari, dello scafo e delle cuscinerie con le loro diverse finiture.


Leggi anche la nostra prova del Pirelli 35



Scopri sul sito di Tecnorib tutta la gamma di Speedboat Pirelli


A due anni dal lancio dell'innovativo Helm Master EX, Yamaha ha apportato nuove modifiche a questo sistema di navigazione all'avanguardia, che ora è ancora più evoluto e sempre più facile da gestire. La tecnologia innovativa di Helm Master EX si applica non solo ai motori fuoribordo, ma ad ogni elemento di un’imbarcazione, per il massimo divertimento in acqua.

Dalla centrale operativa dei sistemi di controllo fino alla sensibilità di precisione degli indicatori, passando per il cuore pulsante del motore e a tutte le informazioni scambiate da questi diversi elementi, così da offrire una soluzione completa per garantire una navigazione sicura e sempre sotto controllo.

Il lancio nel 2020 di Helm Master EX ha segnato un’importante evoluzione dei sistemi di navigazione: grazie alla sua versatilità è ideale dai gommoni alle barche più grandi, sempre completato dall’intuitivo sistema di controllo con joystick.

Ciò che si può apprezzare particolarmente di Helm Master EX è il funzionamento fluido, preciso e senza sforzo tramite il Digital Electric Steering (DES), sia con i potenti XTO V8 di 425 cv top di gamma Yamaha sia con i motori più piccoli che possono adottare questo sistema, i 150 cv.

I sistemi di navigazione sono perfettamente sincronizzati con il Gps, mentre il pilota automatico consente a tutti di rilassarsi e godersi ogni momento della navigazione. A ciò si aggiunge la tranquillità di poter contare su una maggiore sicurezza grazie alla chiave elettronica.


Leggi la nostra prova dello Yamaha Helm Master EX


Cosa ha di nuovo oggi il sistema Helm Master EX

Gli utenti possono ora contare su una posizione migliore per gestire le fasi di ormeggio e manovra in spazi ristretti grazie alla possibilità di aggiungere un secondo o un terzo joystick Helm Master EX praticamente in qualsiasi posizione sull’imbarcazione, senza bisogno di un eventuale telecomando e timoneria.

Per l’ormeggio a poppa, è possibile posizionare un joystick direttamente sul ponte di poppa o, per i flybridge più grandi, su una stazione ad ala per rendere le cose ancora più semplici.

L’aggiornamento include anche nuovi modelli di virata preconfigurati per il sistema Helm Master EX e poi le regolazioni della funzione di trim automatico rendono ancora più facile raggiungere prestazioni ed efficienza massime durante la navigazione.

Comfort e sicurezza con Helm Master EX

A bordo si possono trascorrere giornate ancora più piacevoli grazie all’assistenza laterale potenziata, che garantisce una compensazione migliore dell’effetto del vento e della marea, mantenendo la prua nella direzione originale quando l’imbarcazione è sotto controllo.

Yamaha Helm Master EX offre poi al driver un’enorme quantità di informazioni: con dati più precisi su percorsi e distanze tramite lo strumento multifunzione CL5 a colori, che ora include la posizione del correttore di assetto (flap) e il sistema Helm Master EX-SetPoint, non avrà più dubbi sulla rotta da seguire.


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Dealer storico di Cranchi, da oltre trent'anni Base Nautica Yachts rappresenta il cantiere di Piantedo in tutto il Lazio. Dalla sede di Latina e nell’ufficio commerciale all’interno del Marina di Nettuno, gli armatori Cranchi possono contare su una presenza sempre professionale e tempestiva.

Cranchi e Volvo Penta sono un binomio imprescindibile, da anni il cantiere ha nel costruttore svedese l’unico fornitore delle motorizzazioni dei propri yacht.

Un connubio che Base Nautica Yachts ha fatto suo ormai da molti anni, fregiandosi della doppia rappresentanza da oltre trent’anni. Davvero tanti, al punto che si può affermare che la crescita e il consolidamento dell’azienda sia cresciuto di pari passo con i due brand, considerando che l’attività di Base Nautica Yachts è nata negli anni Settanta.

“Con due marchi così chi ne capisce di barche e di meccanica non può che sceglierli e restarne fedele cliente - conferma Marco Gruppuso, amministratore di Base Nautica Yachts Srl - Il cliente ‘vuole’ una Cranchi perché per molti è il punto di arrivo della loro crescita di appassionati diportisti".

Insomma, la qualità della costruzione, il design, la cura di ogni dettaglio... sono questi gli elementi che fanno la differenza: "Da un lato abbiamo i clienti fedeli che con i vari modelli Cranchi sono cresciuti puntando sempre a quello un po’ più grande - prosegue Grappuso - dall’altro coloro che vengono da brand diversi, ma che proprio per questo sanno apprezzare il ‘di più’ che Cranchi è in grado di offrire".

Ma non è solo il prodotto in sé a convincere gli armatori, bensì anche quello che 'sta dietro', ovvero il cantiere, con i suoi stabilimenti e i suoi processi produttivi ultramoderni. Grappuso infatti afferma: "Se fosse necessario convincere i clienti verso la scelta finale, allora una visita in cantiere è in grado di fugare ogni dubbio. Senza dimenticare il Marine Test Center di San Giorgio di Nogaro, sul mar Adriatico, dove è possibile provare tutti i modelli della gamma: sono veramente pochi i cantieri che offrono un’opportunità del genere”.


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“Dal piccolo ma raffinatissimo E26 all’ammiraglia Settantotto - prosegue l'amministratore di Base Nautica Yachts - è anche la completezza dell’offerta Cranchi a costituire un altro punto di forza. Si può accompagnare il neofita, metro dopo metro, a scoprire tutte le opportunità offerte dai vari modelli e farlo crescere in un progressivo apprendimento delle competenze marine, con l’inevitabile incremento delle esigenze".

Cranchi E26 Classic.

Quali sono secondo lei i modelli della gamma Cranchi di maggior interesse per gli armatori della sua zona? "Se dovessi individuare una ‘star’ dell’attuale offerta direi la nuova A46 Luxury Tender che ha riscosso un grandissimo successo, ma anche l’E30 Endurance, lo Z35 e la famosa M44 non sono da meno. Tra quelli più importanti direi il 60 ST e la grande attesa per il nuovo Sessantasette che, ne sono certo, ripeterà il successo del Settantotto”.

Cranchi Settantotto.

La struttura di Base Nautica Yachts copre tutta la riviera laziale con il suo servizio di assistenza. I punti fissi sono la sede storica di Latina sulla via Pontina dove si trova lo showroom, il cantiere di rimessaggio, il centro assistenza e il magazzino ricambi e accessori originali Volvo Penta e Honda Marine, una base in acqua a Porto Badino presso Nautiland Marina Resort, per l’alaggio e il varo oltre ad un ufficio commerciale nella Marina di Nettuno.


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Caratterizzata da una elevata e storica presenza di diportisti tedeschi, Moniga Porto Nautica Srl ha trovato in Cranchi la risposta perfetta alle esigenze dei diportisti italiani e stranieri che hanno da sempre il Lago di Garda come meta privilegiata.

La nautica sul lago di Garda ha sempre avuto nei diportisti tedeschi e austriaci un riferimento molto importante, al punto che tra gli utenti del porto di Moniga, sulla sponda bresciana del lago, quasi la metà sono stranieri, con una presenza rafforzata negli ultimi anni da inglesi e una nutrita compagine anche dai Paesi del Nord e dell’Est Europa.

Da questo si intuisce come il ruolo di Moniga Porto Nautica Srl, con i suoi 280 posti barca per yacht fino a 18 metri, sia strategico per garantire a una clientela attenta al servizio e alla qualità dei prodotti delle risposte all’altezza delle elevate aspettative.

“Da queste premesse si potrebbe dire che l’incontro con Cranchi era inevitabile", conviene Stefania Fadabini, responsabile marketing e nipote di Laura Fadabini, fondatrice di Moniga Porto Nautica Srl e da sempre alla guida della società.

Eppure tutto è successo in tempi relativamente recenti: "Al Salone di Genova del 2016, quando Laura è rimasta colpita dalla qualità e design delle loro barche, ha avviato la rappresentanza per il Lago di Garda - prosegue Stefania - Da allora è stato un crescendo di apprezzamento da parte dei nostri clienti, dove gli stranieri la fanno davvero da padrone se pensiamo che gran parte degli ordini di quest’anno sono da parte loro. L’apprezzamento nei confronti della gamma Cranchi è generale, ma diciamo che gli stranieri ne apprezzano molto la qualità e lo stile di eccellenza, riconoscendo il brand come icona del “Made in Italy”.


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“Noi operiamo esclusivamente sul lago di Garda, sia per la costa bresciana che per quella veronese e i rispettivi entroterra - prosegue Stefania Fadabini -, quindi per noi i modelli più apprezzati sono l’E26 Classic e l’E30 Endurance. Quest’anno abbiamo organizzato con Cranchi un ‘boat show’ dove abbiamo presentato cinque modelli della flotta: E26 Classic, E26 Rider, E30 Endurance, Z35 e il nuovissimo A46 Luxury Tender, che ha riscosso un grande successo tra i nostri armatori – il primo esemplare arriverà nella nostra marina nel 2023. Il connubio tra qualità costruttiva e design, rafforzato dai più recenti progetti firmati da Christian Grande, costituiscono un connubio imbattibile e poi, se il cliente ha ancora qualche dubbio, una visita in cantiere lo fuga immediatamente. Un altro aspetto molto apprezzato è l’ampia scelta di colori sia per lo scafo che per gli arredi, così ognuno può personalizzare la propria barca e distinguersi dagli altri”.


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Moniga Porto Nautica è nata nel 2005 e, proprio in concomitanza con la partnership con Cranchi, è stato avviato un importante programma di potenziamento e ampliamento dell’offerta di servizi “Con mio fratello Marco, che segue il cantiere e la parte tecnica, abbiamo affiancato Laura e avviato una serie di iniziative e investimenti che puntano a rendere sempre più completa la nostra offerta – spiega Stefania Fadabini - Oltre al grande capannone fronte lago di 4 mila mq con officina attrezzata per svolgere qualsiasi tipo di intervento di manutenzione e alla gru da 20 t, abbiamo recentemente acquisito un secondo insediamento a pochi minuti dal porto per ampliare l’offerta di rimessaggio. Nel 2021 abbiamo inoltre terminato i lavori di costruzione dei nuovi uffici commerciali, adiacenti alla nuova “Club House” della marina con bistrot e area lounge per garantire ai tanti armatori che vivono in barca un riferimento a terra per ogni occasione, anche quando, per esempio, il meteo non è proprio amico. Poi c’è il Lago di Garda con tutte le sue immense opportunità di svago a completare un’offerta che non teme concorrenza”.


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Una barca di 7 metri con due potenze diverse in 75 cavalli di differenza: abbiamo provato un Tuccoli T210 VM con un Suzuki da 175 cavalli e un altro con un Suzuki da 250. Ecco il confronto.

Il Tuccoli T210 VM è la novità 2022 del cantiere toscano ed è un fisherman di 7 metri (6,80 per la precisione), che ha suscitato interesse fin dalla presentazione del progetto, merito anche del fratello maggiore T250 che aveva incontrato l’apprezzamento di molti appassionati della pesca sportiva.

Il fatto poi che i due modelli che mi accingo a provare siano pronti per essere consegnati ai loro armatori, sottolinea come il successo mediatico sia stato anche suggellato da quello commerciale che, come è noto, è sempre una verifica importante sulla validità di un progetto.

Tuccoli T210 VM, meglio 175 o 250 cv?

La barca che avevo in programma di provare è quella dotata del Suzuki DF175AP ma, approfittando di una gemella che il suo armatore ha voluto con la massima motorizzazione, cioè il Suzuki DF250, il cantiere mi ha offerto l’opportunità di confrontare le due soluzioni per dare un metro di giudizio in più a chi sta pensando di scegliere il Tuccoli T210 VM per le sue battute di pesca.

C’è da notare che un sette metri (scarsi) nella maggior parte dei casi potrebbe già considerarsi sufficientemente dotato con un 140 cv, ma il Tuccoli T210 VM, come è ben evidenziato nella descrizione che riportiamo sotto, redatta al suo lancio, non è un fisherman come gli altri.

La sua costruzione ha fatto della robustezza un punto qualificante e gli spessori, tanto utili per la longevità della barca, la tenuta in mare e la sicurezza di navigazione, d'altro canto si pagano inevitabilmente sul fronte del dislocamento che è indubbiamente importante.

A questo si aggiunge una carena marina a V profonda (40° a prua, 20° a poppa) che è avida di cavalli per navigare correttamente. Da qui la scelta dei tecnici Suzuki di proporre come soluzione ideale il DF175AP, e dell’armatore del secondo modello di puntare addirittura sulla motorizzazione massima. Chi ha ragione? lo scopriamo subito.

Il Tuccoli T210 VM col Suzuki DF175A pronto al test

Lascio il Molo Mediceo di Livorno con quello che avrebbe dovuto essere l’unico modello in prova: il Tuccoli T210 VM con lo scafo di un bel colore acquamarina e la coperta bianca, a poppa del quale campeggia il Suzuki DF175AP.

Proprio nella prima mattinata della prova, l’elica, che all’origine era una tre pale 15¼”x19”, è stata sostituita con una quattro pale 15½”x20” in ragione di una maggiore spinta alle medie andature e di una velocità di punta abbastanza simile. La barca ha il pieno sia di benzina sia di acqua, quindi 250 e 40 litri, e a bordo siamo in due persone.

Il mare fuori dal porto non è dei più tranquilli, bene per provare la tenuta del Tuccoli T210 VM, male per capire le prestazioni massime del motore con la nuova elica, che resta infatti un paio di nodi sotto le prestazioni rilevate al mattino: oltre i 32 nodi con l’ausilio dei flap a 5600 giri non si va e, in effetti, mancano ancora un paio di centinaia di giri per arrivare al regime di rotazione massimo del motore.

Buona l’accelerazione: in 4 secondi sono in planata e in 14 secondi raggiungo i 30 nodi. Contenuti invece i consumi di poco superiori a 50 l/h, meglio si può fare scegliendo una velocità economica di crociera tra i 20 e 25 nodi e, se proprio si vuole essere "risparmiosi", si può navigare al limite di planata a 2900 giri e 10 nodi, consumando poco più di 13 l/h.

Nulla da eccepire invece per la navigazione: il Tuccoli T210 VM risponde prontamente a tutte le sollecitazioni del timone ben assecondato dal Suzuki DF175AP, che a medie andature sfrutta il meglio della nuova elica a quattro pale.

Stringere le virate non è un problema, ma mi chiedo quale ne sia l’esigenza in una normale navigazione o in una battuta di pesca… Non ricorro ai flap che sono opportunamente incamerati nella carena per non mettere a rischio le lenze e garantire una maggiore efficienza, ma sempre pronti a intervenire sull’assetto e bilanciare eventuali squilibri nei pesi a bordo.

Il Tuccoli T210 VM con la sua massima potenza: 250 cv

Passo sul secondo Tuccoli T210 VM equipaggiato con il Suzuki DF250 dotato di un’elica a tre pale 15”x21”, sempre con il pieno di carburante e acqua, ma questa volta con tre persone a bordo.

I cavalli in più si fanno subito sentire e raggiungiamo i 38 nodi a 5900 giri con un’accelerazione bruciante: poco più di 3 secondi per planare e 8,5 per raggiungere i 30 nodi, direi persino eccessiva.

I consumi sono impegnativi, ma non impossibili e poi al limite di planata si può navigare a 2500 giri e 8,8 nodi consumando solo 13,6 l/h mentre, guardando i nostri dati, possiamo individuare la velocità economica di crociera attorno ai 25 nodi, ma anche qualche nodo in meno.

Unico appunto, la manetta meccanica davvero di difficile gestione e ruvida nella progressione, con la conseguente difficoltà a regolare la velocità di navigazione, ma la scelta del nuovo armatore non si discute.

Tuccoli T210 VM, le conclusioni sul confronti di potenza

Se il Suzuki DF175 si è comportato molto bene, il DF250 ha sicuramente colpito per l’esuberanza. A essere salomonici verrebbe da dire che la scelta ottimale sta nel mezzo, cioè nel Suzuki DF200, ma a quel punto nella decisone finale subentrano anche altre variabili.

La scelta, quindi, si può ridurre a due criteri fondamentali, ovvero il budget e l’uso che si pensa di fare.

Di sicuro eviterei il 140 cv indicato come potenza minima, la robusta costruzione del Tuccoli T210 VM, indubbiamente uno dei suoi plus, richiede una buona dotazione di cavalli.

Suzuki, quali tecnologie

Il Suzuki DF175AP si avvale di un monoblocco a quattro cilindri in linea, quattro tempi e 24 valvole, di 2.867 cc, definito dal costruttore giapponese “Big Block” per la sua grande cilindrata. Ha un rapporto di compressione elevato, 10,2:1, quindi valori di coppia superiori, soprattutto ai bassi e medi regimi.

Il Suzuki DF250, invece, è sviluppato sul monoblocco a sei cilindri a V di 55° e ha una cilindrata di 3.614 cc, quattro valvole per cilindro. Il peso è abbastanza simile al 175 cv: da 264 kg contro i 235 kg del quattro cilindri.

Il perfetto controllo dei motori a tutte le andature è garantito dal Suzuki Precision Control, grazie al quale le manette sono collegate al motore non più con cavi o sistemi meccanici, ma elettronicamente.

Per incrementare ulteriormente le prestazioni, ogni motore è dotato dell’esclusivo sistema “Semi-Direct Air Intake System” una soluzione creata dai progettisti Suzuki per approvvigionare l’unità termica di un flusso di aria fresca e costante, tale da migliorare la combustione.

A questo scopo, nel sistema è stato inserito anche un sensore di ossigeno e un sensore di battito in testa, “Knock Sensor”, che incrementa l’affidabilità dell’unità termica nel tempo.

La combustione ottimizzata per ogni regime di rotazione, e quindi una maggiore efficienza del motore rispetto alla quantità di benzina utilizzata, è un risultato che Suzuki garantisce con il sistema di combustione magra Suzuki Lean Burn.

Il Suzuki DF175AP e il DF250, come del resto buona parte della gamma del costruttore giapponese, possono essere scelti nei colori Nebular Black o Cool White e dispongono del Keyless Start System, una chiave a codice che può restare comodamente in tasca, così si riduce il rischio di perderla e anche quello di furto, perché senza la sua vicinanza il motore non parte.

C'è poi il Suzuki Selective Rotation che consente al motore di operare in ciascun verso di rotazione, senza dover intervenire sulla meccanica. La scelta viene effettuata al momento del montaggio, semplicemente intervenendo con un ponticello elettrico in un apposito connettore posizionato sotto la calandra di copertura dell’unità termica. Ma in allestimento monomotore questa opportunità perde un po’ di interesse.

Fornita di serie anche la strumentazione digitale a colori MFG da 3,5” con la possibilità d’interfaccia con i display Suzuki multifunzione SMD, schermi multifunzione disponibili in quattro misure, da 7, 9, 12 e 16 pollici, per avere in tempo reale tutte le informazioni riguardanti il funzionamento e la diagnostica dei motori, sono interfacciabili con il resto dell’elettronica di bordo (dal fishfinder al gps, fino al radar) in modo da poter avere sempre una perfetta visione di cosa accade intorno alla barca, sopra e sotto l’acqua.

Tuccoli T210 VM, a bordo

Qualche osservazione “dal vivo” a completare la minuziosa descrizione della barca che era stata pubblicata alla sua presentazione, al resto provvederanno le immagini che corredano il servizio.

La postazione di comando è comoda grazie al nuovo supporto lombare (che infatti in alcune foto non compare) che consente una posizione eretta ben salda e tutto sotto controllo.

Il robusto sostegno del t-top funge anche da tientibene e al resto pensano le dimensionate murate: così a bordo anche i meno agili, o durante un ingaggio animato, non si corrono rischi.

La strumentazione è ben leggibile grazie anche al “rialzino” che ha consentito di ospitare il monitor da 12” (sul modello con il DF250 non c’era); la doppia manetta si spiega con la richiesta dell’armatore di un secondo fuoribordo.

Protettivo il parabrezza e non poteva essere altrimenti viste le sue dimensioni che, per altro, non appesantiscono la bilanciata linea complessiva del Tuccoli T210 VM.

Ricca la dotazione di gavoni, ne ho contati ben nove, con alcune soluzioni originali come il doppio spazio sotto la seduta centrale. A prua, il foro centrale può essere utilizzato sia per la sedia da combattimento come per un tavolino per una più tranquilla cenetta al tramonto con gli amici.

In generale si nota la volontà di mantenere più spazi liberi possibili, non dimenticando che il Tuccoli T210 VM nasce come fisherman, poi le personalizzazioni lo potranno trasformare anche in un divertente daycruyiser, ma solo come secondo uso, la sua connotazione di base è ben definita.

Ovviamente non mancano tutte le dotazioni necessarie ai pescatori professionali, dalla vasca del vivo a poppa, alle rastrelliere portacanne nelle murate, ai sostegni per quelle armate, ma sappiamo che sotto questo aspetto le abitudini dei singoli pescatori porteranno a personalizzazioni che, unite alla competenza e disponibilità del cantiere, sapranno dare piena soddisfazione a tutte le richieste. Dal canto suo il Tuccoli T210 VM come base di partenza non poteva essere meglio.

I numeri del Tuccoli T210 VM


Lunghezza f.t.
6,80 m

Baglio
2,55 m

Pescaggio
0,40 m

Dislocamento
1.800 Kg

Riserva carburante
250 l

Riserva acqua dolce
40 l

Motorizzazione
Fuoribordo max 1x250 cv

Persone imbarcabili
5

Omologazione Ce
C


Prezzi

Tuccoli T210 VM con t-top
da 40.000 euro, solo scafo, Iva esclusa,

Suzuki DF175AP
da 19.250 euro, Iva compresa

Suzuki DF200
da 19.900 euro, Iva compresa

Suzuki DF250
da 21.000 euro, Iva compresa


Prestazioni con Suzuki DF175AP

Giri/min Nodi l/h
650 2,1 1,2
1000 3,8 2,7
1500 5,3 4,1
2000 6,6 6,7
2500 7,0 10
3000 11 14
3500 16 17
4000 21 23
4500 24 31
5000 29 40
5500 31 51
5600 32 54

Prestazioni con Suzuki DF250

Giri/Min Nodi l/h
650 2,2 1,6
1000 3,7 2,4
1500 5,1 4,4
2000 6,6 8,7
2500 8,9 14
3000 15 19
3500 21 26
4000 25 32
4500 28 40
5000 32 51
5500 37 77
5900 38 76

Segue articolo di anticipazione pubblicato il 4 marzo 2021.

Tuccoli T210 VM è il fisherman entry-level a cui non manca niente. E c'è anche un'offerta lancio

Dimensioni compatte, contenuti tecnici specifici per la pesca e un prezzo d'acquisto contenuto: il Tuccoli T210 VM è il nuovo fisherman del cantiere italiano, oggi disponibile con una offerta di lancio per i primi armatori.

Il nuovo arrivato in casa Tuccoli si chiama T210 VM e ha una lunghezza complessiva di 6,80 metri e una larghezza di 2,55 metri (che lo rende carrellabile), il tutto contenuto in un peso di 1800 kg. Nonostante le dimensioni, la superficie calpestabile misura 13,5 metri quadrati, uno spazio adatto sia alle necessità dei pescatori sia a una giornata di relax in rada.

Tuccoli T210 fisherman

A confermare la vocazione tecnica della barca c'è il deadrise, che si spinge fino a 20 gradi: indice di una carena fatta per navigare in sicurezza anche in condizioni avverse.

Le motorizzazione è fuoribordo e può spaziare in in range da 140 a 250 cavalli, con il propulsore più grande che spinge il Tuccoli T210 VM fino a 43 nodi, per una crociera compresa tra i 25 e i 27.

Anche una grande forza "interiore" per il Tuccoli T210 VM

Lo scafo del T210 VM è realizzato in laminato pieno, con spessori variabili che vanno da 8 mm sul fianco a 15 mm sulla chiglia. Il tutto è stato rinforzato con un ragno strutturale parzialmente controstampato.

Il Cantiere spiega come sulla dimensione tra sei e otto metri, i requisiti strutturali imposti dal calcolo ISO siano largamente sovradimensionati. Per cui, rispettando tali requisiti il rapporto di sicurezza è maggiore rispetto agli altri criteri di calcolo, comunque validi ai fini della certificazione.

La costruzione del natante è in vinilestere e poliestere stratificata a mano, mentre la coperta è stata progettata a sandwich. L’anima è in PVC da 15 mm con una densità di 60 kg per metro cubo, mentre gli spessori sono variabili e sono compresi tra 20 e 25 mm.

Piccolo, ma tecnico e sviluppato con un campione della pesca

Per quanto riguarda l'attività di pesca, il Tuccoli T210 VM presenta una panca centrale sotto cui è ricavato uno spazio per la cassetta dell'attrezzatura sportiva.

In totale, ci sono nove gavoni disposti in coperta, e in più una vasca del vivo che si chiude a formare un piano di lavoro. Una doccetta è a poppa e una seconda è a richiesta a mezzanave. Sempre optional si possono poi avere i trincarini imbottiti per rendere ogni uscita ancora più comoda.

Tuccoli T210 fisherman

Tuccoli ha sviluppato nel corso degli ultimi anni una collaborazione con Marco Volpi, pluricampione italiano e mondiale di pesca in diverse specialità da natante.

Il lavoro tra lo sportivo di Livorno e il cantiere di Collesalvetti ha portato a dei progetti che avessero i pescatori al centro dell'attenzione: come testimoniano il Tuccoli T250 VM e questo nuovo T210 VM.

Ma parlavamo anche di una offerta, che si aggiunge al prezzo di attacco particolarmente accessibile per un fisherman.

Da un listino base, nella versione Hard Top, di 37.000 euro + Iva, il vantaggio è del 24% per i primi cinque armatori. In questo caso il T210 VM costa, motore escluso, 28.652 euro + Iva. È l'occasione buona per programmarsi una vacanza sportiva, in sicurezza.


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Scopri tutta la gamma dei fisherman di Tuccoli sul sito del cantiere


Nata a Cremona, Pagliarini International Boats si è ormai stabilmente insediata tra La Spezia e Bocca di Magra garantendo un riferimento professionale e qualificato a tutti gli armatori Cranchi della Riviera di Levante. È stata recentemente aperta anche una nuova sede a Olbia, in Sardegna.

Non basta costruire barche belle e funzionali, bisogna anche garantire ai propri armatori un’assistenza e servizi post-vendita all’altezza del prodotto e della propria fama.

È quello che ha realizzato il cantiere Cranchi Yachts con una rete di dealer efficienti e professionali. Li stiamo incontrando un po’ alla volta, ognuno con le sue specializzazioni e le sue prerogative, ma tutti con un unico denominatore comune: la qualità dei servizi ai clienti Cranchi Yachts. Questa è la volta di Omar Pagliarini, l'esponente della seconda generazione di una famiglia di "nautici storici" fondatori di Pagliarini International Boats.

La storica sede di Pagliarini International Boats a Cremona.

La storia di Pagliarini International Boats inizia negli anni Settanta - 1971 per la precisione - quando i fratelli Gianfranco e Rosolino Pagliarini avviarono un’attività di manutenzione e vendita di barche nella natia Cremona, sulle rive del Po, con la denominazione di Automotonautica Fratelli Pagliarini.

In particolare Rosolino poteva vantare un passato da pilota motonauta, ma entrambi i fratelli garantirono un rapido consolidamento dell’attività che, col passare degli anni, sentì l’esigenza di avere uno sbocco al mare.

Un altro showroom di Pagliarini International Boats.

I clienti non si accontentavano più delle crociere sul Po, tra l’altro sempre meno navigabile - racconta Omar Pagliarini, figlio di Rosolino - così abbiamo sentito l’esigenza di garantire loro uno sbocco al mare avviando una collaborazione con la Marina Colombiera a Bocca di Magra. Correvano gli anni Ottanta e questo è stato il primo passo, a cui è seguito l’avvio di una collaborazione con un altro cantiere sempre a Bocca di Magra, il Porto Carolina con il quale siamo poi entrati anche in società. Quindi, la nostra attività si è sempre più focalizzata sul Levante ligure, anche attraverso l’importazione di alcuni importanti fisherman americani di cui siamo diventati dealer ufficiali in Italia”.

L'incontro di Pagliarini International Boats con Cranchi per consolidare un'offerta di prestigio

L’incontro con Cranchi è del 1994 - prosegue Omar Pagliarini - Eravamo alla ricerca di un marchio di qualità che sapesse rispondere al meglio alle richieste dei nostri clienti che diventavano sempre più esigenti. Mai scelta è stata più azzeccata posso affermare, perché la crescita del cantiere è andata ben oltre le nostre aspettative e oggi possiamo tranquillamente affermare che la gamma Cranchi non teme confronti a livello mondiale. Come se non bastasse la collaborazione con Christian Grande ha garantito un ulteriore salto qualitativo sotto l’aspetto del design e gli ultimi modelli hanno letteralmente conquistato i nostri clienti”.

Omar Pagliarini con la nuova generazione.

Ma quali sono i modelli che più conquistano i clienti di Pagliarini International Boat? “Se dovessi indicare le barche che stanno raccogliendo i maggiori consensi - racconta Omar Pagliarini - dovrei certamente citare l’Endurance E30 e l’M44 HT che, con i recenti restyling, sottolineano al meglio il salto qualitativo fatto dal cantiere sotto l’aspetto dello stile. Poi i modelli nuovi, dall’A46 Luxury Tender al Settantotto. Ora c’è molta attesa per il Sessantasette che sarà la novità della prossima stagione. Ma non c’è solo il design, i Cranchi sono barche speciali anche per la tecnologia costruttiva: se porto un possibile cliente a visitare il cantiere di Piantedo, posso stare certo che quello è un cliente acquisito, perché di strutture così all’avanguardia ce ne sono poche in tutto il mondo, non solo in Italia”.


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L'estensione verso il levante ligure e la Sardegna

Di pari passo con il rapporto con Cranchi Yachts, della quale è dealer ufficiale per Cremona, Piacenza e tutto il territorio che va da Marina di Carrara a Genova, Pagliarini International Boats ha potenziato la sua struttura che ora può contare, oltre ai due riferimenti di Porto Carolina e Marina Colombiera, anche su un presidio commerciale nel Porto Mirabello a La Spezia e un capannone per il rimessaggio, assistenza e showroom nei pressi di Bocca di Magra.

Ma non è finita, fin dall’inizio degli anni Novanta, Pagliarini International Boats è presente anche in Costa Smeralda per dare un servizio di assistenza post vendita e rimessaggio ai propri clienti che utilizzano la loro imbarcazione in Sardegna.

E più recentemente, dal 2017, la società è dealer ufficiale Cranchi per tutto il territorio isolano. Inoltre, grazie alla collaborazione avviata con due importanti cantieri di rimessaggio a Cala Saccaia nella zona industriale di Olbia, assicura l’assistenza e manutenzione alle barche Cranchi su tutto il territorio sardo.


Clicca ed entra nel sito ufficiale di Pagliarini International Boats


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